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Maria Lissowska. A cura di Pasquale Tridico

QA Rivista dell’Associazione Rossi-Doria

Fascicolo: 4 / 2010

Sono passati poco più di venti anni dalla caduta del Muro di Berlino. La transizione dall’economia pianificata all’economia di mercato avrebbe dovuto portare sia democrazia che sviluppo economico nei Paesi ex comunisti. Tuttavia, molte economie in transizione non hanno ancora raggiunto ne un più alto livello di ricchezza economica ne un maggiore sviluppo democratico, mentre si osservano fondamentali differenze nei sentieri di transizione di quei Paesi. La relativa migliore posizione nella transizione della maggior parte dei Paesi dell’Europa Centro Orientale rispetto alle Repubbliche ex Sovietiche, sia in termini economici che politici, può essere spiegata sulla base dei diversi livelli di capitale sociale, fiducia, coinvolgimento della società civile, performance del mercato del lavoro, e dall’emergenza di una classe media che ha portato migliori livelli di democrazia e poi di sviluppo.

A cura di Teresa Pullano

Rassegna

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

Il lavoro si occupa dell´European Neighbourhood and Partnership Instrument (ENPI), strumento finanziario che rende operativa la Politica europea di vicinato (European Neighbourhood Policy: ENP). Dopo aver illustrato gli obiettivi e la struttura dell´ENP e il ruolo degli Action Plans, che identificano le priorità della cooperazione tra l´Unione Europea (UE) e i suoi vicini, l’analisi approfondisce il ruolo dell´ENPI presentandone, quindi, in dettaglio, gli aspetti finanziari. Nelle conclusioni, dopo aver espresso un giudizio in generale positivo sullo strumento, si sottolinea la vastità dell’area coperta dall´ENP e, di conseguenza, dall´ENPI; sono evidenziate anche le difficoltà di attuazione delle sue procedure complesse, la non sempre sufficiente attrattività per i paesi vicini e la scarsità dei fondi assegnati dall´UE a fronte di obiettivi molto ambiziosi.

Luisa Domenichelli

Il Trattato di Lisbona: un decisivo passo in avanti per le autonomie territoriali

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

L’articolo sottolinea le novità più importanti introdotte dal Trattato di Lisbona a difesa del ruolo delle autonomie territoriali a livello europeo. Riprendendo il corpus di disposizioni già proposte dalla Convenzione europea, il Trattato presenta un articolato disegno volto al coinvolgimento delle regioni e degli enti locali nel sistema europeo di governance multilivello. Questo disegno è riconducibile a tre nuclei principali: il riconoscimento delle autonomie territoriali come attori dell’ordinamento giuridico, l’attribuzione, all’interno del nuovo meccanismo di controllo del principio di sussidiarietà, di strumenti di partecipazione al processo decisionale comunitario e di tutela delle sfere di competenze e, infine, la garanzia di tali strumenti attraverso il riconoscimento del diritto di ricorso del Comitato delle Regioni alla Corte di giustizia.

La presente analisi, unitamente alle principali innovazioni concernenti la politica comunitaria di coesione nel periodo 2007-2013, ne evidenzia la stretta connessione con le altre politiche comunitarie e le politiche nazionali di sviluppo socio-economico. La complementarità, orizzontale e verticale, tra le stesse è chiamata a dispiegarsi nell’ambito di una necessaria governance multilivello proceduralmente integrata, cooperativamente caratterizzata ed alla costante ricerca di efficacia rispetto all’obiettivo di ridurre i divari nei livelli di sviluppo tra i diversi territori europei. Alla luce di ciò, l’analisi mira a dimostrare che l’integrazione negli aspetti procedimentali ed organizzativi ed il metodo del partenariato/ cooperativo si presentano quali condizioni di realizzabilità e priorità strumentali per la convergenza nelle scelte di fondo della politica unitaria regionale.

Luigi Moccia

Cittadinanza europea e spazio di libertà, sicurezza e giustizia

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

L’obiettivo dell’Unione di offrire ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne fa della cittadinanza europea, al di là del suo valore ideale e simbolico, il terreno operativo su cui fondare un’Europa unita come unione di popoli e quindi di cittadini. In questa cornice di riferimento vengono segnalati i principali contenuti normativi, insieme con le strategie e priorità politiche poste con i programmi pluriennali, da quello di Tampere a quello, per ultimo, di Stoccolma, in merito alla costruzione di tale spazio, quale spazio di coesione e integrazione tra popolazioni dei paesi membri (ma anche di protezione nei riguardi di stranieri, migranti e richiedenti asilo, provenienti da paesi terzi), cioè quale spazio comune di cittadinanza dell’Unione avente rilievo autonomo che, come tale, si aggiunge a quella nazionale.

Silvio Gambino

Giurisdizione e ‘Giustizia’ fra Trattato di Lisbona, CEDU e ordinamenti nazionali

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

A due secoli dall’avvio del costituzionalismo liberal-democratico, l’ordinamento giudiziario sembrerebbe aver compiutamente realizzato la sua parabola, vedendosi riconosciuto come potere dello Stato (autonomo e indipendente), mediante previsioni costituzionali espresse o anche sulla base di mere disposizioni legislative. In tale quadro, l’analisi affronta le tematiche della ‘giurisdizione’ e della ‘giustizia’ nell’ottica del diritto dell’Unione europea, sottolineando gli effetti giuridici prodotti dall’art. 6 del Trattato di Lisbona (con l’incorporazione sostanziale della Carta dei diritti fondamentali dell’UE all’interno dei nuovi trattati e con l’adesione alla CEDU da parte dell’Unione). Secondo quanto viene osservato, tuttavia, l’esperienza degli ordinamenti europei, nel fondo, non consente di poter cogliere una tradizione costituzionale comune agli Stati membri (per come affermato dalla Corte di Giustizia dell’UE) quanto piuttosto la garanzia in tutti gli ordinamenti nazionali, nella CEDU e ora nell’art. 47 della Carta di Nizza/Strasburgo, del diritto del soggetto ad un ricorso effettivo dinanzi ad una autorità giurisdizionale, indipendente e imparziale, precostituita per legge, nel quadro di un processo equo, garantito nel contraddittorio, ragionevole nella durata.

Daniela Preda

Le prime battaglie per l’unità europea: Mario Albertini

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

Nel secondo dopoguerra, sulla scorta dell’unità d’intenti d’azione che aveva sostanzialmente caratterizzato la Resistenza e dell’esperienza bellica da poco conclusa, erano in molti, soprattutto persone di orientamento democratico-laico, ad abbracciare idee europeiste o vagamente federaliste. Tra queste, Mario Albertini, che a partire dagli anni Cinquanta avrebbe speso la sua esistenza per l’ideale federalista, dalla militanza nella sezione del MFE pavese sino alla presidenza dell’Union Européenne des Fédéralistes dal 1975 al 1984, diventando un leader riconosciuto del federalismo europeo. Questo paper riassume le tappe principali della sua avventura politica e intellettuale, soffermandosi in particolar modo sulla sua formazione, l’opera di proselitismo, l’etica della responsabilità, la scelta di creare una forza politica autonoma militante, l’approfondimento culturale quale base indispensabile per ogni azione politica.

Carlo Cardia

Identità religiosa e culturale europea: la questione del crocifisso

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche in Italia è stata ritenuta incompatibile con la libertà di religione e di educazione dalla Corte di Strasburgo, con una sentenza (Lautsi) che appare in contrasto con la giurisprudenza costante della stessa Corte, la quale riconosce agli stati un ampio margine di apprezzamento in materia della libertà religiosa, a tal fine richiamandosi alla tradizione dei singoli paesi. La sentenza, disattendendo il suo stesso criterio di valutazione, che impone di esaminare il contesto storico-culturale, perviene, con una sorta di atteggiamento di ‘iconoclastia laica’, a un concetto limitato e fuorviante di educazione delle nuove generazioni. Infatti, se si concepisce il simbolo religioso come un elemento negativo e conturbante, i bambini cresceranno con un senso di ostilità verso questi simboli, come se fossero fattori di divisione, e il rapporto tra religioni diverrebbe un rapporto diffidente, ostile e potenzialmente conflittuale. Senza poi considerare il fatto che il diritto di una maggioranza religiosa va tutelato con la stessa cura di quelli delle minoranze.

Maria Luisa Maniscalco

Le minoranze religiose in Europa: costruire il legame sociale in uno spazio post-secolare

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

La difficile costruzione di uno spazio pubblico europeo si trova oggi ad affrontare le complesse problematiche che vedono, da un lato, una radicata secolarizzazione delle società europee e, dall’altro, la rinascita del fenomeno religioso anche sotto la spinta di minoranze che reclamano riconoscimento e ruolo pubblico come comunità di credenti. Da questa tensione emerge l’esigenza di un dialogo, attraverso cui aiutare a costruire una piattaforma di valori comuni per una pacifica convivenza. La prospettiva post-secolare di questo articolo suggerisce di accantonare la dimensione religiosa come fonte di identità di gruppo in favore di un’enfasi sulla religiosità come aspirazione universale al trascendimento e come legame sociale. Nello spazio pubblico europeo esistono le condizioni e i presupposti per pensare in termini di complessità e di autoriflessività critica, per muoversi con creatività e immaginazione in direzione di un futuro comune, per guardare alla storia e all’evoluzione delle culture (religione, costumi, stili di vita) non soltanto nella loro genesi identitaria, ma anche nel loro essere contesti aperti in cui le pratiche umane si organizzano in linguaggi, immagini, attribuzioni di significati e di simboli plurali che, seppure contrastanti, possono comunque incontrarsi e dialogare nel reciproco rispetto.

Luigi Moccia

Editoriale

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 1-2 / 2010

Andreas Giannakoulas, Max Hernandez

Rimembrare la mente e rammentare il corpo

PSICOANALISI

Fascicolo: 2 / 2010

Winnicott sostiene che l’individuo sano deve sentire il suo corpo come il fondamento del sé immaginativo. Questo è stato sottolineato alcuni anni dopo in riferimento a ciò che chiamò indwelling (insediamento) come processo che permette "l’acquisizione di una relazione stretta e semplice tra la psiche e il corpo e il funzionamento corporeo". Un adeguato indwelling potrebbe essere impedito molto presto nella vita come conseguenza del fallimento ambientale. In questo caso il funzionamento mentale viene a soffrire di una rigidità prematura e acquista la qualità di una "cosa" (di un oggetto) in se stessa. In queste situazioni, spesso la mente sostituisce la madre e diventa ciò che si prende cura del bambino stesso. In altri termini il problema è la relazione del sé con la mente.

Anna Maria Lanza, Virginia Giannotti, Grazia Ciardulli, Teresa Iole Carratelli

Rimembrare, rammentare e ricordare in psicoanalisi. Il "prendere forma del ricordo" nei bambini con disturbi psicosomatici nel pensiero di Adriano Giannotti

PSICOANALISI

Fascicolo: 2 / 2010

Le Autrici riflettono sul ruolo che hanno i vari tipi di memoria, implicita, sensoriale, esplicita ed episodica nella formazione dell’Inconscio e nello sviluppo della mente infantile. In particolare evidenziano i principali contributi scientifici di Adriano Giannotti sugli stadi iniziali dello sviluppo infantile normale e patologico e sul ruolo che hanno la madre e la relazione della coppia genitoriale in senso lato come processo trasformativo anche delle memorie corporee indicibili nelle memorie verbali. Le Autrici condividono con Adriano Giannotti l’idea che una visione più complessa della memoria e dell’inconscio richieda un approccio integrato tra il punto di vista delle neuroscienze e quello psicoanalitico. Il trattamento psicoanalitico del bambino, dell’adolescente e dell’adulto ha permesso ad Adriano Giannotti, come alle Autrici, di studiare il come prendono forma i ricordi nei piccoli pazienti con disturbi psicosomatici, il gioco dialettico tra percezione, rappresentazione e memoria, tra comunicazione inconscia e comunicazione dell’inconscio rimosso e di come la cornice analitica facilita l’acquisizione di uno spazio mentale, dove la creazione di un linguaggio comune è tesa a una co-costruzione del ricordo.