LIBRI DI GIANFRANCO MORMINO

Geri Cerchiai, Giovanni Rota

Barbarie in età moderna e contemporanea.

Atti del Convegno (Milano, 16-17 novembre 2016)

Ridefinire un terreno di riflessione capace di cogliere i mutamenti del concetto di barbarie rappresenta un importante contributo alla storia della cultura e del pensiero contemporanei. Il Convegno, del quale si presentano gli Atti, ha esaminato alcune delle tappe cruciali che hanno caratterizzato le trasformazioni della categoria di barbarie nella modernità, nell’epoca post-illuminista e contemporanea, concentrandosi su autori e su temi che richiedono una rinnovata riflessione storiografica e filosofica, anche in rapporto al mondo mediterraneo ebraico e islamico.

cod. 496.1.73

Gianfranco Mormino

Gli errori della natura: la mettrie e lucrezio

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 2 / 2012

In Système d’Epicure (1750), La Mettrie presents a hypothesis on the origin and evolution of animals which owes much both to the fifth book of Lucretius’s poem and to Montaigne’s Apologie de Raimond Sebond. Claiming that Nature’s operations are as unintentional and as amoral as the play of children, the French physician argues against all teleological explanations of the physical constitution of living beings (man included). Nature’s first attempts at creating individual beings must therefore have been characterized by frequent mistakes, some of which are still to be seen in a few monstruous cases. Evolution is assured only through a process of trial and error, where the elimination of "unfit" combinations is due to the inability of specific animals to reach adulthood and give birth to offspring. The perfection of a living being is not to be evaluated by means of comparisons to a preexisting model but depends instead on the intensity of this being’s sexual needs, which compel it to seek pleasure and to develop its mental skills.

Gianfranco Mormino

La teodicea antimetafisica del giovane Leibniz

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA

Fascicolo: 1 / 2003

Le riflessioni di Leibniz intorno ai problemi della teodicea sono caratterizzate, negli anni che precedono la Confessio philosophi, dall’influenza del pensiero di Valla, Lutero, Bisterfeld e Hobbes. Ad un iniziale atteggiamento volontaristico, secondo il quale l’onnipotenza di Dio è sufficiente a garantire la giustizia del governo del mondo, succede un primo ripensamento, evidenziato soprattutto nel Von der Allmacht und Allwissenheit Gottes und der Freiheit des Menschen. In questo scritto del 1671 Leibniz riconosce la drammaticità del problema del male e attribuisce agli abusi linguistici dei filosofi la responsabilità dello stato di discordia nel quale si trova la cristianità; in particolare egli ritiene che le nozioni di possibilità e necessità possano essere riportate al loro vero significato attraverso l’analisi del linguaggio comune, che rivela la fallacia del fatalismo. Contro la riduzione del peccato a semplice “non-ente” e la pretesa della scienza media di sottrarre l’uomo alla predeterminazione, Leibniz afferma che Dio non si limita a permettere i peccati ma ne vuole positivamente l’esistenza, ricondotta però ad armonia attraverso la proporzione tra colpa e pena.

Guido Canziani, Miguel A. Granada

Potentia Dei.

L'onnipotenza divina nel pensiero dei secoli XVI e XVII

cod. 496.1.52