Perché il femminismo è risorto verso la fine degli anni '60? Quali rapporti legano la sua evoluzione ad altri movimenti e al sistema politico? Quale impronta ha lasciato sulla politica istituzionale? ed in che modo ha contribuito al ripensamento dell'identità femminile? Questi gli interrogativi di fondo cui i saggi qui raccolti intendono rispondere.
La conclusione è che il femminismo nasce, lavora e sopravvive nelle maglie della politica. Lo sviluppo di politiche sociali infatti se da un lato ha contribuito tanto alle risorse istituzionali quanto alle basi motivazionali che hanno sostenuto le mobilitazioni delle donne, dall'altro ha anche alimentato la protesta femminile.
Il femminismo contemporaneo non nasce dunque come movimento isolato, ma fa parte di un insieme di mobilitazioni: proprio per questa ragione esso pare esposto agli stessi processi di destrutturazione della protesta sperimentati dall'insieme conflittuale di cui fa parte. Nell'italia degli anni '70, tale distrutturazione passa per due canali: la sconfitta elettorale delle ipotesi avanzate dai movimenti già sviluppatisi e la ridefinizione istituzionale delle tematiche espresse. In questo contesto generale il femminismo perde la "force de frappe" che pareva avere sviluppato a metà del decennio scorso. Ma nel contempo esso sembra sottrarsi all'evanescenza tipica dei movimenti e godere di una imprevedibile longevità.
Una miriade di iniziative alimentano una cultura "avversaria" dotata di sorprendente vitalità e dimostrano come il femminismo abbia saputa adeguarsi ai tempi della politica.
Yasmine Ergas (Ginevra, 1951) lavora attualmente al Social Science Research Council di New York, dove è responsabile di progetti di ricerca relativi al "discorso civico" nelle società contemporanee, ai movimenti sociali, ed alle metodologie delle scienze sociali. Ha pubblicato saggi in "Comparative Politics", "Stato e mercato", "Rassegna italiana di sociologia", "Memoria" ed altre riviste.