
In Italia e in altri paesi mediterranei, l’inserimento occupazionale degli immigrati presenta una dicotomia evidente, caratterizzata da un trade-off tra buone opportunità occupazionali e una qualità del lavoro mediamente scarsa. Nonostante il rischio di disoccupazione relativamente basso per i lavoratori stranieri, l’accesso a lavori qualificati o non manuali rimane un ostacolo significativo. Questo fenomeno coesiste con un persistente rifiuto politico e culturale dell’immigrazione, nonostante la presenza degli stranieri nel mercato del lavoro italiano sia funzionale per il sistema economico post-industriale, specialmente in settori non facilmente trasferibili in paesi con costi del lavoro più bassi, come le costruzioni o i servizi alla persona. Questo articolo si propone di descrivere l’integrazione occupazionale dei migranti nel mercato del lavoro italiano, evidenziando le caratteristiche strutturali, le tendenze e gli elementi di eterogeneità del modello italiano di inclusione. Attraverso una revisione dei principali contributi teorici ed empirici sul tema, l’articolo mette in evidenza i nodi cruciali che influenzano il successo occupazionale dei lavoratori stranieri, tra cui la questione dello svantaggio femminile, la sovra-qualificazione dei migranti istruiti e la bassa mobilità occupazionale.