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Vincenzo Sorrentino

Genealogia dei confini, costituzione del soggetto ed etica della cura

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

L’articolo propone alcune considerazioni sull’etica della cura di Joan Tronto, soprattutto a partire dal suo libro Confini morali. Nella prima parte si cerca di evidenziare il contributo che gli studi di Foucault possono fornire al pensiero di Tronto; nella seconda si tenta, invece, di mettere a fuoco quelli che appaiono i punti di forza e i limiti dell’etica della cura di Tronto, soprattutto in riferimento alla sua valenza critica e al suo rapporto con la teoria democratica.

Gian Luca Barbieri

L’identità e il pensiero al tempo dell’sms

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il saggio analizza il modo in cui l’uso dell’sms favorisce una modalità di pseudo-attivazione del pensiero che ha ricadute sulle rappresentazioni di sé, dell’altro e delle relazioni tra sé e l’altro. In quanto «tecnologia del sé» (Foucault), il telefonino orienta e modifica il pensiero in una direzione narcisistica e autocentrata per cui gran parte delle comunicazioni ha una ricaduta autoreferenziale e la persona con cui ci si relaziona è ridotta a oggetto-Sé (Kohut) con funzione speculare di conferma dell’immagine che il soggetto ha di se stesso. Il risultato è la creazione di pseudo-pensieri e una mentalizzazione di superficie che porta spesso a un’identificazione fusionale con l’altro, non riconosciuto come effettivamente altro da sé. Si realizzano quelle «identificazioni solide» di cui parla Recalcati che si connettono all’abolizione dell’inconscio da lui riscontrata nella nostra epoca.

Stefano Giacchetti Ludovisi

La decostruzione della soggettività in Adorno e Nietzsche

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

L’articolo presenta un’analisi comparativa tra le posizioni di Adorno e Nietzsche riguardo al ruolo della soggettività. Se da un lato è possibile rilevare l’affinità di percorso dei due autori nel criticare la soggettività ‘costitutiva’ quale risultato di un processo storico di identificazione operato dalla razionalità, allo stesso tempo si evidenziano le differenze delle due prospettive in merito alle conclusioni raggiunte da tale critica. Il processo di dissoluzione della soggettività sostenuto da Nietzsche è in parte respinto da Adorno sulla base del rifiuto di identificare un principio formato sulle passioni. La critica sociale di Adorno lo porta a rifiutare l’affermazione di un principio di piacere ormai ridotto alla sua versione reificata. La critica della soggettività borghese conduce Adorno all’affermazione di quello che può essere definito un ‘oltre-borghese’: una forma di soggettività non costitutiva che rispetti il non-identico.

Alessandro Bellan

Il doppio movimento dell’individualità. Adorno, l’individuo e le cose

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il saggio prende in considerazione il nesso istituito da Adorno fra la crisi dell’individuo e il suo tentativo di salvare la metafisica attraverso un rapporto rinnovato con le cose, ripensando poi il significato etico della patologia sociale dell’individualità. Una ‘salvezza’ dell’individuale, nell’epoca della sua liquidazione, può essere ancora proposta, nei termini di Adorno, solo se si supera la falsa alternativa fra un individuo pensato come spazio intersoggettivo delle ragioni e un’individualità ripiegata monologicamente su se stessa attraverso una rinnovata antropologia, etica e critica insieme.

Stefano Petrucciani

Theodor W. Adorno e la crisi dell’individuo

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

La questione della decadenza dell’individuo, o addirittura della sua liquidazione nella società di massa, è un teai centrale della teoria critica della società di Adorno e Horkheimer, sviluppato non solo nella Dialettica dell’illuminismo, ma anche in molti testi di Adorno e negli importanti scritti pubblicati ora in italiano. Il problema che emerge da tali testi è: mentre la teoria adorniana insiste fortemente sul tema della decadenza dell’individuo, la teoria sociale contemporanea sembra invece a prima vista andare in una direzione opposta. Oggi molti scienziati sociali, come per esempio Zygmunt Bauman, descrivono la società contemporanea come caratterizzata da crescenti processi di individualizzazione. Nasce dunque la domanda: chi ha ragione? I teorici della obsolescenza dell’individuo o quelli della crescente individualizzazione? Il testo cerca, ripartendo da Adorno, di svolgere qualche considerazione su questo tema.

Marcello Di Paola

Le virtù ambientali e il paradigma del giardino

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il saggio difende l’idea che i contesti più congeniali allo sviluppo e all’esercizio di un carattere virtuoso dal punto di vista ambientale siano i giardini e che il modo migliore per sviluppare ed esercitare tale carattere sia conservare specie botaniche, coltivandone esemplari con le proprie mani. La coltivazione di un giardino permette, e richiede, una certa comprensione e accettazione di importanti dimensioni del rapporto uomo-natura, le quali innescano comportamenti positivi che, consolidandosi nel tempo attraverso abitudine e riflessione, diventano veri e propri tratti caratteriali virtuosi. Le virtù sviluppate ed esercitate in giardino contribuiranno in modo decisivo alla buona riuscita dei nostri futuri sforzi verso la sostenibilità, perché avranno un prezioso aspetto operativo, assente dalle virtù ambientali tipicamente contemplative che l’individuo può invece sviluppare ed esercitare in aree naturali non umanizzate.

Tim Mulgan

Teoria etica e intuizioni in un mondo in frantumi

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il cambiamento climatico presenta caratteristiche inedite che mettono in discussione il pensiero morale cui siamo abituati. In questo saggio, si ricostruiscono le modifiche che sarebbero necessarie per pensare le questioni morali poste dalla prospettiva di un mondo che subisca gli effetti del cambiamento climatico: si potrebbe trattare di un mondo in frantumi, dove non ci sono più le condizioni minime di benessere, e le nozioni cui siamo abituati - come certi diritti o l’ideale dell’eguaglianza - non valgono più e debbono venire sostituite da una nuova etica, che non potrà più affidarsi a intuizioni morali, per quanto solide e radicate.

Dale Jamieson

Le sfide morali e politiche del cambiamento climatico

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il cambiamento climatico globale pone sfide senza precedenti ai nostri modi di concepire la morale e la politica. Siamo abituati a vedere un problema morale in situazioni in cui un individuo chiaramente identificabile intenzionalmente ne danneggi un altro, a sua volta chiaramente identificabile; e in cui sia gli individui coinvolti, sia il danno in questione, stiano tra loro in una relazione spazio-temporale di vicinanza. Il cambiamento climatico globale danneggerà senz’altro milioni di persone, ma secondo modalità completamente diverse da queste. Dal punto di vista politico, d’altro canto, l’intrattabilità del fenomeno è dovuta al fatto che siamo abituati a prendere decisioni pubbliche in base a preferenze momentanee, piuttosto che a interessi a lungo termine e valori condivisi. Per affrontare il cambiamento climatico globale abbiamo dunque bisogno di riformare sia i nostri modi di concepire la problematicità morale, sia il nostro stile di deliberazione politica. Per far questo, è necessario partire dagli individui: fornendo una visione ideale di che tipo di carattere sia più adatto per vivere in un mondo globalizzato e altamente interconnesso come il nostro.

Daniele Bifulco

Nucleare e responsabilità intergenerazionale

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il saggio analizza l’impatto che l’energia nucleare può avere sulla relazione fra riscaldamento terrestre e generazioni future, sulla base delle prese di posizione degli organismi internazionali di regolazione del settore nucleare. Da un lato, l’energia nucleare viene vista da alcuni come contributo alla lotta al cambiamento climatico, dall’altro avrebbe impatti problematici sulle generazioni future: l’articolo illustra questo dilemma, puntando l’attenzione soprattutto sulla questione delle scorie e sulla tutela giuridica delle generazioni future. Si considera inoltre la questione dell’energia nucleare dal punto di vista della sua valutazione complessiva, sottolineando la necessità di una discussione ampia - che è mancata nel nostro paese.

Gianfranco Pellegrino

Cambiamento climatico e generazioni future

SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA)

Fascicolo: 39 / 2010

Il saggio introduce le tematiche di questo numero, soffermandosi in particolare sulla rilevanza etica e politica del cambiamento climatico. Dopo una rapida spiegazione dell’effetto serra naturale e artificiale, si ripercorrono le teorie che concepiscono il cambiamento climatico come un problema di giustizia distributiva. Secondo alcuni autori queste teorie non sono sufficienti per dare strumenti adeguati, perché il cambiamento climatico rappresenta un problema etico nuovo, che richiede una strumentazione etica inedita. Il saggio approfondisce alcune delle caratteristiche nuove dell’etica del cambiamento climatico, soprattutto in relazione all’impatto che le scelte presenti avranno sulla qualità della vita delle generazioni future.

Recensioni

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Michele De Benedictis

Giulio Leone: l’ultimo dei bonificatori

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Le grandi opere di bonifica, il cui culmine si è andato realizzando nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, hanno certamente contribuito a mutare il volto produttivo e sociale dell’agricoltura del Mezzogiorno. I successi conseguiti sono in larga misura da attribuire alla competenza e all’impegno professionale di un agguerrito nucleo di tecnici. Giulio Leone, recentemente scomparso, è stato, a pieno titolo, l’ultimo rappresentante di tale schiera. Il suo impegno professionale, a partire dagli anni Quaranta, ha interessato le realtà del latifondo siciliano e diversi comprensori dell’agricoltura campana. Alla conclusione del lavoro per la riforma agraria in Calabria, ha fatto seguito il prolungato impegno presso la Cassa per il Mezzogiorno, prima alla direzione del Servizio bonifiche e successivamente come Vicedirettore del medesimo istituto. Una lunga vita esemplare, sotto il profilo umano e professionale, che lo fa annoverare tra i grandi "tecnici" del meridionalismo contemporaneo.

Francesco Di Bartolo

La riforma del latifondo nella Sicilia del primo dopoguerra

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Nel primo dopoguerra in Europa i governi procedevano a riforme redistributive della terra, in Italia si tentava la via delle bonifiche tramite l’Opera nazionale combattenti. In questo contesto la Sicilia fu il principale banco di prova per sovrapporre a ordinamenti latifondistici privi di investimenti un sistema di conduzione economica modellato sulla tradizione del cooperativismo, più corrispondente alle esigenze di una moderna società capitalista. Il piano di riqualificazione del territorio si poneva l’obiettivo di aggredire il latifondo con una moderna legislazione sugli espropri e i contratti a miglioria. Tuttavia l’esempio siciliano ci consente di concludere brevemente che il progetto basato sulla diffusione della conduzione cooperativistica e sostenuta dall’intervento pubblico naufragò a causa di un ceto politico locale poco attrezzato ad accogliere le sfide dello sviluppo capitalistico.

Chiara Franco, Kornelia Kozovska

FDIs Productivity Spillovers in Regional Clusters: A Comparison between Poland and Romania

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

In recent years Foreign Direct Investments (FDIs) inflows towards Eastern European countries have progressively increased, further stimulated by the entry of some countries into the European Union. However, the empirical literature finds mixed evidence for the actual occurrence of spillover effects from MNEs. We contribute to this discussion by investigating whether spillover effects occur more frequently in domestic firms located within regional clusters, taking into account the distinction between low-tech and high-tech sectors. Our findings show no evidence that location within regional clusters contributes to firms benefiting from FDIs spillovers. The findings for Romania show that, on the contrary, the productivity of firms located within regional clusters is influenced more negatively by the presence of MNEs than of firms located outside regional clusters. Furthermore, we find that FDIs have, in most cases, negative impact on firm-level productivity, in line with the previous findings of empirical studies on transition countries.

Laila Porras

Labour Market Trends during Post-Socialist Transformation: The Cases of the Czech Republic, Hungary and Russia

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Labour Market Trends during Post-Socialist Transformation: The Cases of the Czech Republic, Hungary and Russia The paper analyzes the factors behind the evolution of employment and wages during the first decade of post-socialist transformation. It focuses on three countries: Hungary, Russia and the Czech Republic. We propose an explanation of the development of labour market trends in line with institutional approaches, which take the differences between countries to be accounted for by the role played by national features in the process of institutional and systemic change. Factors such as history, policies and labour market institutions and the role of the State, are taken into account in order to illustrate these three transformation paths.

Maria Lissowska

Evolution of the Institutions Governing the Labour Market. The Case of Poland

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Evolution of the Institutions Governing the Labour Market. The Case of Poland The paper describes the path of structural and institutional changes in the labour market during transition to the market economy in Poland. The role of previously strong protection of employees and of Solidarnosc in the lagging and inconsistent changes in the rules governing the labour market is underlined. Their outcome is a segmented labour market, with substantial unemployment persisting, only partly flexible, and insecure. Weak job creation and segmentation of the market together with the cultural properties of society (passivity, "learnt helplessness") and inadequate employment programmes prompt exit from the labour market rather than mobility.