I saggi raccolti in questo volume inducono a riflettere su un particolare momento dell'attività della scienza e di quanti ad essa si dedicano: il momento in cui dinanzi ai risultati di una ricerca o di una vita di studio, sorgono le domande ultime circa il mondo, la natura, la vita e il loro senso.

Una domanda, ancorché non espressa, aleggia in ogni studio rivolto all'immagine del mondo elaborata dalla scienza, specie quando ciò avviene attraverso modelli: quale significato dare alle rappresentazioni del mondo offerte dalla scienza? Ritorna, con taluni aggiornamenti, il problema kantiano, esposto da Husserl, circa «la duplice funzione dell'intelletto rispetto alla natura: l'intelletto che si esplica nelle leggi formative attraverso una esplicita auto-considerazione; e l'intelletto che agisce nascostamente, in quanto intelletto costitutivo di quella forma di senso che è già sempre divenuta e che, nella sua costante mobilità, continua a divenire e che è il mondo circostante». Il problema è antico ed arduo, ma non può essere eluso. Ed è perciò che, alla ricerca di un personale punto fermo, ognuno si costruisce una propria immagine del mondo basata sui dati forniti dalla scienza, integrati dalla conoscenza della filosofia e specialmente dalle personali esperienze e valutazioni.

La proposta di scienziati nel campo della matematica, della fisica, della biologia, della psicologia, della filosofia che in questo volume viene avanzata e trasferita alle ricerche di epistemologia - è quella dell'analisi del momento di incontro del fatto scientifico, di per sé neutrale e privo di senso, con le attese dell'uomo, che lo colorano di significati passati e futuri capaci di allontanare la delusione e la paura.