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Contributo all’adattamento italiano del Coping Responses of Rescue Workers Inventory (CRRWI), strumento per lo studio delle strategie di coping negli operatori dell’emergenza 118 - Italian adaptation of the Coping Responses of Rescue Workers Inventory (CRRWI), a questionnaire witch measures coping strategies utilised by emergency health workers This study aims to present the Italian version of the Coping Responses of Rescue Workers Inventory (CRRWI) developed by Beaton and colleagues (1999) for measuring coping strategies used by emergency workers. Participants to the study also filled in the Los Angeles Symptom Checklist (King et al., 1995), in order to have an independent measure of stress levels related to coping strategies. Two hundreds and eighty-seven health emergency workers participated to the study, 60% voluntary rescuers and 40% professional rescuers; they belonged to a variety of services and infrastructures of extra-hospital first aid. Through factor analysis six coping factors were identified, and differences due to the role during the rescue, years of service and gender were examined. In addition, LASC stress scores were correlated to the coping factors from the CRRWI. Finally, the Coping Responses of Rescue Workers Inventory demonstrated good psychometric properties and to be well suited to the Italian emergency health service. Key words: coping strategies, inventory, emergency workers.

Fabio Sbattella

Psicologia dell’emergenza e ricostruzione comunitaria

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2017

Obiettivo di questo saggio è presentare la psicologia dell’emergenza come disciplina utile alla ricostruzione delle comunità ferite da un terremoto. L’autore propone una definizione di emergenza di matrice interazionista che valorizza tutte le dimensioni psicologiche del concetto. Illustra poi i modi in cui la mente comunitaria viene sconvolta da catastrofi come i terremoti. Spiega come anche le azioni di aiuto possano ostacolare il desiderio di ricostruzione comunitaria. Infine, presenta alcune linee guida per l’intervento psicologico nella fase di ricostruzione comunitaria post-terremoto. Esse comprendono la facilitazione delle interazioni, dei processi di empowerment e delle riconnessioni temporali, nonché l’attenzione alla qualità della ricostruzione partecipata del territorio.

Firstly, the present paper proposes a theoretical framework of Strategic Management Accounting (SMA) in the context of small and medium sized enterprises (SMEs). Additionally, it examines the actual diffusion of SMA with reference to a sample of 40 SMEs from central Italy. Finally, it presents a contingent model based on a regression analysis in order to identify the determinants of traditional and SMA tool introduction and their influence on the financial performance distinguishing between high- and low-complexity companies. For this purpose, a mixed quantitative and qualitative information was employed. The quantitative data was acquired through a survey and the study of AIDA database while the qualitative one through interviews. In contrast with some earlier assumptions, the findings show a higher than expected SMA diffusion in SMEs, combined with a proactive approach in the organizations which introduced it, largely in an informal way. The study also reveals that SMEs which operate in a high-complexity environment use SMA tools more extensively to achieve higher financial performance.

Il saggio ripercorre oltre un ventennio di storia dello sviluppo di uno dei maggiori poli industriali meridionali, attraverso lo studio del Piano regolatore dell’Area di sviluppo industriale di Siracusa e mediante la ricostruzione delle lunghe vicende legate alla sua approvazione. Del piano, elaborato dall’Italconsult agli inizi degli anni ’60, si mette in evidenza la visione territoriale, che documenta la volontà di un approccio globale finalizzato allo sviluppo dell’area provinciale; allo stesso tempo, si sottolinea però come il piano intervenga su un territorio già profondamente trasformato dall’insediamento di numerose grandi imprese industriali. Nel decennio tra il 1950 e il 1960, l’industrializzazione dell’area lungo la costa che da Augusta giunge fino alla periferia Nord di Siracusa si svolge, infatti, in assenza di strumenti di pianificazione territoriale specifici e senza alcuna infrastrutturazione programmata del territorio. La prima parte del testo descrive i modi con cui l’industria si insedia, evidenziando i fattori di squilibrio che emergono dalla trasformazione del territorio. Il Piano Italconsult conosce in seguito un difficile iter attuativo, anche in relazione alla scelta governativa di istituire un’unica Area per lo sviluppo industriale della Sicilia orientale che include le province di Siracusa e Catania, con le conseguenti difficoltà di tipo amministrativo che questo determina. Dopo la redazione di una successiva versione e di una variante, il Piano regolatore per l’Area di sviluppo industriale della Sicilia orientale - zona Sud (Siracusa) viene approvato paradossalmente soltanto nel 1973, diventando operativo a ridosso della prima grave crisi petrolifera mondiale; con il risultato che da strumento di pianificazione che avrebbe dovuto guidare lo sviluppo di uno dei principali poli petrolchimici nazionali, risulterà già superato al momento della sua approvazione.

Fabio Rossi

Filosofia della religione, religione e religioni

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 35 / 2009

Filosofia della religione, religione e religioni - A partire da una rapida presentazione del modo in cui oggi si configura il fenomeno religioso, e da un’altrettanto rapida enucleazione delle ‘sfide’ che oggi si moltiplicano al modo tradizionalmente scientifico di studiare la religione, il saggio intende considerare i problemi, i mutamenti, le nuove prospettive che tali sfide hanno imposto e impongono non solo alle scienze delle religioni e alla teologia ma soprattutto alla filosofia della religione.

Fabio Rossi

Dal luogo al non luogo: il tema dell'utopia nell'opera di Lévinas

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 16 / 2003

The expression and the concept of utopia repeatedly appear in Lévinas’ work. They assume at least three different meanings, explicitly synthetized by the Author: a pejorative meaning, sharply criticised by Lévinas, the Christian one of "utopia" as "escape from the world" and "research for a salvation as an anchorite". Perhaps, the most widespread meaning of "utopia" in Lévinas’ work is the one of utopia as "doing Israel", "abnegation towards a world to come", towards "a world to be fulfilled". At last, the etymological meaning of "utopia", the deepest and, consequently, the one founding the previous meanings: "utopia" as "non-place", "open place to be occupied", "defection of every dimension".

Pur assistendo a un forte aumento della presenza di mercenari nelle file degli eserciti viscontei, gli anni di Luchino e dell’arcivescovo Giovanni furono caratterizzati dalla sopravvivenza dei tradizionali obblighi militari imposti alle popolazioni urbane e rurali. Il celebre decreto visconteo riportato da Galvano Fiamma, secondo il quale il populus era esentato dall’obbligo di occuparsi della guerra, ma avrebbe dovuto interessarsi solo alle sue pacifiche attività rurali, artigianali e commerciali, ha influenzato pesantemente tutta la storiografia successiva. Tuttavia, almeno fino al dominio di Gian Galeazzo gli obblighi militari da parte dei sudditi non cessarono affatto ma, semmai, furono più o meno stringenti in base alle esigenze e alle politiche dei signori, nonché ai rapporti, per lo più contrattuali, che essi stabilivano con le varie comunità. Attraverso l’analisi delle richieste signorili di contingenti armati alle città ed alle comunità del territorio è possibile esplorare l’evoluzione dello "stato visconteo", da semplice congregazione di singole entità territoriali, al tentativo di trasformalo in un organismo strutturato e quanto più uniforme. Tuttavia, il quadro che si presenta è particolarmente complesso, poiché, nel caso del codominio di Galeazzo II e Bernabò, due signorie avevano politiche e progetti divergenti sull’impiego militare dei cives e dei comitatini. Possiamo quindi osservare che, se ai tempi di Luchino e dell’arcivescovo Giovanni, i Visconti non erano ancora riusciti del tutto a strappare alle comunità il controllo della funzione militare, lasciando quindi ampi margini alla periferia del dominio nell’organizzazione e mobilitazione delle milizie, con Galeazzo II e soprattutto con Bernabò tali spazi furono erosi. Fino ad arrivare al progetto di Gian Galeazzo di creare una sorta di milizia unica in tutte le città del suo dominio.

I criteri per la valutazione della conclusione del percorso analitico erano già stati trattati da Freud (1937) in Analisi terminabile e interminabile. Nei decenni successivi, con il cambiare dei presupposti teorici e poi con le nuove acquisizioni nel campo dell’Infant Research, che pone l’interazione caregiver-bambino come fondante nella co-costruzione della personalità di quest’ultimo, si è reso necessario ripensare l’argomento. Ciò può essere di grande aiuto allo psicoterapeuta, soprattutto in caso d’interruzione dell’analisi. Difatti, anche se l’esperienza di percorsi terapeutici non andati a buon fine può portare l’analista ad una riflessione a posteriori su ciò che è accaduto durante il percorso terapeutico, è indubbio che ciò potrebbe causargli un senso di disistima ed inadeguatezza (Paradisi et al., 2015). Per tale motivo può essere importante dare il giusto peso alle esperienze di interruzione e conclusione precoce, non soltanto da un punto vista della matrice relazionale tra paziente ed analista (valutando gli elementi che hanno inciso negativamente nello sviluppo della relazione terapeutica), ma considerare anche le aree di non analizzabilità del paziente stesso. Difatti, ogni paziente ha la sua "roccia basilare" (Cooper, 1991) che non sempre riesce ad essere accessibile ad un’esplorazione psicoanalitica. Ciò non significa che questa "roccia" non sarà mai affrontabile, ma che il paziente potrà farlo successivamente, riprendendo la terapia oppure potrà farlo autonomamente. Ciò dipenderà soprattutto da quanto il percorso analitico sarà riuscito ad attivare una fase post-analitica, nella quale il paziente continuerà ad esplorare le sue modalità mentali ed affettive di funzionamento. Tutto ciò porta, quindi, a considerare l’analisi interminabile, dal momento che non è tanto importante quanto sarà stato di-svelato nella fase terapeutica con l’analista, quanto invece ciò avrà aiutato ad attivare una fase post-analitica che contribuirà alla perenne autoanalisi del paziente.