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La politica immaginale - Lo scopo fondamentale di questo saggio è affrontare il nesso tra politica e immaginazione per mezzo del concetto di immaginale, inteso come ciò che è fatto di immagini. La strategia è quella di aggredire l’intreccio di politica e immaginale attraverso un duplice movimento, dal concetto di immaginale a quello di politica e viceversa, per poi passare a un’analisi delle sue trasformazioni nell’epoca globale.
La funzione democratica del romanzo americano - In questo saggio Ralph Ellison riflette sulla natura del romanzo e sullo stretto legame tra questa forma letteraria e la democrazia americana. La riflessione va a toccare alcuni temi di grande rilievo per la cultura statunitense: la delicata questione delle distinzioni sociali, il multiculturalismo, la ferita aperta dalla guerra civile, il rapporto con la letteratura europea e l’identità nazionale. In tale panorama sconfinato, Ellison si sofferma sul ruolo dei romanzieri, che a suo parere va molto oltre l’intrattenimento dei lettori: chi scrive deve essere capace di interpretare una società complessa, di creare attraverso l’immaginazione personaggi significativi per identità e valori. Ai romanzieri è affidata quindi una grande responsabilità: contribuire alla costruzione di "un’idea americana di America".
La violenza democratica Le relazioni tra i sessi e l’eccedenza della politica - Due studiose italiane riflettono sul rimosso, sul rovescio, della democrazia, ovvero su quella violenza democratica che riproduce continuamente forme di esclusione delle alterità. Si tratta di una violenza anzitutto simbolica e discorsiva che si fonda sulla neutralizzazione delle differenze, sulla cancellazione dei corpi, dei soggetti sessuati, e si traduce anche in una violenza materiale e fisica. Elemento cruciale di questa violenza è la cancellazione del rapporto madrefigli o del rapporto tra sorelle, ai quali non è riconosciuta una valenza politica. In questo modo la politica si inceppa ogni volta che le donne irrompono nello spazio pubblico con il loro senso delle relazioni, riproponendo una sessuazione della sfera politica. In un momento in cui è evidente una crisi dell’autorità maschile le due studiose mostrano come la libertà femminile pensata come libertà nella relazione ecceda lo stesso statuto democratico, cosicché ridurre la politica alla democrazia non significa fare un buon servizio alla politica ma nemmeno alla democrazia, che ha bisogno piuttosto di mantenere uno spazio sempre aperto verso l’impensato e l’imprevisto.
Spazi di partecipazione politica per immigrati Un’opportunità sottostimata nel Portogallo post-coloniale - Il saggio si propone di tracciare un bilancio del caso del Portogallo, dal 1996 uno dei pochi paesi dell’Unione Europea che nell’ambito del voto amministrativo (municipi e circoscrizioni) attribuisce il diritto al voto e all’eleggibilità ad alcuni cittadini extracomunitari, seppur con alcune limitazioni. Tenendo conto che nelle ultime tre tornate elettorali amministrative pochissimi stranieri sono risultati eletti nei consigli comunali, nelle giunte e nelle circoscrizioni, gli autori si interrogano sul grado di valorizzazione di cui ha goduto una simile innovazione legislativa, cercando di comprendere anche il punto di vista delle diverse comunità immigrate.
Gli esclusi della democrazia Gli immigrati e i confini della cittadinanza - In questo articolo si interroga il nesso tra democrazia, cittadinanza e fenomeno migratorio indagando quali effetti può avere la presenza di milioni di persone prive della cittadinanza del paese in cui risiedono. In particolare, il saggio approfondisce il tema della cittadinanza concentrandosi sui processi di cittadinanza sostanziale, sulle pratiche condivise che costruiscono identità, sentimento di appartenenza e sistemi di solidarietà. Si rileva quindi che molti stranieri residenti si ‘comportano’ da cittadini anche quando non lo sono sulla carta e talvolta le stesse istituzioni si relazionano ad essi riconoscendo loro "frammenti" di cittadinanza. D’altra parte, non sempre a un riconoscimento formale corrisponde un riconoscimento sostanziale. La combinazione di questi fattori non può che allargare le fila di chi è - o si sente - escluso dalla democrazia.
La democrazia deliberativa - L’articolo esamina le qualità della democrazia deliberativa a partire dal riferimento a espressioni storiche di questa: nelle istituzioni ateniesi del quinto-quarto secolo a. C., nella Convenzione Federale statunitense del 1788, negli Stati Generali della Rivoluzione francese, in varie esperienze locali odierne. Stabiliti tre modelli di democrazia (diretta, rappresentativa, del sorteggio) e tre criteri per la deliberazione (moralità, causalità, probabilità), la questione da affrontare è se la forma deliberativa di democrazia sia un buon sistema politico. La risposta è sì, purché si verifichino tre condizioni: intensità della motivazione nei partecipanti, orientamento al bene pubblico della motivazione stessa, corretta informazione dei partecipanti. Ma si tratta di una conclusione ipotetica, che tiene conto della complessità e molteplicità dei fattori in gioco, e dunque del fatto che nessuna proprietà dei processi decisionali collettivi è desiderabile incondizionatamente.
Undici tesi sulla deformazione della democrazia - L’impasse della democrazia, in Italia e altrove, si può descrivere come crisi della rappresentanza e come sua deriva populistica e plebiscitaria. Le undici tesi cercano di mettere a fuoco questa crisi, intendendola come un problema di deformazione cui la democrazia è sottoposta fin dalle sue origini, e opponendo ad essa, con il riferimento a un modello teorico non puramente procedurale, una concezione dinamica che veda la democrazia come base per una cittadinanza e una partecipazione in via di costante ampliamento e articolazione.
Immaginare l’impensato Sguardi incrociati sulla democrazia - L’autore propone una mappa delle rappresentazioni della democrazia che non ricalca le suddivisioni delle scuole politiche tradizionali ma che cerca piuttosto di cogliere al di là dei fondamenti ideologici la specifica posizione epistemologica e psicologica assunta dall’osservatore nei confronti della democrazia e dei regimi esistenti. Emergono dunque dieci possibili rappresentazioni della democrazia che possiamo suddividere in tre macroapprocci: un approccio statico che comprende un filone apologetico e un filone di disincanto; un approccio conflittuale che comprende un filone spirituale, un filone critico e un filone agonistico; un approccio dinamico che comprende un filone evolutivo, un filone involutivo, un filone di radicalizzazione, un filone di trasformazione, un filone di oltrepassamento. La proposta è dunque quella di incrociare gli sguardi e integrare, soppesandoli uno per uno, questi diversi punti di vista, piuttosto che assumere unilateralmente uno di essi.
Un sistema imperfetto: il Gold Standard e i suoi critici (1870-1914) - This paper examines the debate on the gold standard from 1870 to 1914. In this period the gold standard becomes the world’s monetary regime, but this political success is disputed by a considerable part of the coeval economic theory. The different critical positions showed the imperfections of the gold standard and the critical economists proposed several solutions. The most radical solutions wished a return to the bimetallic regime or the adoption of experimental system, like the symmetallism proposed by Marshall. Other critical positions were direct towards attempts of reforms, which leaded to the definition of the principles of the gold exchange standard, destined later on to regulate, without success, the international monetary regime after the World War One, and then to be reproposed at the Bretton Woods Conference and to become the basis of a long period of monetary stability.