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Diritto italiano. Cittadinanza

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

1. Tribunale di Vicenza 28.10.2009 - status di apolidia - diritto soggettivo proponibile direttamente all’A.G. - rito camerale - competenza del tribunale; cittadino cubano - prolungata assenza da Cuba oltre il termine autorizzato - perdita dei diritti di cittadinanza - riconoscimento status; richiesta in giudizio di rilascio di permesso di soggiorno per attesa cittadinanza (ex art. 11, co. 1 lett c) d.p.r. 394/99) - difetto di pregresso permesso di soggiorno - esclusione.
2. Tribunale di Saluzzo 30.4.2010 - status di apolidia richiesto da cittadino macedone - esperibilità alternativa del procedimento amministrativo o giurisdizionale; giudizio con rito camerale collegiale; apolidia - diritto soggettivo non passibile di affievolimento - giurisdizione ordinaria esclusiva - legittimazione passiva del Ministero interno; esclusione del potere giurisdizionale di ordinare il rilascio del permesso di soggiorno e di sospendere l’ordine espulsivo.

Diritto italiano. Asilo

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

1. Corte di cassazione 27.7.2010 n. 17576 - cittadino turco di etnia curda - impugnazione del diniego del riconoscimento della protezione internazionale - preliminare ricostruzione del processo di Cassazione in materia - accertamento di merito del giudice ordinario - dovere di indagine e necessità di complessiva valutazione della situazione reale del Paese di provenienza.
2. Tribunale di Bari 21.5.2009 n. 280 - impugnazione del diniego del riconoscimento dello status di rifugiato e richiesta subordinata di protezione sussidiaria - accertamento di merito del giudice ordinario - onere probatorio del richiedente - applicazione del criterio della verosimiglianza dei fatti dedotti.
3. Tribunale di Palermo 2.7.2009 - impugnazione del diniego del riconoscimento dello status di rifugiato e richiesta subordinata di protezione sussidiaria - accertamento di merito del giudice ordinario - onere probatorio del richiedente - valorizzazione dei poteri ufficiosi del giudice per la disamina del materiale offerto.

Diritto comunitario ed europeo. Giurisprudenza

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

Rassegna giurisprudenza (periodo aprile/novembre 2010) 1. Corte di giustizia dell’Unione europea 9.11.2010, caso Germania c. B e Germania c. D, cause riunite C-57/09 e C- 101/09 - norme minime sulle condizioni per il riconoscimento dello status di rifugiato o di beneficiario della protezione sussidiaria - esclusione dallo status di rifugiato - nozione di "reato grave di diritto comune" - nozione di "atti contrari alle finalità e ai principi delle Nazioni Unite" - appartenenza ad un’organizzazione coinvolta in atti di terrorismo - responsabilità individuale per una parte degli atti commessi da tale organizzazione - diritto d’asilo in forza del diritto costituzionale nazionale.

1. I fatti all’origine della pronuncia.
2. La judicial globalization in materia di tutela dei diritti dell’uomo.
3. La soluzione della controversia.
4. Brevi considerazioni sul ruolo della tutela multilivello dei diritti fondamentali nel sistema giurisdizionale europeo.

1. Il quesito all’esame delle Sezioni unite.
2. I profili processuali del giudizio di legittimità sull’art. 31 del d.lgs. n. 286 del 1998
3. I profili sostanziali.
- 3.1. Normazione a clausola generale e standard valutativi.
- 3.2. La scelta interpretativa della giurisprudenza tradizionale.
4. Il mutamento di indirizzo nella sentenza delle Sezioni unite n. 21799/10.
- 4.1. Il superamento dell’eccezionalità come condizione di operatività della clausola dei "gravi motivi".
- 4.2. La ricerca degli standard valutativi in relazione alla clausola generale.
- 4.2.1. Le peculiarità degli standard valutativi nel caso dell’art. 31.
- 4.2.2. La necessità di una recezione selettiva del metodo adottato dalla Corte Edu.
- 4.2.3. La qualità della relazione genitoriale vs. l’età del minore.
- 4.2.4. L’asimmetria delle condizioni dei genitori vs. la maturazione del progetto migratorio.

Grégoire Cousin

Sanzioni penali e condizione dell’immigrato in Francia: tra funzione amministrativa e finalità politiche

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

Premessa.
1. L’interdiction du territoire français, una pena specifica per lo straniero.
2. Il reato di ingresso e soggiorno irregolare.
3. Il reato di favoreggiamento delle immigrazioni illegali.
Conclusioni: disciplina penale dell’immigrazione tra benefici per l’Amministrazione e costruzione di una popolazione deviante.

Introduzione.
1. Genesi ed evoluzione della legislazione sul discorso d’odio.
- 1.1. L’adattamento ad un preciso obbligo internazionale.
- 1.2. Le significative modifiche alla legge n. 654/1975.
2. La reazione della giurisprudenza all’applicazione del reato di hate speech.
- 2.1. I primi passi per l’individuazione di criteri certi.
- 2.2. Il caso Tosi. Verso una maggiore determinatezza della fattispecie.
3. Quale copertura costituzionale al reato di hate speech.

Costanza Margiotta, Olivier Vonk

Doppia cittadinanza e cittadinanza duale: normative degli Stati membri e cittadinanza europea

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

Premessa.
1. Il fenomeno della doppia cittadinanza.
2. La cittadinanza duale europea.
3. La doppia cittadinanza in tre contesti storico - costituzionali.
- 3.1. Il contesto post-coloniale.
- 3.2. Il contesto post-emigratorio.
- 3.3. Il contesto post-comunista.
4. La giurisprudenza della Corte di giustizia europea in materia di doppia cittadinanza.
- 4.1. Il caso Micheletti.
- 4.2. Il caso Zhu and Chen.
5. Verso una autonomia giuridica della cittadinanza dell’UE?

Filippo Miraglia

Presentazione

DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA

Fascicolo: 4 / 2010

Abstracts

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Sara Elisabetta Masi, Sandra Zaramella

Il rapporto scuola-mondo del lavoro: una indagine nella provincia di Bologna e le ricadute sui processi di policy making

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

La tradizionale separazione tra il tempo dell’apprendimento e il tempo del lavoro, a partire dagli anni ’70, è stata rimessa in discussione, evidenziando come, in seguito alle più recenti trasformazioni dei sistemi produttivi, le carriere di vita siano sempre più discontinue e fluide, comportando profonde trasformazioni nei modi di concepire l’istruzione, il lavoro e il loro rapporto. Entro tale quadro di riferimento, da parte del sistema scolastico si è diffusa la convinzione della necessità di una "maggiore articolazione della pratica sociale tra educazione e lavoro", capace di fondare tale legame su basi sganciate da una semplice dipendenza funzionale e lineare dell’istruzione dal mercato del lavoro. Rispetto a tali temi, la Provincia di Bologna ha avviato un lungo percorso di progettazione di interventi connessi al rapporto scuola-territorio-lavoro. Tra di essi, si discutono nel presente saggio gli esiti emersi da una ricerca finalizzata ad analizzare l’eterogeneo mondo delle pratiche con cui si esplica tale rapporto, con l’intento di ricostruirne il ‘campo organizzativo’ e dunque le specifiche condizioni sociali, economiche e culturali di sfondo, nonché gli aspetti maggiormente critici.

Lo scopo del saggio è illustrare i risultati più significativi di un’esperienza di ricerca progettata nell’ambito della definizione di politiche locali per la promozione dell’apprendimento per tutto l’arco della vita in un contesto locale, avente quale oggetto la qualità dei processi formativi e di transizione tra scuola e lavoro. I dati mostrano che gli esiti dei percorsi di istruzione e le transizioni verso il mondo del lavoro sono indissolubilmente legati, dispiegandosi in spazi dai confini sfumati. Si tratta di spostare l’attenzione di indagine dalla inclusione formale nella scuola e nel lavoro verso la comprensione della qualità di questa inclusione (in riferimento alla stratificazione del sistema educativo, all’insuccesso scolastico, ai processi di precarizzazione del mercato del lavoro, ecc.) e della multidimensionalità che caratterizza il divenire di processi di capacitazione/incapacitazione per comprendere il se e il come la scuola prima e il lavoro poi promuovono la libertà di agire e di scegliere il cammino che si ha ragione di apprezzare.

Stefania Mignani, Marilena Pillati, Irene Martelli

Un indicatore statistico del background familiare nello studio del successo scolastico degli studenti della provincia di Bologna

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

La formazione di base, l’accesso al sapere e il successo formativo sono questioni di grande interesse in tema di politica del lavoro. È noto come già a partire dai primi anni di scuola lo status socio-economico e culturale delle famiglie eserciti un ruolo fondamentale come variabile esplicativa dei risultati conseguiti dagli studenti. Disporre di informazioni accurate non solo sugli esiti formativi, ma anche sulle caratteristiche dei contesti familiari, diventa quindi di particolare rilevanza nella definizione delle politiche scolastiche territoriali. In questo lavoro viene presentata una proposta metodologica per la costruzione di indicatore statistico dello status socio-culturale delle famiglie con riferimento ai dati di un’indagine dell’Osservatorio sulla scolarità della Provincia di Bologna sugli esiti scolastici di un campione di studenti della scuola secondaria di II grado. Dalle analisi condotte emerge l’esistenza di un legame tra retroterra familiare e risultato scolastico. Nemmeno in una realtà ad alta scolarità, quale quella bolognese la scuola sembra essere in grado di neutralizzare l’effetto di ambienti familiari sfavorevoli sul rendimento scolastico dei ragazzi.

Gabriele Ballarino, Hans Schadee

Genere, origine sociale e disuguaglianza di istruzione nell’Italia contemporanea

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Il lavoro studia l’andamento della disuguaglianza di opportunità educative (Doe) di genere nell’Italia del secondo dopoguerra, e l’interazione tra questo e quello della Doe dipendente dalle origini sociali, intese sia come classe di origine che come livello d’istruzione dei genitori. Lo studio è condotto sui dati dell’Indagine nazionale sulla mobilità sociale (1985) e dell’Indagine longitudinale sulle famiglie italiane (1997), e comprende 5 coorti di nascita decennali, dal 1920 al 1969. Si utilizza il modello logit cumulativo (logit ordinale) che consente di modellare insieme sia la disuguaglianza scolastica che l’espansione del sistema educativo. I risultati confermano in generale quanto già noto in merito: la Doe di genere è diminuita, così come - in misura inferiore - quella legata all’origine sociale. Inoltre, le analisi mostrano che: a) la diminuzione della Doe di genere ha luogo ai livelli d’istruzione superiori, mentre nella scuola dell’obbligo persiste un vantaggio maschile; b) la diminuzione della Doe di genere è più forte nelle classi agricole, dove le donne erano più svantaggiate; c) a parte questo, la diminuzione è la stessa per tutte le classi di origine e per tutti i livelli d’istruzione delle famiglie di origine.

L’obiettivo del saggio è il confronto dei sistemi di formazione continua francese e italiano attraverso due specifici studi di caso. Sono state realizzate interviste ai direttori delle risorse umane e/o dell’ufficio Formazione e a lavoratori di due grandi aziende bancarie per verificare l’introduzione nel 2004 di nuovi strumenti normativi tra cui il diritto individuale alla formazione (Dif), in Francia, e i Fondi paritetici interprofessionali in Italia. Se anche in ambito normativo si afferma una concezione della formazione continua che sembra evidenziare il ruolo più attivo del lavoratore per cui la formazione viene considerata come un vero e proprio diritto individuale, una scelta che non dipende soltanto dalle decisioni imprenditoriali ma che vuole invece essere intrapresa con maggiore autonomia dal lavoratore, occorre capire fino a che punto i nuovi provvedimenti normativi sembrano rendere possibile una reale attivazione e responsabilizzazione dei soggetti.

Vittoria Gallina

Bisogni formativi e politiche di welfare

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Il lifelong learning è la risposta che le politiche educative hanno saputo costruire alla fine del secolo scorso di fronte ai processi di mondializzazione del lavoro ed ai fenomeni migratori. La durezza e la complessità dei processi sociali indotti dal cambiamento produttivo nel mondo globale chiedono uno sforzo di conoscenza ed un impegno di risorse inedito, per contrastare processi di disgregazione sociale e per sostenere gli individui che "rischiano" nel mondo del lavoro flessibile. Le prospettive educative sono chiamate a inventare percorsi che aiutino gli individui a vedere lontano e a progettarsi al di là della occupazione just in time che il mercato del lavoro presenta oggi come unica, quasi, opportunità di inserimento sociale. Sistemi formativi/ istruttivi efficaci dovranno progressivamente abbandonare la illusoria valenza dei percorsi interdisciplinari, valorizzando invece la trasversalità di saperi e competenze e esplicitando le finalità di ogni fase del processo di apprendimento, al fine di attribuire a questo senso e valore per il soggetto che apprende.

Adriana Luciano, Roberto Di Monaco

Prevedere la domanda di lavoro e di formazione. Il caso delle professioni sociali

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

L’analisi dei fabbisogni di competenze degli occupati ha attratto grandi investimenti per realizzare ad hoc ricerche professionali a livello e professionale, così come sono carenti modelli condivisi a livello nazionale. Al fine di contribuire a definire modelli standardizzati, gli autori suggeriscono l’uso di dati amministrativi, per quanto possibile in modo da rendere le analisi più affidabili e meno costose. Inoltre, essi forniscono un modello di analisi per misurare il divario di competenze professionali sulla base del quadro europeo delle qualifiche. Il modello è stato sperimentato sui lavoratori sociali della regione Piemonte, sottoponendo un questionario ad un campione di circa 500 professionisti e manager impiegati nel settore dei servizi sociali locali. È emersa una rappresentazione delle professioni e delle esigenze di formazione che mette in evidenza la divergenza tra l’attuale orientamento delle politiche sociali verso una maggiore integrazione e cooperazione locale e le competenze professionali principalmente focalizzate sul rapporto con gli utenti. I predetti risultati sottolineano la necessità di realizzare processi di training on the job di concerto con le modifiche organizzative che risultano più coerenti con le attuali politiche.

Salvatore Pirozzi, Marco Rossi-Doria

Socievolezza e agency

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Gli autori hanno fatto parte, dal 1997, di una comunità di pratiche che, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, ha lavorato con drop-out tra scuola di seconda occasione (buona pratica dell’Ue), empowerment dei ragazzi, anche nella prospettiva di una migliore transizione scuola-lavoro. Qui provano a ripensare alle esperienze degli anni passati che vengono rinominate alla luce delle teorie incontrate e, in particolare, delle categorie di socievolezza e di agency. Le esperienze sembrano mostrare e insegnare che il capacity building è possibile e promettente se ha luogo insieme alle giovani persone in crescita con cui i maestri di strada interloquiscono entro il complesso contesto con il quale entrambi fanno i conti. La voce/voice e la capacità di aspirare/capacity to aspire sono componenti fondamentali di tutto ciò. E indicano vie di decisiva importanza per il policy building. Che, tuttavia, le Istituzioni faticano molto a riconoscere.

François Dubet, Marie Duru-Bellat, Antoine Vérétout

Le diseguaglianze scolastiche a monte e a valle. Organizzazione scolastica e influenza dei titoli di studio

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Ovunque la scuola riproduce la disuguaglianza sociale risultando più favorevole per gli studenti socialmente e culturalmente avvantaggiati. Tuttavia questa "legge" è troppo generica per spiegare le forti variazioni del livello di riproduzione sociale rilevata tramite confronti internazionali. Sulla base di tali indagini, il saggio illustra innanzitutto che tali variazioni non sono spiegate direttamente dalla portata delle disuguaglianze sociali, ma occorre fare riferimento ad altri due fattori. Il primo ha a che fare con l’organizzazione dei sistemi scolastici, la quale incrementa o attenua gli effetti della disuguaglianza sociale sulle disuguaglianze scolastiche. Il secondo si colloca a valle della scuola ed ha a che fare con l’intensità dell’influenza dei titoli di studio sull’accesso alle diverse posizioni sociali; in tal senso si mostra che tanto più tale influenza è forte, tanto più sono marcate le diseguaglianze di istruzione e rigida la riproduzione delle diseguaglianze sociali. In definitiva è il ruolo assegnato alla scuola dalle varie società che determina il livello della riproduzione sociale. A partire dalle risultanze dello studio illustrato, condotto su un campione di paesi, che analizza dati a livello aggregato sarebbe molto utile effettuare approfondimenti qualitativi complementari per comprendere come opera la riproduzione sociale.