Da tempo nelle scienze dell'organizzazione e della formazione, così come nelle pratiche manageriali e nelle esperienze formative, il paradigma tecnico prevale, con un effetto anestetico complessivo sulle problematiche relative al senso ed al significato dell'agire formativo e organizzativo. Tuttavia negli ultimi anni un movimento non strutturato di rilancio e di crescente attenzione ai quesiti etici ha trovato uno spazio sempre più ampio nella letteratura specialistica (organizzativa e formativa), oltre che nel confronto informale tra gli addetti ai lavori. È infatti ipotizzabile che i paradigmi della relazionalità tecnica assoluta, insieme all'ampia schiera di "giudizi di fatto" che la corredano, non possano tenere alla catena per lungo tempo tutti quegli interrogativi di senso che stressano la sfera dei "giudizi di valore", mettendo in viva luce i limiti della razionalità medesima.

La vita sociale ed economica, con le esperienze professionali, organizzative, formative non solo non sono estranee a questo tipo di ragionamenti, ma ne sono le principali protagoniste, perché sempre più toccano con mano tutti i limiti di una razionalità esonerata da domande sui perchè . I professionisti delle organizzazioni che offrono prodotti culturali, servizi ed esperienze sono chiamati a una nuova attenzione verso queste problematiche, perché il senso , pur con tutti i dubbi ed il relativismo che porta inevitabilmente con sé, è riconosciuto ormai come un elemento costitutivo della loro qualità, anche all'interno delle stesse prospettive dell'economia classica.