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The essay looks at the philosophical aspects of some particularly relevant phenomena of present day: globalization, American Çendless warÈ strategy, fundamentalist terrorism. The thesis put forward is that such phenomena share a theoretical and latu sensu cultural root (nichilism, fundamentalism, messianism, the refusal of dialectics an so on). Only by showing and criticizing such root it will be possible a positive way out from present dramas. The essay, in which some of the most relevant present thinkers, such as Baudrillard, Glucksmann, Severino, Levinas and Gadamer, are considered, points out the coming task of thought and action which should be a refounding of politics, the only alternative to the remnants of the totalitarian era: terrorism and pre-emptive war.

Il saggio, partendo dalla diffusione delle Professional Bio, con un taglio di se-miotica pedagogica, indaga il valore formativo della narrazione mettendo in evidenza i suoi aspetti tecnico-formali, i suoi espedienti e i suoi schemi principali. Questi tre elementi vengono analizzati per evidenziare il profilo delle Narrative Skills degli autori di questi testi, di coloro che sono chiamati a valutarli e, infine, di coloro che hanno compiti di formazione nei contesti professionali e intendono utilizzare strategie narrative. In conclusione, viene proposto uno strumento per la va-lutazione della competenza narrativa in tutti i contesti in cui essa si manifesta.

Fabio Tognassi

Virtualità e consistenza. Prodotto e godimento nel discorso ipermoderno

ATTUALITÀ LACANIANA

Fascicolo: 9 / 2009

Virtualità e consistenza. Prodotto e godimento nel discorso ipermoderno - Nel discorso ipermoderno il posto del prodotto spetta al sapere, il quale si presenta nella veste del sapere Uno, un sapere non dialettizzabile, che punta a precludere il soggetto dell’inconscio al fine di fornire agli individui un’illusione di immortalità e di consistenza immaginaria. Attraverso il paradigma della simulazione il sapere viene utilizzato come prodotto virtuale per ricoprire, bordare il vuoto angosciante - il vero padrone dell’ipermodernità - definitivamente svelato in seguito alla caduta dell’Ideale. Parole chiave: prodotto - sapere - consistenza immaginaria - simulazione - vuoto angosciante caduta dell’Ideale.

Fabio Todesco

Messina e la sua cinta murata dopo l’unità d’Italia

STORIA URBANA

Fascicolo: 136-137 / 2012

Gli studi sul complesso sistema di fortificazioni di Messina hanno per lo più indagato gli aspetti legati alla storia delle opere di difesa e strategia militare in età preunitaria. Meno indagate, invece, sono le vicende che riguardano la fase di dismissione di tali strutture dopo l’Unità, inizialmente suggerita, come in molti altri casi, da ragioni ideologiche, ma concretamente incoraggiata, in un secondo tempo, da fattori socioeconomici, demografici e, non ultimi, utilitaristici. All’indomani della presa della Cittadella da parte dei garibaldini, si avviò un dibattito incentrato sulla demolizione dell’ingombrante opera pentagonale edificata a seguito della rivolta antispagnola dal Grunenbergh, della cinta muraria e del sistema dei forti sulle colline che delimitavano la città considerati simboli dell’oppressione straniera. Di altra natura, tuttavia, furono i provvedimenti che determinarono il destino delle fortificazioni messinesi. Il radicale e traumatico mutamento del sistema economico della città - che vide esaurirsi in meno di un secolo il suo antico ruolo industriale e mercantile, con una significativa perdita di importanza del suo porto - e la lunga serie di catastrofi che ne hanno pesantemente condizionato l’andamento demografico e l’impianto urbanistico, nonché il susseguirsi di amministrazioni civiche poco lungimiranti, è alla base del caotico processo di dismissione di tali strutture. Il saggio indaga le ragioni e gli esiti di tale processo, addentrandosi nel controverso dibattito che, dal 1860 e attraverso le numerose cesure dettate dalle scelte economiche e dalle catastrofi naturali, vide coinvolte amministrazioni locali e governo centrale, tecnici e cittadinanza.

Fabio Todero

Ritorneranno? Appunti sui dispersi della Grande guerra

ITALIA CONTEMPORANEA

Fascicolo: 264 / 2011

Il saggio affronta il tema dei soldati dispersi nella prima guerra mondiale, per svariate ragioni non ancora analizzate a fondo dalla storiografia. Un insieme di norme, varate già in seguito alle campagne coloniali italiane, prevedeva degli interventi a favore delle famiglie dei soldati dispersi, mentre alla fine del primo conflitto mondiale fu compiuto uno sforzo notevole per la ricerca e l’identificazione delle salme rimaste senza nome. Nonostante l’esaltazione del Milite ignoto, tuttavia, la questione non si risolse. Su di essa, troppo contigua a quella della prigionia, non di rado confusa con quella della diserzione, e considerata perciò poco consona alla costruzione del mito della Grande guerra - base e nutrimento del bagaglio simbolico e ideologico del fascismo - per lunghi anni il regime proiettò un’ombra di silenzio. Il lutto si prolungò così nel tempo, fino a rinnovarsi tragicamente con le nuove perdite causate dal secondo conflitto mondiale, specialmente nella campagna di Russia: il problema dei soldati dispersi tornò allora prepotentemente alla ribalta.

Sono passati 103 anni dalla marcia su Roma. Sebbene il primo governo guidato da Benito Mussolini non fosse ancora propriamente dittatoriale, il 1922 sarebbe stato considerato dal futuro regime l’“anno zero” della nuova epoca fascista. La stampa del tempo costituisce oggi una fonte preziosa per gli storici: in primis, per ricostruire quanto accaduto e, in secondo luogo, per analizzare quale fosse l’interpretazione degli eventi data dai principali quotidiani milanesi. Leggendo l’«Avanti!», il «Corriere della Sera» e «Il Popolo d’Italia» si ha talvolta l’impressione di vivere su pianeti diversi. La guerra civile che si combatteva nel Paese si rifletteva anche nei giornali, diventando una guerra di informazioni: i fatti venivano interpretati in modo divergente, la colpa degli eventi attribuita ai fascisti o ai “sovversivi”, e veniva dato risalto ad avvenimenti meglio strumentalizzabili a sostegno della propria narrazione; ciascuna delle testate prese in esame di fatto raccontò la realtà secondo la propria linea politica. Nel presente saggio l’autore analizza tali dinamiche, arricchendo la lettura delle fonti giornalistiche con approfondimenti storiografici e archivistici, grazie alle carte degli Archivi di Stato di Milano, Cremona e Roma, per svelare utili retroscena non riportati dalla stampa coeva. La ricerca si focalizza in particolare su una selezione di eventi, alcuni dei quali ignorati o trascurati dalla storiografia, ma in grado di restituire un’immagine più viva e concreta del clima di violenza e propaganda che ha caratterizzato l’ascesa del fascismo.

Fabio Sterpetti

Sulla concezione noetica del progresso scientifico

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2017

Le principali concezioni del progresso scientifico sono tre: la concezione epistemica, secondo cui il progresso si verifica quando si verifica un incremento della conoscenza; la concezione semantica, secondo cui il progresso si verifica quando vi è un incremento delle verità; la concezione problem-solving, secondo cui il progresso si verifica quando si verifica un incremento del numero dei problemi che si è in grado di risolvere. La concezione epistemica è ritenuta la più compatibile con una prospettiva realista. Di recente, Dellsén ha proposto la concezione "noetica", secondo cui il progresso si verifica quando vi è un incremento dell’understanding di un fenomeno da parte degli scienziati. Dellsén sostiene che la concezione noetica sia una concezione realista del progresso più adeguata di quella epistemica. Scopo di questo articolo è valutare se la concezione noetica sia più adeguata della concezione epistemica.

Fabio Sterpetti

FORMALIZING DARWINISM, NATURALIZING MATHEMATICS

PARADIGMI

Fascicolo: 2 / 2015

Negli ultimi decenni due diverse e apparentemente non correlate linee di ricerca hanno connesso sempre di più la matematica e l’evoluzionismo. Infatti, da una parte si sono avuti diversi tentativi di formalizzare il darwinismo mentre dall’altra diversi tentativi di naturalizzare la logica e la matematica sono stati posti in essere. Tali ricerche possono apparire o completamente indipendenti, oppure convergenti. Possono in effetti sembrare supportare entrambe una concezione naturalistica. L’evoluzionismo è infatti cruciale per una visione naturalistica e formalizzarlo sembra essere un modo per rafforzare la sua scientificità. Al contrario, si metterà in luce come tali linee di ricerca possono essere viste come contrastanti, dato che la concezione della conoscenza cui si rifanno può essere messa in discussione dalla adozione di una prospettiva evoluzionistica.

Fabio Sinibaldi

Il vago nella pratica clinica: i dettagli che fanno la differenza

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2022

Negli ultimi anni il ruolo centrale del nervo vago (NV) nei processi di auto-regolazione è diventato sempre più noto. Il NV svolge funzioni cruciali e trasversali in diversi meccanismi di adattamento e sviluppo della vita umana, e in particolare di tutti i processi legati a sopravvivenza, emozioni e relazioni. Infatti, il NV ha funzioni importanti che vanno dalla regolazione del battito cardiaco alla raccolta di informazioni sullo stato di tutti gli organi vitali, dalla digestione fino alla risposta immunitaria. Negli ultimi anni si sono diffuse diverse teorie ed approcci per spiegare il funzionamento del vago in fisiologia o a seguito di stress cronico o eventi traumatici. Il tema è diventato così popolare da generare un gergo specifico: ormai è consueto sentire i terapeuti dire, in supervisione o nelle discussioni tra colleghi, espressioni come "con questo paziente abbiamo stabilizzato per bene il vago" o "il vago di questa paziente è bloccato", che, fino a qualche tempo fa, non si usavano. Al fine di sviluppare una pratica clinica consapevole e massimamente efficace, diventa oggi fondamentale sapere esattamente perché e come è interessante agire sul NV secondo una prospettiva ampia e integrata.