RISULTATI RICERCA

La ricerca ha estratto dal catalogo 104757 titoli

Marcello Bortolato

La tutela dei diritti dei detenuti: le armi spuntate della magistratura di sorveglianza

QUESTIONE GIUSTIZIA

Fascicolo: 5 / 2010

Nel 1975 in Italia vedeva la luce la legge 26 luglio 1975 n. 354, più nota come "ordinamento penitenziario". Ancor oggi, pur con tutti i successivi interventi che ne hanno di volta in volta allargato o ristretto l’ambito di operatività, questo corpus di norme è lo strumento organico di base in materia di esecuzione delle pene privative e limitative della libertà personale: centrale in esso è la figura del magistrato di sorveglianza che, nell’alveo di una concezione legalitaria della fase dell’esecuzione della pena, è stato introdotto non solo per concedere i benefici ai detenuti ma, superando definitivamente l’autoreferenzialità dell’istituzione carceraria, anche per garantire il rispetto dei loro diritti.

1. Nomofilachia, coerenze di sistema e asistematicità della duplice novella della legge n. 125 del 2008 e della legge n. 94 del 2009 (1.1. Il sequestro di prevenzione ex art. 2 ter, comma 2, della legge n. 575 del 1965 e successive modifiche: l’architettura disegnata dalla giurisprudenza di legittimità prima della duplice novella legislativa - 1.2. La confisca di prevenzione ex art. 2 ter, comma 3, della legge n. 575 del 1965 nella novella del 2008 - 1.3. Il quantum dimostrativo necessario al sequestro e alla confisca di prevenzione prima e dopo la duplice novella legislativa: 1.3.1. In specie: il sequestro - 1.3.2. Onere probatorio e onere di allegazione / 2. La resistibile novità della tendenza a rendere autonoma l’azione giudiziaria di prevenzione reale da quella di prevenzione personale nel duplice intervento legislativo del 2008 e del 2009.

Leonardo Lenzi

Emozioni intelligenti, intelligenza emozionata: strategie per coltivare se stessi

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 2 / 2010

È sempre più diffusa la consapevolezza che l’attitudine della cura affondi le sue radici nell’essere di chi si prende cura, e non possa basarsi solo sulle competenze che informano il suo fare: per prendersi cura occorre "essere etici". L’etica è qualcosa che ha a che fare con la ragione, con l’intelletto. Se le passioni si conformano alla ragione, esse rendono un’azione ancor più virtuosa. Ma se le emozioni devono essere intelligenti, l’intelletto può essere emozionato? Il cuore umano è capace di emozionarsi per tre dimensioni caratteristiche dell’intelletto: la conoscenza, l’etica e l’apertura alla bellezza, a cui, se emozionate, corrispondono altrettante attività: la realizzazione, la compassione, la contemplazione. L’Autore esamina queste tre dimensioni, concludendo infine che la cura di sé, troppo spesso indirizzata al benessere, altrettanto spesso trascura l’Essere: è quindi necessaria una pedagogia specifica che ci renda capaci di coltivare l’"essere etico" che è in ognuno di noi.

Claudia Mazzucato

Tra norme e valori: i compiti di cura del diritto in una democrazia

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 2 / 2010

In una società democratica, guidata da principi costituzionali, al diritto non spetta il compito di regolare la vita dei consociati attraverso comandi, divieti e punizioni, bensì il compito di prendersi cura delle persone mediante il riconoscimento di diritti inviolabili e la promozione delle condizioni di una vita sempre migliore. Il diritto finisce anche per rappresentare il minimo etico condivisibile in una società pluralista e laica. La disciplina migratoria vigente viene presa ad esempio del tradimento dei compiti di cura del diritto; mentre il diritto minorile viene indicato come un modello virtuoso di un sistema giuridico che si ispira alla cura dei destinatari delle norme.

Angelo Cupini

Il territorio dalla stiva. I care

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 2 / 2010

L’Autore si basa sulla propria esperienza, lunga 35 anni, di lavoro in comunità con giovani marginali dipendenti e adolescenti immigrati, per proporre una riflessione sulla condizione esistenziale dell’uomo d’oggi. Nel mondo moderno, in cui la spinta all’individualismo è molto forte, è necessario recuperare la consapevolezza del fatto che ogni uomo è inserito profondamente all’interno della società. Territorio e comunità devono quindi tornare ad essere terreno fertile per la crescita individuale. Viviamo in tempi difficili e confusi, popolando "non-luoghi", cioè spazi che assolvono a funzioni ma non offrono identità né possibilità relazionali: l’incertezza che ne scaturisce spinge l’uomo a ripiegarsi su se stesso per paura del futuro o a pretendere di poter interpretare il presente ed il futuro stesso in base ad un "sapere" che è ben lontano dalla vera "saggezza". Occorre perciò spogliarsi di ogni illusione di conoscenza e accettare di rifondare noi stessi, ciò che sappiamo e ciò che vogliamo costruire sull’esperienza concreta, sull’uomo reale che ogni giorno ci cammina a fianco e rispecchia ciò che noi stessi siamo. Per intraprendere questo cammino occorre imparare a lavorare sulle situazioni difficili per modificarle, ricostruire una sapienza collettiva e trasmettere queste capacità agli altri, sia nel nostro stesso tempo che di generazione in generazione.

Rita Sidoli

La trama dei valori condivisi e la pedagogia della responsabilità

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 2 / 2010

La parte introduttiva del capitolo (Paragrafo 1) riassume l’esperienza professionale in cui si radicano le riflessioni successive. Nel paragrafo 2 il tema del dolore è analizzato nei suoi risvolti individuali e sociali, nelle risposte che esso attiva in coloro che ne sono testimoni e nel "costo emotivo" della condivisione. Nel paragrafo conclusivo il prendersi cura, sintesi di sapere razionale e coinvolgimento emotivo, è coniugato nei suoi fondamenti teorici e nelle pratiche che lo concretizzano.

Carlo Maria Mozzanica

Prendersi cura della fragilità

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 2 / 2010

Lo scenario socioculturale postmoderno si fa sempre più generatore di fragilità sistemiche (della persona, della famiglia e della comunità) e infrasistemiche (che toccano tutta la vita e/o la vita di tutti). Diventano parte dell’esperienza ordinaria e condivisa la censura, la rimozione dei vissuti più profondi propri del quotidiano e dell’ordinaria esistenza: la malattia, la sofferenza, la decadenza non accettata - che diventa marginalità - della vecchiaia, la morte. Nel quadro dei diritti costituzionali emergono la rimozione e la censura di uno dei tre principi fondamentali delle democrazie, quantomeno di quelle occidentali: la fraternità o la solidarietà. Occorre invece ribaltare la prospettiva, nell’ottica umana in generale e in quella medica in particolare: non si tratta di "curare" (cure) un corpo oggetto, ma di "prendersi cura" (care) di un corpo soggetto. "Curare" non deve identificarsi con "guarire", cancellando così l’idea della morte perché inaccettabile. È necessario ricordarsi che la malattia è sempre evento esistenziale e non meramente biologico, e che l’assenza di possibilità di guarigione non deve portare mai alla rinuncia del rapporto umano con il malato. In senso più ampiamente esistenziale, l’uomo di oggi deve abbandonare ogni pretesa di onnipotenza per prendersi cura amorevole della propria fragilità, che è cifra costituiva della sua umanità.

Stefania Lauri

La giusta vicinanza nella relazione d’aiuto

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

Per ogni bambino, gli adulti con cui costruisce interazioni significative diventano dei punti di riferimento fondamentali: queste figure adulte devono perciò essere in grado di relazionarsi col bambino con attenzione ed affettività, non solo nei contenuti, ma anche nelle modalità comunicative. Ciò vale a maggior ragione per i bambini disabili: è normale che l’adulto che entra in relazione con loro percepisca disagio o difficoltà, ma ciò che conta è reagire con un atteggiamento di apertura e disponibilità, riconoscendo l’unicità di ogni bambino e quindi anche del rapporto che si instaura con lui. Nel fare ciò, contenuti, metodologia di insegnamento e di comunicazione devono andare di pari passo, così come l’esperienza diretta deve sempre essere accompagnata da una riflessione su di essa che ci consenta di orientarla al meglio. Poiché, infine, rapportarsi con un bambino significa inevitabilmente entrare in relazione anche con il suo contesto familiare, è opportuno che tutti gli operatori - medici, insegnanti, educatori - improntino sempre il rapporto con la famiglia ad uno spirito autentico di fiducia e di collaborazione.

Antonella Delle Fave

La relazione di cura e il benessere condiviso

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

La relazione di cura può essere un’importante opportunità di costruzione e condivisione di benessere, sia per il paziente che per l’operatore sanitario. Numerose ricerche negli ultimi due decenni hanno studiato questi aspetti, mettendone in evidenza le potenzialità e le ricadute positive per la qualità di vita dei lavoratori, dei loro assistiti, e della collettività in cui vivono.

Massimo Molteni

Il volto senza fine: la sofferenza della mente

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

Il concetto e l’esperienza umana del dolore sono cambiati nel corso della storia dell’uomo: se per gli antichi greci, così come anche nella Bibbia, il dolore faceva parte della vita e come tale era accettato, oggi invece esso viene rifiutato come elemento esistenziale estraneo, da eliminare il più presto e il più efficacemente possibile. La scienza medica ha fatto grandi passi in questa direzione, ma la possibilità di attenuare o annullare il dolore fisico non ci esime dalla necessità di riflettere sul vero senso della sofferenza, intesa come aspetto ineliminabile della condizione umana. La percezione della sofferenza dipende non solo dalle caratteristiche personali dell’individuo, ma anche dal contesto socioculturale in cui egli è inserito, variabili che condizionano anche la capacità di comprensione della sofferenza dell’altro. Quanto più un sistema - persona o società - è complesso, tanto maggiore sarà la sofferenza da esso percepita. In definitiva, è inevitabile sia che l’uomo soffra sia che ricerchi la cancellazione della sofferenza: una dicotomia, questa, che acquista un suo senso e una prospettiva di risoluzione solo tramite l’apertura ad una dimensione più ampia ed elevata rispetto a quella puramente fisica. In quest’ottica, la lotta - umana in generale e medica in particolare - contro sofferenza e dolore assume una connotazione non solo di utilità immediata, ma anche di importante significato ultimo.

Barbara Pinciara

Risvolti etici in psichiatria

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

Da sempre la Medicina sente il bisogno di darsi delle regole e dei codici di comportamento a protezione del paziente. Ciò richiede ad ogni operatore di mettersi in gioco con autenticità, apertura e costanza nel tempo: compito non facile, come testimonia il fatto che spesso la comunicazione con il paziente affetto da malattia psichica è carente o assente. Le maggiori difficoltà in questo senso si manifestano nelle "zone grigie" del rapporto medico-paziente: ad esempio nelle situazioni di criminalità connesse alla patologia psichiatrica, nelle quali la tutela del paziente è spesso in contrasto con la necessità di attuare misure protettive a livello sociale. Il medico che lavora con pazienti psichiatrici si trova spesso a dover prendere decisioni che condizionano la sua libertà: pensiamo ad esempio ai casi a rischio di suicidio, alla prescrizione di farmaci in grado di influenzare la qualità di vita in senso medico e sociale (come gli antipsicotici), all’allontanamento da famiglie maltrattanti. Anche eventi quali l’innamoramento e la sessualità tra medico e paziente pongono in primo piano la questione del rapporto personale che si instaura all’interno di questa diade tanto complessa. Per far fronte a queste difficoltà è necessario promuovere la comunicazione e l’alleanza terapeutica, fondate sul rispetto e sulla fiducia tra i terapeuti e con il paziente. Questo richiede all’operatore sanitario non solo di agire in modo etico, ma di "essere etico" come persona.

Sandra Strazzer

L’incomunicabilità del dolore e il dolore dell’incomunicabilità

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

Il dolore o, meglio, la sofferenza, è un’esperienza che ha il sapore dell’incomunicabilità. Non si riesce a "dire", e quello che viene detto con le parole non riesce in alcun modo ad essere esaustivo. In queste riflessioni ho pensato di raccontare la mia esperienza sul "modo di comunicare la verità del dolore" dando voce ai protagonisti, in particolare ai bambini con cui vivo gran parte del mio tempo, e ho pensato di riportare, nella seconda parte, un altro aspetto che mi sta a cuore: il dolore del silenzio. Ciò che provoca maggiore "dolore" in chi è accanto ad una persona nella specifica condizione di stato vegetativo è l’impossibilità di "parlare", cioè di relazionarsi con lei.

Momcilo Jankovic

Come e perché comunicare la diagnosi di malattia a un bambino

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

L’obiettivo psicosociale principale nella cura dei tumori pediatrici consiste nell’aiutare i bambini e le loro famiglie ad affrontare la diagnosi e le prospettive che ne derivano. I bambini e le loro famiglie hanno bisogno del nostro aiuto, anche se la maggior parte di loro si scontra con la diagnosi senza apparentemente manifestare segni di cedimento. Da un lato dobbiamo cercare di aiutare il bambino e la sua famiglia che hanno un bisogno immediato del nostro supporto, dall’altro occorre portare avanti una ricerca controllata e scientificamente valida, finalizzata a distinguere gli interventi efficaci da quelli inefficaci. L’assistenza clinica ottimale consiste nell’applicazione delle migliori scoperte oggi disponibili, basate sull’evidenza e applicate nel contesto culturale locale. Il personale sanitario può dare ascolto attento ai bambini e alle loro famiglie per capire in che modo essi agiscono e rispondono all’assistenza che viene loro offerta. Modificare il proprio approccio sulla base del livello di soddisfazione delle famiglie nei confronti dell’assistenza offerta può aiutare a migliorare il servizio.

Leonardo Lenzi

Introduzione

CHILD DEVELOPMENT & DISABILITIES - SAGGI

Fascicolo: 1 / 2010

Patrizia La Trecchia

Identità migranti e luoghi della memoria

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 2 / 2010

In questo saggio intraprendo una riflessione personale e teorica sulle complessità dell’identità migrante nel tentativo di darne una definizione attraverso frammenti di esperienze personali, teoria attuale sull’identità migrante e, in conclusione, attraverso un diario di viaggio. Riferendomi alle immagini di cosmopolitismo presenti nella cultura contemporanea, rifletto sulle storie che emergono quando luogo e cittadinanza si intersecano. Concludo soffermandomi sul ruolo costituito dalla memoria nella formazione dell’identità dei migranti e ponendo la mia identità ibrida al centro della riflessione.