I migranti forzati in Puglia tra campi di accoglienza e progetti territoriali per l’integrazione: il centro di Borgo Mezzanone

Titolo Rivista MONDI MIGRANTI
Autori/Curatori Pasquale Russo
Anno di pubblicazione 2010 Fascicolo 2009/3 Lingua Italiano
Numero pagine 14 P. 99-112 Dimensione file 451 KB
DOI 10.3280/MM2009-003006
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La presenza di migranti forzati nella regione Puglia è un fenomeno che dal secondo conflitto mondiale si è esteso sino ad oggi con modalità e dinamiche in parte simili, in parte mutate dalle politiche nazionali ed europee. Per comprendere la presenza e l’accoglienza posta in essere dalle istituzioni italiane in Puglia in favore dei richiedenti asilo è opportuno analizzare le modalità di accoglienza sul piano nazionale nel periodo compreso tra la fine del secondo conflitto mondiale ed oggi. I centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) odierni sono il frutto di poltiche nazionali decennali legate all'emergenza. Per comprendere la funzione dei CARA si guarderà al centro di Borgo Mezzanone in provincia di Foggia. I CARA. sono concepiti come strutture di sosta temporanea per i richiedenti asilo e al loro interno gli asilanti permangono molto spesso sino all'enventuale riconoscimento di una protezione internazionale. Conseguenzialmente i centri di accoglienza si traformano da luoghi di emergenza per soste temporanee, in "abitazioni" inadatte a tutti i suoi ospiti e particolarmente alle categorie vulnerabili: minori, anziani, disabili. Con l'eventuale riconoscimento della protezione internazionale solo il Servizio di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), dal 2002, offre un modello di accoglienza agganciato a standard europei. Per i restanti migranti forzati non accolti dallo SPRAR si verifica un difficile percorso di integrazione viziato da un "oblio" istituzionale.;

Keywords:Migranti forzati, asilo, centro d’accoglienza, integrazione

Pasquale Russo, I migranti forzati in Puglia tra campi di accoglienza e progetti territoriali per l’integrazione: il centro di Borgo Mezzanone in "MONDI MIGRANTI" 3/2009, pp 99-112, DOI: 10.3280/MM2009-003006