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In questo lavoro l’Autore tenta una lettura costruttivista postrazionalista di due pellicole cinematografiche del regista Guillermo Del Toro, "Il labirinto del fauno" e "La spina del diavolo". Per entrambi i film viene analizzato l’utilizzo di attività diversive di tipo immaginativo-fantastico da parte dei piccoli protagonisti per far fronte a temi di lutto e perdita. Il fine dell’indagine è quello di mettere in luce il significato profondo che emerge dalle due esperienze dolorose di vita dei protagonisti, che costituisce il leit motive attorno al quale un’identità narrativa prende forma. Il modello post-razionalista di Vittorio Guidano si dimostra ancora una volta spendibile e largamente efficace anche nello studio del funzionamento umano dell’individuo armonico, in assenza di disordini psicopatologici.

Roberto Pereira Tercero, Lorena Bertino Menna

Una comprensione ecologica della violenza filio-parentale

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

L’autore prende in considerazione in questo articolo il fenomeno della violenza filio-parentale e analizza i fattori che ne influenzano l’emergenza e il mantenimento. Sottolinea l’importanza di tre categorie di fattori: a) sociali, con particolare riferimento ai prevalenti stili educativi; b) individuali, in rapporto alle caratteristiche di personalità e alla eventuale psicopatologia; c) familiari, che rappresentano l’interesse principale dell’articolo. Nell’ambito di questi ultimi, l’autore considera sia dinamiche familiari caratterizzate da comportamenti violenti (accesa conflittualità coniugale, p. es.); sia la presenza di legami molto stretti e fusionali rispetto a cui la condotta violenta appare come un modo primitivo da parte del figlio di prendere distanza.

Anna Eugenia Squitieri

Mi prendo cura di te. Commento al caso

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

L’autore nel commentare l’articolo sul caso clinico di un trattamento ad una persona con diagnosi di pedofilia e con la rivelazione di avere abusato di una minore, pone l’attenzione sulla centralità dell’etica alla professione di psicoterapeuta come professionista della cura quando gli aspetti giuridici lo obbligano al venir meno del segreto professionale. Entrambi questi aspetti debbono necessariamente incrociarsi laddove forse non possono mai coincidere temporalmente. Utilizzando uno sguardo sistemico sul lavoro delle autrici del caso clinico, l’autore sembra rintracciare la possibilità di rispondere all’etica professionale e al dettato giuridico attraverso un lavoro individuale con l’abusante che si sancisce solo dopo aver costruito un patto relazionale tra lui e lo psicoterapeuta. Patto che permette una prima e fondamentale assunzione di responsabilità da parte dell’abusante, per poi sviluppare il lavoro clinico sul riconoscimento dei meccanismi disfunzionali e l’apprendimento dei nuovi e più funzionali modelli interni. Ciò permette di lavorare con la coppia coniugale affinché venga costruito il contesto relazionale dove le dinamiche familiari e di coppia possono ricostruire il dramma dell’abuso. Infine l’autore ipotizza che un ulteriore spazio di terapia possa essere considerato, che preveda l’inclusione della minore abusata e così liberarla dall’identificazione con l’aggressore e dal senso di colpa per quanto accaduto. A ciò si può giungere solo se l’abusante davanti alla vittima riconosce la sua piena responsabilità dell’accaduto.

Anna Pintus

Una sfida terapeutica all’intimità perversa

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

La particolare complessità del caso obbliga le terapeute a una sfida impegnativa per affrontare e attenuare il dolore nell’esistenza della coppia e il terreno dell’intimità è quello su cui si ritrovano tutti i protagonisti della vicenda clinica. Da alcuni stimoli della teoria psicoanalitica e dai contributi della psicologia analitica sul valore del Male, si può intavedere l’opportunità riparativa offerta alla coppia dalla terapia. Si sottolinea inoltre l’importanza di non tenere nascosti i sentimenti negativi di rifiuto e di odio.

Cecilia La Rosa, Maria Giuseppina Mantione

Sex offenders: un’ipotesi di trattabilità. Il caso di Antonio

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

Gli autori espongono il percorso di co-terapia, individuale e coppia di un caso clinico di pedofilia. Parte integrante del percorso di co-terapia è fondato sul contratto terapeutico e sulla identificazione delle tematiche agonistico-dominanti-sessualizzate del paziente in risposta a situazioni di solitudine e di conflitto coniugale. Emergono i modelli operativi del paziente di tipo evitante e disorganizzato in risposta a tali situazioni di stress. La possibilità di una integrazione della coscienza viene percorsa attraverso il percorso di co-terapia che consente di vedere e integrare nella vita reale della coppia i significati delle fantasie violente e erotizzate del paziente.

Paolo Palvarini

La forza del positivo in psicoterapia

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

L’autore approfondisce il ruolo che i fattori positivi, in particolare emozioni positive e punti di forza del carattere, svolgono in psicoterapia. Mentre la psicologia tradizionalmente si è occupata prioritariamente di deficit e difficoltà, la psicologia positiva ha spostato l’attenzione verso le qualità individuali ed i punti di forza. Le ricerche della Fredrickson sulle emozioni positive hanno poi dimostrato come queste ultime, diversamente da quanto si riteneva in precedenza, possono divenire fonte di benessere e non solo conseguenza di esso. Vengono quindi presentati quegli approcci psicoterapici, di orientamento teorico differente, che lavorano in maniera peculiare sull’elaborazione di emozioni positive e punti di forza del carattere.

Alberto Eiguer

La crisi della coppia: tre ipotesi teorico-cliniche alternative

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

L’Autore tratta in questo testo tre ipotesi che privilegiano l’idea di novità. 1) La mente della coppia non è il prodotto esclusivo delle menti individuali dei partner, ma la creazione di un processo psichico specifico. 2) La crisi della coppia è animata da funzionamenti originali, poiché non sarebbe in grado di spiegarsi dalla sua solita struttura. 3) Ha una specificità rispetto alle altre crisi: l’espressione dei conflitti aperti, severi e manifesti che mettono in gioco la differenza di genere. Per questo l’autore descrive i concetti teorici sulla crisi e le sue manifestazioni quando colpisce la coppia. Anche se colpita da essa, la coppia può uscire rafforzata dalla prova. La crisi rivela le difficoltà della riconoscenza dell’altro nella sua alterità. L’esempio di terapia psicanalitica della coppia, permette di illustrare queste idee.

Andreas Giannakoulas

La follia rimossa della coppia sana

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

La relazione coniugale è una relazione speciale, anzi unica, che si sviluppa all’interno di un contesto culturale e sociale. È un’impresa individuale e reciproca realizzata per soddisfare i bisogni biunivoci personali ed emozionali di una stretta intimità e interdipendenza all’interno di un quadro istituzionale e sociale di cui gli sposi fanno parte. La ricerca di risposte emotive da parte dei partner con bisogni regressivi e con la gratificazione di fantasie infantili rimane profondamente radicata e costantemente presente nella sessualità adulta. Naturalmente un compito speciale è stanziato nella forza dell’Io per maneggiare un’elevata regressione e dipendenza con meno ansie. Quindi nell’amore adulto il senso di fiducia e di affidabilità reciproca possono produrre un gran senso di sicurezza, di autonomia, di libero desiderio e possono portare all’inevitabilità della ricerca per regressione unita a livelli più arcaici con il desiderio di realizzare un reciproco e soddisfacente orgasmo e una maggiore intimità. Questo include l’elaborazione immaginativa di parti fisiche, di sensazioni e di funzioni del sé in relazione all’altro. Implicito, e spesso esplicito nelle menti dei partner, è anche l’obbiettivo di formare una nuova integrazione sociale, una nuova famiglia con la sua propria cultura interna distintiva, derivata e dipendente dalle varie referenze interne e dalle esperienze con significative figure dell’infanzia e dell’adolescenza. Le vicissitudini degli oggetti interni e delle immagini parentali, all’interno dell’Io, del Super-Io e del sé, la loro esternalizzazione, la liberazione di significative introiezioni sono state descritte molto abilmente da Bychowski, da Khan, dalla Milner, da Bion, da Kohut, da Bradley e da altri. Così, noi possiamo concepire la relazione coniugale come un’interazione di due persone con una lunga storia personale e di sviluppo e, a livello conscio ed inconscio, con conseguenze normali e patologiche. L’importanza di conflitti parentali collusivi come un fattore possibile dell’eziologia o del mantenimento della patologia di un bambino è stata esplorata come un’area da investigare da molti studiosi.

Nel 1993 veniva pubblicato su Psicobiettivo il primo articolo a firma di Vittorio F. Guidano e di Maurizio Dodet in cui veniva proposto un intervento psicoterapeutico post-razionalista sulla coppia. Da allora la possibilità di analizzare e di intervenire sulle dinamiche relazionali avendo come riferimento un modello cognitivista costruttivista si è sempre più sviluppata attraverso una attività clinica e di ricerca che si è allargata ai campi della neuropsichiatria infantile della famiglia e delle patologie gravi. I concetti di significato personale e di reciprocità emotiva permettono di costruire delle ipotesi sui processi che sottendono una relazione significativa e quindi di creare delle strategie e una metodologia di intervento sulle problematiche di coppia che giungono all’osservazione di uno psicoterapeuta. Nel presente articolo l’autore presenta attraverso un caso clinico lo stato dell’arte dell’approccio cognitivo costruttivista post-razionalista alla relazione.

Philippe Caillé

Conti e racconti nella relazione di coppia

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 2 / 2010

Spesso le coppie si presentano a noi terapeuti, come portatrici di libri contabili come se volessero equilibrare i loro scambi secondo una giustizia commerciale. Però, ogni relazione duratura si basa non sullo scambio commerciale che può interrompersi in ogni momento, ma sulla fede in un fattore trascendentale, che abbiamo chiamato l’assoluto di coppia o racconto fondatore della coppia. Questo fattore introduce nella relazione il ciclo del dono, che non ha limiti nel tempo. Si dona perché si pensa di avere già ricevuto o che si può ricevere dalla propria relazione di coppia. Attraverso metodi che si basano essenzialmente sull’espressione analogica, come il protocollo invariabile di terapia di coppia, si potrà aiutare la coppia a lasciare calcolatrici e libri contabili, e a ritrovare il racconto che fonda la coppia e infine imparare a far evolvere questo racconto.

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010