RISULTATI RICERCA

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Vittoria Gallina

Bisogni formativi e politiche di welfare

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Il lifelong learning è la risposta che le politiche educative hanno saputo costruire alla fine del secolo scorso di fronte ai processi di mondializzazione del lavoro ed ai fenomeni migratori. La durezza e la complessità dei processi sociali indotti dal cambiamento produttivo nel mondo globale chiedono uno sforzo di conoscenza ed un impegno di risorse inedito, per contrastare processi di disgregazione sociale e per sostenere gli individui che "rischiano" nel mondo del lavoro flessibile. Le prospettive educative sono chiamate a inventare percorsi che aiutino gli individui a vedere lontano e a progettarsi al di là della occupazione just in time che il mercato del lavoro presenta oggi come unica, quasi, opportunità di inserimento sociale. Sistemi formativi/ istruttivi efficaci dovranno progressivamente abbandonare la illusoria valenza dei percorsi interdisciplinari, valorizzando invece la trasversalità di saperi e competenze e esplicitando le finalità di ogni fase del processo di apprendimento, al fine di attribuire a questo senso e valore per il soggetto che apprende.

Adriana Luciano, Roberto Di Monaco

Prevedere la domanda di lavoro e di formazione. Il caso delle professioni sociali

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

L’analisi dei fabbisogni di competenze degli occupati ha attratto grandi investimenti per realizzare ad hoc ricerche professionali a livello e professionale, così come sono carenti modelli condivisi a livello nazionale. Al fine di contribuire a definire modelli standardizzati, gli autori suggeriscono l’uso di dati amministrativi, per quanto possibile in modo da rendere le analisi più affidabili e meno costose. Inoltre, essi forniscono un modello di analisi per misurare il divario di competenze professionali sulla base del quadro europeo delle qualifiche. Il modello è stato sperimentato sui lavoratori sociali della regione Piemonte, sottoponendo un questionario ad un campione di circa 500 professionisti e manager impiegati nel settore dei servizi sociali locali. È emersa una rappresentazione delle professioni e delle esigenze di formazione che mette in evidenza la divergenza tra l’attuale orientamento delle politiche sociali verso una maggiore integrazione e cooperazione locale e le competenze professionali principalmente focalizzate sul rapporto con gli utenti. I predetti risultati sottolineano la necessità di realizzare processi di training on the job di concerto con le modifiche organizzative che risultano più coerenti con le attuali politiche.

Salvatore Pirozzi, Marco Rossi-Doria

Socievolezza e agency

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Gli autori hanno fatto parte, dal 1997, di una comunità di pratiche che, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, ha lavorato con drop-out tra scuola di seconda occasione (buona pratica dell’Ue), empowerment dei ragazzi, anche nella prospettiva di una migliore transizione scuola-lavoro. Qui provano a ripensare alle esperienze degli anni passati che vengono rinominate alla luce delle teorie incontrate e, in particolare, delle categorie di socievolezza e di agency. Le esperienze sembrano mostrare e insegnare che il capacity building è possibile e promettente se ha luogo insieme alle giovani persone in crescita con cui i maestri di strada interloquiscono entro il complesso contesto con il quale entrambi fanno i conti. La voce/voice e la capacità di aspirare/capacity to aspire sono componenti fondamentali di tutto ciò. E indicano vie di decisiva importanza per il policy building. Che, tuttavia, le Istituzioni faticano molto a riconoscere.

François Dubet, Marie Duru-Bellat, Antoine Vérétout

Le diseguaglianze scolastiche a monte e a valle. Organizzazione scolastica e influenza dei titoli di studio

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Ovunque la scuola riproduce la disuguaglianza sociale risultando più favorevole per gli studenti socialmente e culturalmente avvantaggiati. Tuttavia questa "legge" è troppo generica per spiegare le forti variazioni del livello di riproduzione sociale rilevata tramite confronti internazionali. Sulla base di tali indagini, il saggio illustra innanzitutto che tali variazioni non sono spiegate direttamente dalla portata delle disuguaglianze sociali, ma occorre fare riferimento ad altri due fattori. Il primo ha a che fare con l’organizzazione dei sistemi scolastici, la quale incrementa o attenua gli effetti della disuguaglianza sociale sulle disuguaglianze scolastiche. Il secondo si colloca a valle della scuola ed ha a che fare con l’intensità dell’influenza dei titoli di studio sull’accesso alle diverse posizioni sociali; in tal senso si mostra che tanto più tale influenza è forte, tanto più sono marcate le diseguaglianze di istruzione e rigida la riproduzione delle diseguaglianze sociali. In definitiva è il ruolo assegnato alla scuola dalle varie società che determina il livello della riproduzione sociale. A partire dalle risultanze dello studio illustrato, condotto su un campione di paesi, che analizza dati a livello aggregato sarebbe molto utile effettuare approfondimenti qualitativi complementari per comprendere come opera la riproduzione sociale.

Marco Ruffino

Individualizzazione della diseguaglianza sociale e politiche delle capacitazioni

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

L’articolo analizza in modo critico l’approccio delle capabilities nelle politiche di welfare attivo, viste in rapporto al "paradigma debole" della knowledge economy. Focalizzando l’attenzione sul rapporto fra capacitazione ed apprendimento, sonoevidenziati due tipi di rischi: i) una maggiore individualizzazione della diseguaglianza, se le capacitazioni divengono un terreno di conflitto sociale, che riproduce, invece di correggere, i conversion handicap iniziali; ii) la riduzione della libertà sostantiva, se il diritto ad apprendere si trasforma nell’obbligo di adattamento. L’approccio delle capacitazioni resta indubbiamente essenziale, ma richiede di trovare un equilibrio fra responsabilità personali e responsabilità istituzionali. Alcune evidenze relative all’Europa ed all’Italia mostrano la necessità di andare verso "istituzioni capacitanti", come condizione per utilizzare l’approccio per lo sviluppo di una effettiva libertà individuale di scelta.

Conoscenza, lavoro, formazione nel tempo della complessità

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Il dialogo con Gianluca Bocchi affronta i fenomeni che hanno segnato l’avvento della società della conoscenza, offendo una prospettiva di lettura che ci permette di uscire da una rappresentazione semplicistica e riduttiva delle dinamiche di trasformazione che collegano in modo inedito i processi di apprendimento alla nostra vita quotidiana, al nostro modo di lavorare, al nostro essere cittadini. Ciò rende necessario rivedere strutture consolidate di rappresentazioni, prendendo le distanze da categorie che fanno riferimento a modalità statiche di trasmissione di saperi e di mero possesso e privatizzazione della conoscenza, per collocarsi in una dimensione processuale, che valorizzi invece riflessività, generatività, creatività ed intersoggettività dei percorsi di apprendimento, la diffusione nei tempi e negli spazi di vita, l’integrazione tra attori con potenzialità formative fino ad ora non sufficientemente esplorate, a partire da soggetti economici quali le imprese, per la promozione di personalità evolutive costantemente in grado di intraprendere tracciati alternativi.

Barbara Giullari

Tra conoscenza e lavoro: una introduzione

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 120 / 2010

Lo scenario contemporaneo è caratterizzato da radicali trasformazioni sia dei processi di produzione della conoscenza, sia del lavoro che sottopongono il rapporto tra i due termini a critiche e revisioni profonde. Nonostante i diversi punti di vista, l’imperativo volto alla costruzione di una società ed un’economia della conoscenza si traduce sovente in politiche che enfatizzano il ruolo strumentale dell’educazione nei confronti della crescita economica, così come nello stesso tempo il lavoro è sottoposto a processi di trasformazione che ne indeboliscono il rapporto con la cittadinanza. La centralità della conoscenza nei processi sociali ed economici chiama in causa la qualità del sistema scolastico e formativo e la qualità del lavoro e della sua organizzazione: è quindi necessario sviluppare una prospettiva critica che ponga in evidenza nuovi terreni di confronto, di potenzialità e di rischi nel rapporto tra sistema formativo e mondo del lavoro. In tale prospettiva è introdotta la relazione tra processi di apprendimento e traiettorie lavorative, illustrando alcune tra le principali direzioni di ricerca connesse a tali questioni.