RISULTATI RICERCA

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Gianluigi Guido, Mauro Capestro, Giovanni Pino

"One face, one race": similarities in the exploratory tendencies of italian and Greek consumers

MERCATI E COMPETITIVITÀ

Fascicolo: 4 / 2010

The present work aims at analyzing the existence of possible differences in the explorative behavior of consumers of different nationality: Italian and Greek, respectively. The analyses performed reveal that both groups of respondents display a low propensity to engage in repetitive behaviors and a high tendency to try out and buy new products. Both categories of respondents prefer moderate risk, are inclined to exploration through shopping and tend to choose new brands. Italian consumers, however, show higher interpersonal communication skills than the Greek ones. The operative and marketing implications of the results obtained in this study are discussed in the concluding sections of the paper.

Il lavoro esplora la relazione tra gli stereotipi legati al paese di origine e le valutazioni dei consumatori relative ai sistemi di offerta estera. La costante evoluzione del- l’impatto del country-of-origin (Coo) richiede un’analisi approfondita che valorizzi la sua natura di indicatore multidimensionale. La ricerca propone un’originale concettualizzazione riferibile alla prospettiva della country reputation al fine di ricostruire e comprendere le dinamiche effettive del fenomeno del Coo. La reputazione rappresenta un criterio interpretativo alla base delle influenze esercitate dal paese di origine sulle decisioni finali prese dai consumatori esteri. Un’indagine sul campo finalizzata alla verifica delle relazioni tra l’Italia, paese di origine, e la Cina, mercato obiettivo, ha testato il modello proposto. Nello studio sono state, inoltre, esaminate le strategie per la creazione di un country brand per il made in Italy.

Elena Cedrola, Loretta Battaglia, Chiara Cantù, Alessandra Tzannis

Relazioni di business Italia-Cina: quali opportunità per le piccole e medie imprese italiane

MERCATI E COMPETITIVITÀ

Fascicolo: 4 / 2010

L’affermarsi di mercati quali la Cina apre nuove opportunità nel processo di internazionalizzazione. Per le piccole medie imprese il contesto internazionale rappresenta una sfida da affrontare mobilitando e condividendo risorse e conoscenze di altri attori. Ciò è subordinato all’instaurazione di relazioni strategiche sul mercato sia interno, sia estero, che incidano sull’intera supply chain aziendale. La tematica è stata indagata mediante una ricerca su un campione di imprese operanti su o per il mercato cinese. Il lavoro fornisce implicazioni manageriali basate su un modello evolutivo proposto per la lettura dei comportamenti delle imprese sui mercati internazionali.

Barbara Francioni

Il processo di selezione dei mercati esteri per le piccole e medie imprese

MERCATI E COMPETITIVITÀ

Fascicolo: 4 / 2010

Questo articolo prende in esame il tema dell’internazionalizzazione commerciale delle piccole e medie imprese (PMI), e in particolare il processo di selezione dei mercati esteri, su cui vi è ancora carenza di contributi di ricerca. L’obiettivo del lavoro è quello di analizzare il comportamento delle PMI cercando di capire se la selezione dei mercati esteri precede o segue la scelta della modalità di entrata e quanto i due processi risultano fra loro collegati. L’analisi è stata realizzata attraverso una ricerca empirica condotta su un campione di duecentoventidue PMI. I risultati hanno evidenziato delle discrepanze fra i contribu- ti teorici finora prodotti e il comportamento riscontrato, mostrando un approccio prevalentemente passivo e non strategico e una prevalente contestualità fra selezione del mercato e scelta della modalità di entrata.

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

Recensioni

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

A distanza di un anno l’uno dall’altro sono stati resi disponibili al lettore italiano gli ultimi lavori di Saskia Sassen: "Una sociologia della globalizzazione" (2008) e "Territorio, autorità, diritti" (2009). Il presente contributo intende ricostruire criticamente il percorso di ricerca seguito dalla sociologa olandese e, in particolare, il suo apporto teorico al vasto dibattito in corso nelle scienze politico-sociali sull’impatto che i processi di globalizzazione hanno avuto sulle strutture giuridico-politiche moderne. Diversamente dalla letteratura dominate, Saskia Sassen propone di considerare il ruolo dello Stato quale referente fondamentale per la produzione delle condizioni politicoistituzionali che rendono possibile la globalizzazione. A tal fine enuclea la categoria teorica di de-nazionalizzazione, utilizzata per descrivere l’avviarsi di un processo di ridefinizione della topologia politico-giuridica moderna in cui lo Stato non svolge il ruolo della pura vittima sacrificale.

L’autore commenta la recente sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 14 aprile 2010, con la quale è stata ritenuta in parte inammissibile ed in parte infondata la questione di legittimità costituzionale delle norme che non consentono alle persone di orientamento omosessuale di contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso. A suo parere si è venuto a realizzare un non inconsueto scaricabarile: i giudici di merito hanno consegnato la patata bollente al giudice costituzionale, il quale a sua volta l’ha girata nelle mani del Parlamento che, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, potrà individuare le forme più opportune di riconoscimento e di garanzia per le unioni omosessuali, restando riservato alla Consulta il più limitato compito di intervenire a tutela di specifiche situazioni (come è già avvenuto per la convivenza more uxorio), laddove sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che la Corte può garantire mediante il controllo di ragionevolezza. Era, infatti, impensabile che la Consulta osasse stravolgere il quadro normativo, assumendosi da sola la responsabilità di estendere la facoltà di contrarre matrimonio anche alle coppie omosessuali, senza graduare in alcun modo trattamenti differenziati fra coppie omosessuali e coppie eterosessuali, come invece potrà fare il legislatore.

La pubblicazione delle intercettazioni telefoniche presenta un potenziale conflitto tra diritto di cronaca e privacy, poiché se generalmente essa soddisfa il bisogno di una informazione precisa e veritiera, nello stesso tempo, materializza il rischio di violare la riservatezza. Questo articolo vaglia la possibilità di individuare un trattamento differenziato a seconda del soggetto sottoposto ad intercettazione, distinguendo tra comuni cittadini e uomini politici. Si affronta, inoltre, il tema della libertà d’informazione tramite i blog su Internet, considerando se e in che misura un blog possa essere una moderna forma di democrazia.

Eleonora Siliprandi

Religion and the Greek constitution: a challenge for liberal democracy

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

Although Greece is commonly considered as a Western democracy, ethnic and religious considerations. seem to affect the concept of citizenship diffused in Greek society. The constant reference of the church throughout Greek history and the exploitation of religion operated by the state have preserved a communitarian vision of belonging and exclusion. Several waves of nationalist propaganda have eventually reinforced a religious vision of citizenship and introduced an ethnic connotation. This orientation is supported by the constitution, where religion represents a source of exclusion. Among the factors that contributed to distancing the Greek Constitution from its liberal models, the Ottoman organization in millet, the integration of the Philhellenes’ vision in the policy of the church, and the incorporation of the latter in state administration during the Bavarian Monarchy appear as relevant. In this study a socio legal analysis of relevant constitutional articles is proposed in the light of historical considerations.

Adesso che il Comitato Direttivo è stato nominato, la creazione della Scuola della magistratura, prevista al momento della riforma dell’ordinamento giudiziario, sembra ormai piuttosto vicina. Dal momento che è probabile che diventi sede privilegiata per il dialogo culturale e per la crescita professionale della magistratura italiana nel suo complesso, il nuovo organismo ha un significativo potenziale rispetto alla necessità di modernizzare il sistema giudiziario del Paese. Le istituzioni dischiudono nuove prospettive quanto alla diffusione di conoscenze extragiuridiche e della "cultura organizzativa", nonché quanto al dialogo fra le corti nazionali e internazionali in un contesto caratterizzato dalla circolazione di modelli giuridici e dal nuovo ruolo giocato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel contesto del sistema delle fonti del diritto.

Edoardo Fittipaldi

Dogmatica in Leon Petrazycki: giusrealismo e principio di legalità

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

Scopo di questo articolo è chiarire la distinzione petrazyckiana fra teoria generale (psico-sociologica) del diritto e scienza del diritto descrittiva, da un lato, e dogmatica giuridica, dall’altro. Fittipaldi discute anzitutto alcune affermazioni generali di Petrazycki circa le finalità della dogmatica giuridica. Egli esamina poi il trattamento petrazyckiano del concetto di ‘legge’ in sede di teoria generale (psico-sociologica) del diritto e in sede di (teoria generale della) dogmatica giuridica. Al fine di meglio evidenziare i punti fondamentali della posizione teorica di Petrazycki, Fittipaldi compara il concetto petrazyckiano di ‘legge’ con quello di Kelsen. In questo modo Fittipaldi mostra che la distinzione petrazyckiana fra scienza del diritto descrittiva e dogmatica giuridica presenta notevoli vantaggi teorici rispetto alla distinzione kelseniana fra sociologia del diritto e giurisprudenza normativa. Tuttavia, egli mostra anche che l’approccio petrazyckiano necessita di essere completato col concetto kelseniano di ‘Grundnorm’. Secondo Fittipaldi la teoria generale del diritto e la (teoria generale della) dogmatica giuridica, necessitano ciascuna di un proprio concetto di ‘Grundnorm’.

Marco A. Quiroz-Vitale

Vittime e schiavi. Il rischio dello stigma sociale

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

La figura estrema della vittima, nell’era della globalizzazione, è lo schiavo ed anche i sistemi giuridici internazionali, con la Convenzione ONU del 2000 e con quella del Consiglio d’Europa del 2005, si sono adattati, dall’inizio del nuovo secolo, ai mutati processi di vittimizzazione che riducono, sempre più di frequente, i migranti in condizioni di asservimento. In questo articolo l’autore analizza la condizione sociale della vittima-schiavo, a partire dalle ricerche condotte in Italia, mostrando come le evidenze empiriche smentiscono le ipotesi criminologiche secondo cui il semplice coinvolgimento nel rito del processo sia condizione necessaria e sufficiente a liberare le vittime-schiavi dalla loro condizione di inferiorità e sottomissione; al contrario la vittima è in grado di uscire dalla sua condizione di deuteragonismo sociale, termine proposto per indicare la peculiare condizione di minorità sociale e strutturale rilevata nelle ricerche empiriche, solo se il rischio di stigmatizzazione viene ridotto grazie all’opera di agenzie di promozione sociale che puntino al recupero di una identità positiva delle vittime. Appaiono, invece, per lo più ininfluenti le misure di sostegno assistenziale alle vittime che di traducono in meri trasferimenti monetari; tali misure offrono opportunità reali solo se gli enti pubblici erogatori dei sussidi economici operano in rete con le agenzie sociali che siano in grado di inibire i processi di stigmatizzazione e generare aspettative positive di socializzazione e protagonismo.

Morris L. Ghezzi

Bioetica tra scienza e superstizione

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 2 / 2010

Questo articolo tratta dei limiti che la bioetica deve imporre alle normative statali nella regolamentazione dei comportamenti da tenere in situazioni riguardanti il tema della vita e della morte dell’essere umano. Ovviamente per individuare tali limiti è necessario in via preliminare procedere alla definizione dei concetti di vita e di morte da un punto di vista sia filosofico, sia giuridico. Negli Stati democratici e laici la legge deve rispettare le libere scelte dei cittadini in materie che coinvolgono esclusivamente la dimensione individuale dell’essere umano. Pertanto, poiché la vita e la morte sono proprio dimensioni specificatamente soggettive ed individuali, di fronte alle quali la collettività deve fermarsi ad ascoltare l’opinione del diretto interessato, la legge più che formulare imperativi, deve tracciare spazi di libera scelta entro i quali il singolo individuo possa trovare difesa per la realizzazione delle proprie ultime volontà. Nella cultura umana la distinzione tra naturale ed artificiale è priva di significato, poiché la creatività culturale produce artificialità, ma è naturale per l’essere umano. Dunque, non esistono parametri oggettivi per indicare scelte naturali in bioetica, ma ogni visione è possibile, ogni posizione etica è rispettabile. In materia bioetica non può esistere eteronomia, ma solo autonomia del singolo individuo e ciò impone anche che la ricerca scientifica resti libera da qualsiasi vincolo di natura superstiziosa, religiosa o politica e trovi limiti esclusivamente nell’eguale libertà di scelta di tutti gli esseri umani.

Summaries

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 91 / 2010

Sintesi

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 91 / 2010