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Questo articolo si propone di illustrare gli obiettivi e i requisiti fondamentali per svolgere un corretto ascolto del minore vittima e testimone di abuso sessuale. In particolare, vengono riportate le metodologie più adeguate per l’audizione protetta; vengono esemplificate le tecniche più efficaci per svolgere il colloquio, per raccogliere e valutare la testimonianza del minore. Infine, a scopo esemplificativo viene presentato e discusso un caso di valutazione psicologico-giuridica.
L’interesse nei confronti del Disturbo d’Identità di Genere è sempre più diffuso all’interno del mondo scientifico. Il nostro lavoro si propone di indagare il contesto sociale in cui il transessuale vive, attraverso un questionario rivolto a cinque categorie di professionisti: medici, albergatori e ristoratori, bancari, agenti delle forze dell’ordine, agenti immobiliari. I risultati mostrano l’esistenza di una correlazione fra il livello di conoscenza del disturbo d’identità di genere e l’atteggiamento di accettazione del transessuale. Si osserva altresì una generale difficoltà ad entrare in relazione più intima con i transessuali.
Il dolore è molto di più di un semplice sintomo che lascia le sue tracce solo a livello fisico; esso è influenzato dalle emozioni e dalle condizioni sociali e ambientali, ed essendo perciò diverso per ciascuno individuo, risulta un’esperienza di non facile soluzione. Nello specifico, il dolore pelvico si differenzia in acuto, ciclico e cronico. La sindrome dolorosa pelvica è una delle problematiche più frequenti nel campo della ginecologia, ma anche frustrante per le sue ripercussioni in altre aree come quella sessuale e relazionale a causa della concomitanza con altre disfunzioni come i disturbi da dolore sessuale. Spesso infatti, la causa organica, responsabile in un primo momento del dolore, diventa poi il substrato per un’anorgasmia, un vaginismo o un calo del desiderio. È importante quindi, avere un approccio che sia il più possibile multidisciplinare e multidimensionale, che possa tener conto di tutti i fattori coinvolti.
In questo lavoro, gli Autori analizzano le condizioni generali della sessualità delle donne dializzate, utilizzando il Questionario sulle Disfunzioni Sessuali Femminili (QDSF). Il questionario è stato somministrato a 52 soggetti contattati presso la Clinica Urologica del Policlinico Umberto I (gruppo sperimentale), e a 52 soggetti non dializzati (gruppo di controllo). I risultati evidenziano alcuni problemi nella sfera sessuale dei pazienti dializzati. È stata inoltre strutturata un’intervista clinica: questa mostra come molti pazienti abbiano difficoltà a vivere la propria sessualità con serenità. Inoltre può essere osservata una condizione di ansia verso il partner che sembra non essere percepito come una persona interessata all’ emotività e sessualità della coppia, ma piuttosto come una figura parentale. Si riscontra frequentemente un basso desiderio sessuale nelle pazienti, nei loro partner o in entrambi; qualche volta questo può causare l’interruzione dell’attività sessuale nella coppia. Gli Autori ritengono che sia necessario un supporto psicosessuale sia nei servizi che si occupano di dialisi, sia negli ospedali in cui si svolge questo tipo di terapia.
Dal 1982, con la promulgazione della legge 164 del 14 aprile, in Italia si è data completa legalità agli interventi di adeguamento dei caratteri sessuali per coloro i quali sia stata accertata ed accolta dal tribunale la richiesta di rettificazione di attribuzione di sesso. Inoltre, come previsto dalla legge, l’adeguamento chirurgico del sesso è tappa indispensabile e obbligatoria per procedere alla rettificazione anagrafica. Il presente lavoro si propone di analizzare i vari aspetti della legge 164 e le modalità con cui questa viene applicata nei tribunali italiani.
La ricerca, finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità nell’ambito del Programma Nazionale sull’AIDS, propone la sperimentazione e la valutazione di una metodologia d’intervento basata sulla Peer Education nel campo della prevenzione dell’infezione da HIV nella popolazione giovanile. L’intervento è stato effettuato su 732 studenti appartenenti ad un istituto di scuola media superiore di Roma. All’interno del progetto sono state prese in considerazione le modificazioni di alcune variabili che influenzano l’attuazione dei comportamenti a rischio di contagio da HIV. Gli effetti dell’intervento sono stati valutati attraverso la somministrazione di due strumenti: 1) un questionario di nostra costruzione; 2) la Sensation Seeking Scale di Zuckerman, somministrati sia prima che dopo il corso formativo. La ricerca è caratterizzata da due fasi principali: selezione e formazione dei peer educators e successiva realizzazione di incontri di informazione e sensibilizzazione sul tema all’interno del proprio istituto. I risultati della ricerca offrono indicazioni a sostegno del raggiungimento dei principali obiettivi prefissati. Il corso di prevenzione ha migliorato le conoscenze sul fenomeno e, contemporaneamente, ha inciso sulla possibilità dei giovani di riconoscere il rischio personale d’infezione.