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Silvia Del Prete, Stefano Federico

L'alta tecnologia in Liguria: aspetti strutturali e finanziari

ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO

Fascicolo: 2 / 2006

Nell’ultimo quinquennio sono sorte alcune iniziative che agglomerano a livello regionale aziende che fanno uso di tecnologie avanzate nel processo produttivo. Tra queste vi è la costituzione del c.d. Dixet nel Ponente genovese e di un Distretto tecnologico dei sistemi intelligenti integrati nell’area metropolitana di Genova. Inoltre, nel 2004, Genova è stata scelta come sede per la costituzione dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), destinato a svolgere funzioni di agenzia nazionale per la ricerca e i progetti di innovazione. Alla luce dell’importanza crescente del fenomeno a livello locale, lo studio si propone di fornire un quadro coerente e sistematico dei settori ad alta tecnologia in regione, mettendo in luce la struttura produttiva, l’evoluzione delle attività delle imprese nonché le peculiarità dal lato del finanziamento. Utilizzando una pluralità di fonti statistiche, tra cui i bilanci delle imprese, i dati Istat e Eurostat e le statistiche creditizie, il lavoro si articola in due parti: una prima sezione descrive le caratteristiche e la dimensione del settore high tech nel contesto dell’economia regionale; una seconda sezione è volta, invece, a evidenziare se la particolare natura degli investimenti e delle attività di R&S si riflettono in diverse modalità di finanziamento, rispetto a quanto emerge nei comparti più maturi. I principali risultati del lavoro possono essere riassunti nel seguente modo. In Liguria la quota di addetti nei settori ad alta tecnologia sul totale del settore produttivo è allineata alla media nazionale; solo per la provincia di Genova si riscontra una specializzazione, anche se non molto marcata, nell’alta tecnologia, a conferma, secondo quanto suggerito in letteratura, della propensione delle attività high tech ad agglomerarsi sul territorio. Dalla metà degli anni novanta l’andamento dei settori ad alta tecnologia è stato più favorevole rispetto a quello degli altri settori, come è evidenziato sia dall’aumento del numero di occupati sia dai migliori risultati economici delle imprese, con l’eccezione di singoli casi aziendali. Indicazioni meno confortanti arrivano invece dalla propensione a esportare dell’industria ad alta tecnologia, inferiore a quella già contenuta degli altri settori, e dai brevetti depositati all’European Patent Office, che, in rapporto alla popolazione, si mantengono su livelli più bassi di numerose regioni italiane. Con riferimento agli aspetti finanziari, le imprese liguri dell’alta tecnologia sono generalmente contraddistinte da un livello di indebitamento più contenuto rispetto a quelle appartenenti agli altri settori produttivi in regione, sia considerando dati medi sul periodo analizzato sia esaminando la dinamica sull’intero intervallo temporale per gruppi di imprese. Tale evidenza è coerente con l’ipotesi della minore tangibilità dei loro attivi e, di conseguenza, delle minori garanzie disponibili a tutela delle ragioni dei finanziatori. Le aziende innovative sono mediamente più rischiose, ma anche più profittevoli, e spesso fronteggiano un costo del debito più elevato, visto l’operare di maggiori asimmetrie informative tra proprietà e finanziatori, perché più giovani e più difficoltose da valutare. Per le imprese di minori dimensioni sono rilevanti anche i finanziamenti all’interno del gruppo di riferimento, nell’ambito dei cosiddetti mercati interni dei capitali. Dal complesso delle evidenze descrittive tratteggiate nel lavoro non sembrerebbero quindi emergere indizi di un maggiore razionamento del credito nei confronti delle aziende high tech rispetto alle altre.

To face the employment challenges resulting from the recent economic downturn that also affected the Trentino Region, the Autonomous Province of Trento has in 2010 increased the offer of vocational training courses for the unemployed. The long courses, lasting between 300 and 620 hours, aimed at facilitating the transition of the unemployed to new occupations by providing them the skills that are demanded on the local labor market. This paper summarizes the results of an evaluation of the occupational outcomes of these long training courses. Using propensity score matching techniques, the authors find an overall positive effect on the probability to find a new job in the medium term. However, the authors find also that these interventions were ineffective for Italian males and for the participants aged below 25 or above 45. Finally, the estimates show lock-in effects in the first six months from the start of the courses.

Silvia De Nardis

Il riuso informale dei vuoti urbani. Il caso di Porto Fluviale Occupato a Roma

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 128 / 2022

Nelle città contemporanee aumentano spazi abbandonati e in disuso che spesso trovano nuova vita nelle azioni dal basso. Il contributo si concentra sul tema del riuso informale dei vuoti della città come strumento di sviluppo sociale e urbano, aprendo una riflessione sul ruolo dell’azione spontanea dei cittadini nelle logiche formali della città. Le pratiche urbane informali di riuso possono attivare processi di ricomposizione semantica e ri-territorializzazione in risposta all’odierna frammentazione socio-spaziale. Esse si connettono alle finalità dei processi di rigenerazione urbana e richiamano l’idea di un progetto collettivo per la città. Il contributo analizza il caso del riuso informale di Porto Fluviale a Roma.

Silvia Cruz, Sonia Paulino, Faiz Gallouj

Innovation in brazilian landfills: a servppin perspective

ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT

Fascicolo: 3 / 2014

This paper is devoted to the discussion of innovation promotion in urban solid waste services through Clean Development Mechanisms (CDM) projects, emphasizing the participation of civil society. The empirical context is based on the municipal solid waste sector in Brazil, taking into account six landfill CDM projects located in the São Paulo Metropolitan Area. The discussion is based on the ServPPIN concept (public-private innovation networks in services). It focuses on the characterization of the landfills selected and on the identification of the stakeholders involved with these landfills, pointing out any participation gaps. The studied context confirms the centrality of multi-agent participation, addressed by the ServPPIN analytical approach, highlighting the wide involvement of several agents, and in particular, the issue of interaction with users. The results indicate that the participation of associations and cooperatives surrounding landfills is still marginal. Bringing this theoretical (ServPPIN) and empirical research (landfill CDM project) together, one can identify a relevant factor affecting the establishment of basic conditions for service innovation converging with the local co-benefits generation: a weak interaction with users.

Silvia Crivello

Multiculturalismo e diversità urbana nella città contemporanea

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 133 / 2024

L’articolo ricostruisce il dibattito che si è sviluppato sul finire del secolo scorso attorno al concetto di multiculturalismo fino ad arrivare alla più recente prospettiva post-multiculturale. Dopo una descrizione del quadro degli stranieri presenti e delle leggi che regolano la materia immigrazione in Italia, il lavoro pone l’attenzione sulla crisi del modello multiculturale e il delinearsi di modelli altri di integrazione; più nello specifico, partendo dal concetto di diversità, vengono introdotti i concetti di super-diversità e di iper-diversità evidenziando come questi possano essere visti come risorse o criticità per le città. Alcune note conclusive riflettono sul ruolo della diversità in relazione agli spazi e alle politiche nelle città contemporanee.

Silvia Crivello

Città e sfida ambientale: prospettive e limiti del dibattito sulle post-carbon cities

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 111 / 2016

Tanto a livello accademico che a livello politico sono, oggi, sempre più numerosi i dibattiti che affrontano i temi riguardanti la transizione energetica intesa come il passaggio verso forme a minor impatto ambientale rispetto a quelle adottate finora. Il paper, partendo dall’assunto secondo cui il modello di sviluppo delle società "avanzate" risulta ormai insostenibile, sottolinea come le preoccupazioni riguardanti lo stato di salute dell’ambiente stiano indirizzando verso una nuova logica cosiddetta del "carbon control". L’articolo si concentra, da un lato, sulla trasposizione del concetto di transizione energetica alla scala di città. Dall’altro, il contributo riflette sugli strumenti concettuali e metodologici che la sociologia urbana è in grado di fornire per agevolare la comprensione del fenomeno della transizione e per contribuire alla formulazione di possibili soluzioni.

Silvia Crivello

Capitale, natura e città: ecologia politica urbana dell’inceneritore del Gerbido a Torino

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 109 / 2016

Attraverso l’utilizzo del quadro teorico dell’ecologia politica urbana, l’articolo analizza i processi politico-economici alla base della costruzione dell’inceneritore per rifiuti del Gerbido a Torino. L’analisi ricostruisce le relazioni fra i flussi economici, il radicamento del capitale nel territorio e la produzione di nature urbane, mettendo in evidenza le strette interrelazioni fra logiche capitalistiche e produzione di spazi urbani.

Silvia Crivello

Torino smart city. Circolazione, riproduzione e adattamento di un’idea di città

ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI

Fascicolo: 111 / 2014

L’articolo propone un’analisi sociologica dell’idea di smart city, investigandone i processi di generazione, circolazione e riproduzione, i meccanismi di mobilità, assemblaggio e radicamento e individuandone traiettorie evolutive nel contesto sociale, economico, istituzionale della città di Torino. Nelle conclusioni, si argomenta come il concetto di smart city non si riferisca tanto a una politica dal contenuto normativo ben definito, quanto piuttosto a un immaginario urbano carico di valenze prescrittive, al momento, apparentemente flessibili ed adattabili a razionalità politiche differenti.

Silvia Crivello

Eredità dei grandi eventi: un confronto tra Barcellona, Genova e Torino

SCIENZE REGIONALI

Fascicolo: 1 / 2010

L’articolo presenta una lettura dei processi di trasformazione e di costruzione di "capitale territoriale" nelle città coinvolte da un grande evento. L’obiettivo è quello di sperimentare una metodologia di analisi utile a sviluppare riflessioni ed interpretazioni circa il ruolo dei grandi eventi come strumenti di sviluppo urbano. Distinguendo fra tre differenti accezioni di capitale (fisso, reticolare e relazionale), viene proposto uno specifico impianto metodologico che prevede la valutazione (attraverso interviste, letteratura scientifica, documenti di piano e dati empirici) di ciascuna componente. Tale metodologia è applicata per un confronto, attraverso la costruzione di diagrammi polari, tra i casi di Barcellona, Genova e Torino, città protagoniste negli ultimi anni di importanti trasformazioni connesse all’organizzazione di eventi di grande portata (Olimpiadi, Capitale Europea della Cultura, ecc.).

Silvia Crivello

Torino di notte: politiche urbane, consumo e dinamiche spaziali nel playscape della città

ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI

Fascicolo: 95 / 2009

L’articolo fa riferimento alle trasformazioni che la città di Torino ha avviato negli ultimi anni circa il panorama dei locali notturni della città. Il concetto di playscape è collocato all’interno del quadro teorico inerente il dibattito relativo alle forme di consumo proprie della società post-fordista, con uno specifico legame ai temi della città creativa e al rapporto tra la diffusione di svago e l’idea di città competitiva e allettante. L’analisi si avvale di interviste a fruitori della vita notturna, proprietari di locali ed esperti di settore, oltre che di dati e riferimenti della stampa locale. Attraverso la produzione di mappe, che presentano classificazioni dei locali cittadini sulla base di tipologie e collocazioni, lo studio permette di effettuare alcune riflessioni sulle nuove forme di centralità e di marginalizzazione di alcune specifiche aree urbane.

Silvia Cristofanelli

La perdita affettiva nel modello di parental affectionless control. La rabbia di S.

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2017

L’autore sostiene che in un approccio post-razionalista è la perdita affettiva nel senso di non accesso ai genitori, a determinare l’esperienza di solitudine e di vuoto tipica del paziente depresso con un modello di attaccamento evitante. Nel senso che nel paziente evitante, non è stato possibile organizzarsi sul sostegno emotivo dei genitori, che appaiono rifiutanti e indifferenti, determinando così nel figlio uno stile affettivo caratterizzato da una spiccata tendenza ad escludere qualsiasi forma di coinvolgimento emotivo nelle relazioni affettive. Un approccio empatico e non giudicante, può aiutare ad integrare e modulare il modo in cui il paziente sperimenta le proprie problematiche e le proprie emozioni.

La vicenda dell’uso dei complessi conventuali romani, quali sedi di ministeri ed uffici governativi per la nuova capitale del Regno d’Italia, si inserisce nel più vasto quadro del riuso degli immobili appartenenti agli enti religiosi soppressi dopo l’unificazione ed è un esempio della complessa situazione determinatasi a Roma dopo il 20 settembre 1870. I problemi che si affrontano in questa fase, inoltre, costituiscono un passaggio significativo nel lungo e travagliato processo di costituzione dell’ordinamento di tutela dei beni artistici del nuovo stato unitario, sia a livello centrale sia periferico.