RISULTATI RICERCA

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Antonio Allegra

Per una epistemologia della persona

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Anche se epistemologia e persona sembrano, per più di un aspetto, lemmi in franca opposizione tra di loro, non mancano spunti, per quanto relativamente minoritari, che tentano un avvicinamento tra questi ambiti. Ne vengono individuati alcuni, differenti ma convergenti, a partire da due opere recenti di Carlo Vinti e Carlo Gabbani e con riferimento al contesto degli attuali sviluppi della virtue epistemology (Sosa, Kvanvig).

Carlo Tatasciore

Le "due culture": echi di un dibattito mai interrotto

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Cinquant’anni dopo la pubblicazione del noto saggio di C.P. Snow (1959), l’autore delinea un breve schizzo dello spazio che esso ebbe nel dibattito culturale italiano degli anni Sessanta, prima analizzando alcune pagine di E. Vittorini e I. Calvino e poi soffermandosi sul più ampio esame fattone dal filosofo G. Preti. Il giudizio di quest’ultimo sul libro di Snow era molto critico, ma egli pensava che il suo successo confermasse la serietà di un problema antico: quello della polemica tra cultura scientifica e cultura umanistica, la cui dialettica riteneva per molti versi vitale. La conclusione è dedicata all’ultima opera di G. Steiner, il quale è tornato a parlare di crisi della civiltà occidentale, collegandola in particolare al "cataclisma" che si è abbattuto sulle strutture educative, e si è nuovamente riferito alla problematica snowiana, avanzando l’ipotesi che con la rivoluzione elettronica si sia di fronte ormai a una vera e propria "terza cultura".

Luca Marchetti

La filosofia dell’arte di Arthur C. Danto. Alcune traduzioni recenti

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Il saggio si concentra su alcune recenti traduzioni italiane delle opere di A.C. Danto per mostrare le linee guida della sua filosofia dell’arte. In primo luogo la tesi per cui, se due oggetti "indiscernibili" appartengono a due categorie filosofiche differenti, non è più possibile una teoria "estetica" dell’arte (teoria dell’imitazione, teoria dell’illusione, formalismo, ecc). In secondo luogo, la peculiare unione di "essenzialismo" (la definizione di condizioni necessarie e sufficienti) e di "storicismo" (con riferimento alla filosofia dell’arte hegeliana). Attraverso queste linee guida Danto affronta il rapporto tra filosofia e arte, tra arte e realtà (o tra opera d’arte e mero oggetto), la tesi della "fine dell’arte" e il problema dell’arte post-storica.

Marco Mazzone

Pragmatica, Razionalità, Psicologia

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Negli ultimi decenni, gli studi pragmatici hanno avuto un notevole sviluppo in direzione cognitiva. Questo ha posto la questione del rapporto con le tradizionali indagini di tipo filosofico, specialmente con il genere di "ricostruzione razionale" proposto da Paul Grice. Una posizione che ha ottenuto un certo consenso consiste nel tracciare una divisione del lavoro tra il livello razionale-normativo dell’indagine filosofica e quello empirico dell’indagine cognitiva. Tale posizione contiene qualche ambiguità. Vi è un’importante continuità tra le due imprese, come dopotutto la lettura di Grice suggerisce. Proprio in ragione di questa continuità, è possibile avanzare una critica della più affermata teoria cognitiva, la Teoria della Pertinenza, in base alla considerazione che essa trascura la dimensione razionale della comunicazione.

Douglas R. Anderson

Attending the Death of Pragmatism

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Pragmatism has had two separate careers: one with its originators from the end of the nineteenth century to the early years of the twentieth century and one sparked by Richard Rorty’s neo-pragmatism from the late twentieth century to the present. My suggestion in this essay is that it is time to attend to the death of pragmatism so that new philosophical outlooks might develop from its intermixing with other ideas. The suggestion stems from Peirce’s organic way of considering how an intellectual movement such as pragmatism evolves in an historical setting.

Maura Striano

La pedagogia nell’Inquiry in John Dewey

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

L’articolo si basa sull’idea, diffusamente presente nell’opera di John Dewey, che ogni processo di indagine, dal più semplice al più complesso, sia generatore di crescita e di sviluppo per gli individui, le comunità, le società. Ciò si verifica nella misura in cui si realizza una sempre più allargata padronanza dei metodi, degli strumenti e dei prodotti dell’indagine in funzione di una sempre maggiore consapevolezza e comprensione dei problemi che emergono dall’esperienza umana. Appare chiaro che l’indagine viene a sviluppare un processo educativo e può quindi essere considerata, di per se stessa, un dispositivo educativo. È dunque importante e significativo poter riflettere su quelli che - in una prospettiva deweyana - potrebbero essere i fondamenti di una teoria educativa dell’indagine all’interno degli scenari contemporanei.

Massimo Ferrari

William James a Vienna

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

A differenza di quanto avvenne in Germania, nell’ambiente viennese del primo Novecento il pragmatismo di James fu accolto con interesse e simpatia. James era già ben noto a Mach ed era stato lungamente in contatto con lui; ma fu soprattutto grazie alla traduzione tedesca di Pragmatism intrapresa da Wilhelm Jerusalem che James venne letto e recepito all’interno del "primo Circolo di Vienna". Philipp Frank, Hans Hahn e Otto Neurath daranno così vita a una linea pragmatista che verrà sempre più esplicitandosi tra gli anni Venti e gli anni Trenta, e che comporterà convergenze notevoli con la concezione jamesiana della verità, dell’esperienza e del processo della conoscenza.

Michele Marsonet

A Pragmatist View of Scientific Realism

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Scientific realism is a theme in which the originality of pragmatist positions clearly emerges. Nicholas Rescher argues that natural science can indeed validate a plausible commitment to the actual existence of its theoretical entities. Scientific conceptions aim at what really exists in the world but only hits it imperfectly and "well off the mark". Rescher’s aim is to replace Charles S. Peirce’s "long-run convergence" theory of scientific progress with a more modest position geared to increasing success in scientific applications, especially in matters of prediction and control. We can never assume that a particular scientific theory gives us the true picture of reality, since we know perfectly well from the history of science that, in a future we cannot actually foresee, it will be replaced by a better theory. There is indeed no reason to think that our particular scientific outlook on reality is absolute from the cognitive viewpoint. It must be relativized because of the interaction between the world on the one hand and human beings who investigate it on the other. Both our input and Nature’s play a fundamental role in the outcome of our investigation.

Giovanni Tuzet

La pratica dei valori. Sulle concezioni pragmatiste delle norme

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Fra fine 1800 e inizio 1900 diversi autori discutono il tema delle Scienze normative (Logica, Etica ed Estetica). Un punto ad essi comune è l’idea che la normatività si spieghi in termini di finalità, ma quest’ultima è intesa in modi diversi. L’articolo mette a confronto la posizione platonista di Frege e Husserl con quella pragmatista di Peirce e Ramsey; in particolare, vi è sostenuto che l’interesse del tentativo di Ramsey sta nell’idea di poter rendere conto delle scienze normative in un quadro pragmatista e naturalista senza che ciò ne escluda il ruolo critico.

Giovanni Maddalena

La via pragmatista al senso comune

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Nel pragmatismo classico, negli Stati Uniti come in Europa, si trova un’alternativa radicale all’epistemologia kantiana, alternativa che non è stata capita né dalla filosofia analitica né dall’ermeneutica. Tutti i pragmatisti incentrano la propria critica sulla separazione tra cosa in sé e conoscenza e le oppongono una continuità tra realtà e conoscenza. Peirce e James cercarono di specificare questa risposta cercando di argomentare diversi percorsi gnoseologici basati su una nozione evolutiva del senso comune e sulla logica della vaghezza.

Christopher Hookway

Psychologism and the Pragmatists: Peirce and Dewey

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

Throughout his philosophical writings, and especially after 1903, Peirce insisted that logic should make no use of information from psychology, biology and other sciences. This view was not shared by all pragmatists. Dewey’s Studies in Logical Theory (1903) sought to make peace between logic and psychology by using Darwinian ideas to interpret logic as the natural history of thought. The paper explores the arguments that Peirce used to criticize Dewey’s position, discussing how he thought that its acceptance would be an impediment to the rational criticism of our ideas. It also attempts to understand Peirce’s reasons for claiming that Dewey’s position "forbids" all such researches as those that Peirce had carried out for eighteen years.

Rossella Fabbrichesi

Il significato del significato in Peirce e Wittgenstein

PARADIGMI

Fascicolo: 3 / 2010

L’articolo analizza l’intreccio dei concetti di continuità, vaghezza e generalità in Peirce e il modo in cui Wittgenstein tratta le proposizioni e i significati vaghi. Nonostante la sua antipatia per ogni tipo di pragmatismo, Wittgenstein sembra molto vicino ad esso per quanto riguarda la definizione di significato, specialmente per quanto concerne il modo di considerare il significato come una pratica di riferimento vaga e inesatta, anche se perfettamente certa da un punto di vista pragmatico, proprio come sosteneva Peirce. Ci sono nozioni vaghe da un punto di vista logico, che conducono a una precisa modalità operativa quando entrano in frizione con il loro uso pratico.

Maria Luisa Vallauri

L’argomento della "dignità umana" nella giurisprudenza in materia di danno alla persona del lavoratore

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 128 / 2010

L’A., muovendo dal rinnovato assetto della materia del danno non patrimoniale, ed in particolare dalla lettura costituzionalmente orientata dell’art. 2059 c.c., e premessi alcuni passaggi del dibattito sul principio della dignità umana e sul ruolo che esso svolge in particolare nella nostra Costituzione, propone una rilettura della giurisprudenza in materia di danni alla persona del lavoratore, nell’intento di verificare in che termini sia fatto ricorso a tale principio in sede di argomentazione.

Antonio Viscomi

L'adempimento dell'obbligazione di lavoro tra criteri lavoristici e principi civilistici

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 128 / 2010

Il saggio assume l’adempimento dell’obbligazione di lavoro come luogo significativa di analisi e verifica delle intersezioni tra diritto privato e diritto del lavoro e come parametro di valutazione dello stato della relativa frontiera. Dopo alcune necessarie premesse metodologiche (la permeabilità della linea di separazione tra diritto comune e diritto del lavoro; un paradigma conoscitivo coerente idoneo a cogliere, rappresentare e integrare assetti di interessi sempre più complessi; la fragilità delle impostazioni metodologiche caratterizzate da una esasperata valorizzazione degli effetti attesi e dalla contestuale svalutazione per ogni connessione logica ed assiologica con il sistema nel suo complesso), l’autore propone di recuperare all’analisi una pertinente considerazione, in sede di adempimento, della relazione tra comportamento debitorio ed aspettativa creditoria e una adeguata valutazione della complessità dello scambio contrattuale, reso tale nel contratto di lavoro anche a motivo del coinvolgimento della persona del prestatore e della rilevanza, già sul piano causale, della dimensione organizzativa, che conforma lo stesso modo di essere e di essere erogata della prestazione dovuta. Riguardata nella prospettiva del diritto del lavoro, la disciplina dell’adempimento offerta dal diritto civile si arricchisce di contenuti e suggestioni nuove, a motivo sia della predetta complessità dello scambio, sia della rilevanza costituzionale degli interessi coinvolti nel gioco contrattuale.

Stefano Liebman

Prestazione di attività produttiva e protezione del contraente debole fra sistema giuridico e suggestioni dell’economia

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 128 / 2010

Lo scritto riproduce una delle relazioni introduttive alle Giornate di studio Aidlass 2010 dedicate alla riflessione sulle "linee di confine" del diritto del lavoro nel sistema giuridico privatistico: in particolare è destinato ad approfondire le somiglianze ed i momenti di contatto che, nell’ambito del sistema giusprivatistico, sono andati sviluppandosi fra la regolazione della fattispecie tipica di riferimento del diritto del lavoro - il contratto di lavoro subordinato - e alcune nuove figure contrattuali in relazione alle quali la disciplina speciale, di ispirazione prevalentemente europea, tende a porre precisi limiti legali all’autonomia contrattuale delle parti a protezione del contraente debole. Esaminate le novità più significative in materia di "contratti di impresa" ed esclusa la possibilità di ricavarne una ratio unitaria, lo scritto si concentra sulla ricostruzione del tradizionale dibattito lavoristico in tema di subordinazione, pervenendo alla conclusione di una permanente attualità del profilo di rilevanza dei "poteri di governo" interni alla relazione contrattuale nella parametrazione della disciplina protettiva.