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Bianca Gallerano, Lorenzo Zipparri

Le analisi di formazione e i loro destini

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

Il dibattito appassionato che oggi anima la comunità analitica riguarda i criteri adottati nella formazione dell’analista. Un posto speciale spetta all’analisi personale universalmente riconosciuta come il passo fondamentale perché si avvii il processo di formazione del futuro analista. Ma in che modo essa entra a far parte dei criteri e delle regole istituzionali e quanto queste possono interferire con il processo analitico? La tesi dell’autrice è quella della "extraterritorialità dell’analisi" rispetto agli altri aspetti del percorso di formazione nel quale la supervisione assume una rilevanza precisa in quanto strumento che completa il processo formativo aperto dall’analisi.

Federica Menaldo

Formazione permanente post-ordinariato tramite la metodica Balint

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

Il lavoro si occupa degli esiti complessi, che riguardano le analisi di formazione. Gli autori, dopo aver delineato le vicende storiche che negli ultimi 20 anni hanno determinato un notevole cambiamento nel modo di intendere la formazione analitica, si soffermano in modo specifico sul modo di considerare la formazione analitica nel contesto culturale odierno. Successivamente viene focalizzata l’attenzione sull’analisi di formazione all’in-terno degli istituti di training junghiani. La riflessione, poi, si approfondisce spostandosi su un piano più strettamente di competenza analitica, al centro del quale viene posta la nota concezione junghiana della comune inconsceità, che inevitabilmente si costella tra allievo e didatta. Dalle vicissitudini di quest’ultima dipendono gli esiti delle analisi di formazione. In particolare gli autori adoperano due metafore, l’incesto collusivo e il parricidio coatto, per descrivere due tipiche modalità di funzionamento di molte coppie analitiche didatta allievo, che rimandano entrambi al permanere in una dimensione di dipendenza simbiotica.

Pasquale Picone

Epistemologia della formazione permanente

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

Viene considerata l’importanza di una formazione in gruppo svolta secondo la metodica di derivazione psicoanalitica di M. Balint per addestrare il medico a focalizzare e osservare la relazione col paziente. Tale formazione permette di integrare la formazione al rapporto individuale ottenuta attraverso le analisi e le supervisioni previste dal training analitico con la formazione al rapporto gruppale. Vengono descritte la metodica Balint e le sue finalità formative; l’estensione ad altri contesti istituzionali e ad altri operatori socio-sanitari (infermieri, assistenti sociali, operatori d’assistenza) ed educatori (insegnanti, educatori, genitori). Viene illustrato come partecipare a questi gruppi di colleghi sia valido strumento di confronto per ampliare il campo di lavoro; come nel post-ordinariato ciò possa aiutare ad assumere pienamente l’identità di analista di un’associazione.

Elena Liotta

La formazione analitica sull'ambiguo confine tra educazione e psicoanalisi

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

A partire da una rassegna dei concetti del settore della formazione e del management scolastico, si articola una prospettiva in cui la formazione di base, che va dalla seconda infanzia all’adolescenza, può essere concepita come l’area della prevenzione psicologica. Il concetto del Sé junghiano viene visto come istanza che rende pensabile la complessità delle variabili in gioco nei processi formativi, collocati anche nel quadro sistemico delle organizzazioni. L’attuale cambiamento dei processi cognitivi, sotto l’impulso della multimedialità, della quale vengono discussi il retroterra storico e psicologico, a partire dalle riflessioni dello stesso Freud nella Nota sul "notes magico" del 1924, viene ricondotto al ruolo che vi svolgono memoria e immaginazione nelle loro relazioni con l’inconscio personale e collettivo. La psicologia analitica come corpus teorico sulla mente umana e pratica di formazione, con i suoi modelli di analisi individuale e di supervisione didattica, può offrire un contributo rilevante all’epistemologia delle scienze della formazione.

Cesare Casati, Rosalba Bongiovanni

Recenti acquisizioni sui meccanismi mnemonici e possibili ricadute sulla formazione

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

Il rapporto tra psicoanalisi, educazione e psicologia generale viene analizzato in riferimento alla tematica della formazione, considerata sia in quanto training analitico, sia come formazione permanente, sia come formazione psicodinamica a favore di istituzioni esterne alle società analitiche. Attraverso alcuni esempi viene ripercorsa la storia di questo rapporto, partendo dalla corrispondenza tra Freud e Jung e dal loro dibattito sulle due forme del pensare, specificando le zone di rimozione e trasformazione degli argomenti attinenti l’educazione. Si ipotizza che l’espansione progressiva del "paradigma della relazione" abbia inglobato molti di questi argomenti che sono stati invece approfonditi dalla ricerca psicologica nell’area cognitiva e dell’apprendimento. Della professione e relativa formazione analitica vengono evidenziati gli aspetti educativi, più o meno consci, presenti in tutte le attività analoghe, con un cenno particolare alla problematica della valutazione e vengono indicate alcune ambiguità specifiche, come il rapporto tra setting e training e tra psicoanalisi e psicoterapia.

Maria Luisa Cattaneo

Formazione analitica e identità analitica

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

L’autrice affronta il complesso tema della formazione analitica riferendolo alla situazione storica attuale. Considera la specificità della trasmissione del sapere in psicoanalisi, dove l’oggetto dello studio è il modo attraverso il quale avviene il processo trasformativo e dove vige l’idea che la relazione sia il modo e la forma, il contenuto e il contenente. L’abbandono di un modello unico, sia clinico che teorico, caduto insieme alla pretesa della sua veridicità, ha trascinato con sé l’idea che ci sia qualcuno che questa verità possiede e possa trasmettere. La ricaduta sul problema della trasmissione del sapere e della formazione appare evidente. Ci si sofferma sulla sostituzione operata da Kohut del mito di Edipo con quello di Ulisse, vista come apertura alla possibilità che la trasmissione del sapere avvenga in un’atmosfera di collaborazione più sintonica con il nuovo contesto in cui ci troviamo ad operare oggi. Il modello del Mèntore è visto come modello formativo d’eccellenza perché consente all’allievo di scegliere il proprio accompagnatore nell’esperienza personale e professionale e di stabilire con lui quel rapporto di tutoraggio che sembra essere oggi il rapporto d’elezione per un apprendimento sano che abbia come fine l’arricchimento dell’esperienza di entrambi.

Stefano Carta

Quante formazioni analitiche

STUDI JUNGHIANI

Fascicolo: 16 / 2002

La formazione analitica presenta aspetti particolari rispetto alla formazione in altri ambiti professionali. Ciò è dovuto alle caratteristiche del modello in gioco, che si presta all’idealizzazione e ai sentimenti ambivalenti ad essa connessi. L’elaborazione del conflitto inconscio durante l’analisi e il training formativo porta il futuro analista, analogamente a quanto accade nei processi di sviluppo verso un’identità personale adulta, a sostituire l’identificazione massiccia e inconscia con il modello idealizzato con identificazioni parziali che possono essere assunte nell’io, rispettando le proprie caratteristiche individuali.

Roberta Barberini

La definizione internazionale di terrorismo

QUESTIONE GIUSTIZIA

Fascicolo: 6 / 2002

1. Premesse / 2. Terrorismo e movimenti di liberazione / 3. La nozione di terrorismo diviene soggettiva / 4. La definizione di terrorismo nelle convenzioni delle Nazioni Unite / 5. In particolare: la definizione di terrorismo nel progetto di convenzione globale contro il terrorismo / 6. Conclusioni.

Nel 2001 ci sono stati a Roma 37 infortuni mortali sul lavoro, più del doppio rispetto all’anno 2000 e molti di più di quelli verificatesi nel 1999 (18, mentre erano in corsi i lavori per il giubileo, durante i quali non vi sono stati, nei grandi cantieri, infortuni gravi). Ciò pone il problema di un rilancio dell’attività di controllo e di prevenzione ma anche quello del ruolo, sul punto, della magistratura inquirente.

È tempo che anche i giudici prendano atto dell’intervenuto cambiamento sociale e di strutturazione del rapporto di coppia e che, con i loro provvedimenti, ad un tempo recepiscano la novità e mandino un segnale di cambiamento. È importante che i genitori percepiscano di non trovarsi davanti a un giudice che aprioristicamente ritiene che l’interesse del figlio si persegua con l’affidamento alla madre: ciò consentirà ad un tempo di tutelare l’interesse del padre responsabile e a responsabilizzare il padre non sufficientemente responsabile. Ovviamente, senza credere che l’affidamento congiunto o condiviso sia la soluzione di tutti i problemi.

Antonello Cosentino

L'inquinamento elettromagnetico nella giurisprudenza civile

QUESTIONE GIUSTIZIA

Fascicolo: 6 / 2002

1. Premessa / 2. Inquadramento normativo / 3. La tutela dall’inquinamento elettromagnetico come tutela del diritto alla salute / 4. La tutela dall’inquinamento elettromagnetico come tutela della proprietà / 5. Conclusioni.

Raffaello Magi

Le figure normative del dichiarante: in particolare il testimone assistito

QUESTIONE GIUSTIZIA

Fascicolo: 6 / 2002

1. Il contraddittorio come metodo ricostruttivo e l’obiettivo politico della riforma / 2. Le figure soggettive del dichiarante rispetto al fatto da accertare / 3. L’assunzione della qualità di teste assistito nel corso del procedimento a carico del dichiarante / 4. L’assunzione della qualità successiva alla definizione del procedimento.