Quantunque abbia una matrice psicoanalitica, la categoria di narcisismo si dimostra feconda anche in ambito sociologico. Invero, i tratti della fisionomia narcisista espressi dal mito di Narciso - la autoreferenzialità, l’illusionismo, la entropia - non caratterizzano soltanto un tipo di personalità, ma qualificano la interrelazione tra personalità, società e cultura, che è tipica della formazione storico-sociale contemporanea, designabile appunto come "era del narcisismo". Nella nostra interpretazione sociologica la chiave esplicativa della "era del narcisismo" è costituita da un peculiare atteggiamento verso il mondo, definibile come minimalista: la contrazione dell’orizzonte delle aspettative. Questo abbassamento delle aspettative si declina sul piano temporale in una chiusura miope dell’Io nel presente, sul piano spaziale in una chiusura autoreferenziale dell’Io che indebolisce i legami sociali, sul piano simbolico in una perdita di capacità di elaborazione simbolica che spinge ad appiattire ogni realtà nella indifferenza. Tale restringimento delle aspettative si iscrive nella fisionomia bifocale della personalità narcisista, contrassegnata dalla combinazione di un "sé diminuito" e un "sé grandioso", di insufficienza e impotenza - reali - e di onnipotenza e autosufficienza - illusionistici - di vuoto e di ipertrofia, di minimalismo e di megalomania. Tra gli indicatori sociologici di narcisismo risultano particolarmente significativi: a) le affinità elettive di narcisismo e di consumismo, in primis la concezione della libertà come assenza di vincoli; b) l’erosione dei legami sociali, a partire dai legami primari con le figure genitoriali, innanzitutto con il padre, per giungere alla crisi dell’associazionismo nell’ambito della società civile e dei partiti di massa, nell’ambito della società politica; c) l’affermazione di una cultura e di una visione del mondo postmoderne, che svalutano i valori portanti della modernità - il lavoro, la politica, la scienza - , banalizzano la cultura in nome del relativismo e riducono la sensibilità per gli interrogativi esistenziali.