Il Centro studi Cina promosse lo studio del nuovo soggetto statuale sorto in Asia nel secondo dopoguerra, la Repubblica popolare cinese. Attiva durante gli anni Cinquanta e la prima metà dei Sessanta, questa associazione fu animata da numerose personalità politiche e accademiche con diversi orientamenti e diversi trascorsi, tra cui Ferruccio Parri, Piero Calamandrei e Sergio Segre. Il centro studi mirò a formare un contesto favorevole alla normalizzazione diplomatica con Pechino attraverso pubblicazioni, convegni e viaggi. In queste iniziative fu coinvolto un certo numero di studiosi e letterati, a volte connotati da un profondo interesse per la Cina e a volte spinti soltanto da curiosità. Di particolare importanza fu il tema del commercio bilaterale, presentato come un’opportunità di rilievo per i Paesi europei. Il Centro studi ricevette svariate critiche, ma portò comunque avanti la propria attività, rimanendo costantemente legato ai principi degli inizi e dando voce a un’ampia parte dell’attenzione italiana per la Cina di quegli anni.
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