Cognizione-in-interazione, azione pratica e artefatti: il contributo della ricerca psicologica allo studio della relazione fra tecnologie e comunità lavorative

Titolo Rivista STUDI ORGANIZZATIVI
Autori/Curatori Francesca Alby
Anno di pubblicazione 2014 Fascicolo 2014/1
Lingua Italiano Numero pagine 15 P. 163-177 Dimensione file 68 KB
DOI 10.3280/SO2014-001008
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L’articolo illustra gli autori e le teorie che, nell’ambito della ricerca psicologica, hanno contribuito a dare forma a una concezione della mente "tecnologica", sempre mediata da artefatti, e della cognizione umana come storicoculturale, da interpretare in un contesto sempre storicamente connotato e marcato dalla cultura e dai suoi strumenti materiali e simbolici. All’interno di questa visione del funzionamento psichico, vengono descritti nell’articolo gli strumenti concettuali, quali i costrutti di "artefatto", "pratica", ‘cognizione-in-interazione’ con i quali la ricerca psicologica contribuisce all’impresa interdisciplinare di analisi della relazione fra tecnologie, fenomeni psicologico-sociali e comunità lavorative. Descriviamo di seguito brevemente tali costrutti. - Il costrutto di ‘artefatto’, nell’ambito della tradizione di ricerca della psicologia culturale, collega il livello del funzionamento cognitivo e quello storico, sociale e culturale:"i processi mentali umani acquisiscono una struttura necessariamente legata a strumenti e metodi storicamente formati e trasmessi loro da altri nei processi di interazione sociale e lavoro cooperativo" (Leont’ev, 1981:56). Tali artefatti vanno considerati "in modo situato", cioè non in modo isolato ma dentro i contesti in cui vengono usati e in connessione alle pratiche condivise dagli attori sociali. Un’attenzione particolare tra gli artefatti va dedicata al linguaggio, la cui potenza simbolica e di costruzione del mondo è stata sottolineata, anche in ambito psicologico, da diversi autori. I loro studi ci dicono che realtà sociale e linguaggio non sono dunque separati e che il linguaggio è uno degli strumenti più potenti attraverso cui le persone "fanno" cose nel mondo. - Il costrutto di ‘pratica’ è stato storicamente raramente considerato dalla psicologia che ha spiegato il comportamento umano o con fattori interni all’individuo (ad esempio tratti di personalità) o come prodotto di circostanze esterne (ad esempio un comportamento aggressivo in reazione ad altri comportamenti aggressivi). Studiare le pratiche in cui gli attori sociali sono quotidianamente coinvolti vuol dire invece considerare i processi psicologici come situati non ‘nella persona’ o ‘nella situazione’ ma nella loro relazione. - Nel costrutto di ‘cognizione-in-interazione’ un processo cognitivo è dato dalla relazione funzionale fra gli elementi che vi partecipano (le persone, gli artefatti culturali, gli oggetti, gli strumenti, la natura), non dal "luogo" dove questi elementi sono collocati (come nell’equivalenza cognitivo=mentale). L’enfasi storica sul trovare e descrivere "strutture di conoscenza" che sono da qualche parte "dentro" l’individuo ha spinto la ricerca cognitiva a trascurare il fatto che la cognizione umana è sempre situata in un complesso mondo socioculturale e non può non essere profondamente influenzata da esso.;

Keywords:Parole chiave: tecnologie, artefatto, psicologia culturale, pratiche lavorative, cognizione-in-interazione.

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  • Where does it come from? Collaborative emergence in creative work practices Laura Lucia Parolin, Carmen Pellegrinelli, in New Ideas in Psychology 100800/2020 pp.100800
    DOI: 10.1016/j.newideapsych.2020.100800

Francesca Alby, Cognizione-in-interazione, azione pratica e artefatti: il contributo della ricerca psicologica allo studio della relazione fra tecnologie e comunità lavorative in "STUDI ORGANIZZATIVI " 1/2014, pp 163-177, DOI: 10.3280/SO2014-001008