The article discusses the ambivalences that characterise the intertwinements between precariousness and free work in the Italian academia. On the one hand, we investigated how the free work is configured in the case of postdocs, who perform various additional and unpaid activities - not foreseen in their contract - in which, however, they identify themselves, being passionate about their job. On the other hand, we highlighted the invisible and not recognised work performed by precarious researchers in academia, carried out in the hope of obtaining, in the future, a greater stability and a recognition of competences and skills. Finally, we discuss about how the regulation of postdocs mostly contributes to the non-recognition of early career researchers in the Italian academia.
L’articolo discute le ambivalenze che caratterizzano gli intrecci tra lavoro pre-cario e lavoro gratuito nel contesto accademico italiano. Da un lato viene indagato come il free work si configura nel caso degli assegnisti di ricerca, che si trovano a svolgere varie attività aggiuntive e non remunerate rispetto a quanto previsto dal contratto, in cui tuttavia si identificano e di cui sono spesso appassionati. Dall’altro viene messo in luce il lavoro invisibile e non riconosciuto di chi lavora in università con posizioni a termine, fatto nella speranza di ottenere in futuro una maggior stabilità e valorizzazione delle proprie competenze. Viene infine proposta una riflessione intorno a come la stessa regolamentazione della figura dell’assegnista di ricerca alimenti il mancato riconoscimento del lavoro dei ricercatori e delle ricercatrici nelle prime fasi della carriera accademica.
Keywords: Università, lavoro senza confini, passione, riconoscimento, promessa