Gli attivisti si sono appropriati dei social media per diffondere i frame dei movimenti sociali, mobilitare azioni dirette online così come offline, coordinare l’azione diretta e mediare autonomamente atti di resistenza che potenzialmente portano a ricadute sul movimento. È sufficiente rivolgersi al ruolo dei social media durante la Primavera Araba, Occupy, le proteste di "V for Vinegar" in Turchia e Brasile ecc., per sottolineare questo punto. Nel paper userò il concetto foucaultiano di tecnologie del sé per dare un senso ai vari ruoli che i social media stanno giocando per i movimenti di protesta nei termini della loro mediazione del sé. Foucault si riferiva allo svelamento, all’esame e al ricordo, ma io aggiungerò una quarta tecnologia del sé, che è di grande attualità oggi, vale a dire l’amplificazione. Oltre alle affordance, abbiamo bisogno anche di riconoscere i vincoli relativi a tecnologie di mediazione del sé, come i social media. Questi si manifestano soprattutto in termini di accesso, di tensioni tra individualismo e identità collettive, problemi in relazione al narrowcasting contro il broadcasting e serie preoccupazioni a livello di controllo e contro-sorveglianza da parte degli Stati e delle corporation. Sebbene sia un nuovo importante strumento nel repertorio delle azioni contenziose dei movimenti di protesta, la potenza dei social media non dovrebbe comunque essere esagerata e gli attivisti dovrebbero essere consapevoli dei loro limiti.
Keywords: Foucault, movimenti di protesta, social media, affordance, sorveglianza.