
Il tumore al collo dell’utero costituisce una significativa minaccia alla salute delle donne che può essere prevenuto attraverso procedure di diagnosi precoce. Il regolare ricorso al Pap-test consente nella maggior parte dei casi di arrestare il processo di sviluppo tumorale intervenendo in una fase in cui vi sono più possibilità di cura. Per tali motivi, è importante comprendere i fattori che spingono le donne a praticare (o a non praticare) i Pap-test. La ricerca si poneva l’obiettivo di comprendere in che misura le variabili socio-cognitive della teoria del Comportamento Pianificato (Ajzen, 1988) e del Modello delle Credenze sulla salute (Becker, 1974) potessero spiegare l’intenzione da parte delle donne a sottoporsi regolarmente al Pap-test. Un questionario adattato da Rutter, Quine e Chesam (1993) è stato somministrato ad un campione di 1007 donne (di età compresa tra i 25 e i 64 anni) di una regione del Nord Italia, con una eterogeneità di livelli educativi e legami relazionali. Si è ipotizzato che le variabili di vulnerabilità percepita, benefici e costi emotivi, influenza sociale e controllo comportamentale influenzino direttamente l’intenzione a praticare il Pap-test e che altre variabili demografiche ed esperienziali esercitino un’influenza indiretta. L’analisi dei dati è stata effettuata attraverso la verifica di un modello di path analysis. Una verifica preliminare della validità predittiva della teoria del Comportamento Pianificato è risultata insoddisfacente. È stato generato un nuovo modello che includesse i costi emotivi e la vulnerabilità percepita come predittori dell’intenzione. Le variabili socio-cognitive che significativamente predicono l’intenzione in maniera diretta sono i costi emotivi associati alla procedura dell’esame diagnostico, la vulnerabilità percepita e l’influenza sociale. Altre variabili socio-demografiche (il livello educativo e lo stato relazionale), informative (come la conoscenza della funzione del Pap) ed esperienziali (la presenza di precedenti sintomi all’utero) influenzano indirettamente l’intenzione a sottoporsi al Pap-test. Tali risultati hanno importanti implicazioni riguardo alle campagne di prevenzione secondaria e di educazione alla salute delle donne.