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Rudiger Elsholz, Johannes Harsche

Determinants of regional disparities in farm income: markets or policy?

ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE

Fascicolo: 1 / 2014

In this paper, the focus is on regional disparities in agricultural income, particularly in the context of agricultural price fluctuations and the impact of agricultural policy. In a first step, a theoretical model explaining regional disparities in farming revenues is presented. The following chapter contains an illustration of the development of agricultural prices as well as farming income with and without support. Additionally, we give an overview of regional disparities with regard to the instability of farm revenues, considering the issue of the stabilization effects of the cap. Analysis of the instability of farm revenues with and without support due to the adoption of different policies has revealed that there are remarkable differences among several of the policy scenarios. In order to get some information on causalities, we investigate regional disparities in farm revenues and analyse the differences for crop and animal production. The results of this analysis indicate substantial disparities between farms located in geographically different types of regions. That is to say, farms located in favoured agricultural regions obviously generate higher revenues than farms located in regions having to operate in poor conditions. Furthermore, investigation into recent regional changes in farm revenues finds that farms with a more balanced farming strategy generate the highest increase in farm revenues.

Gervasio Antonelli, Maurizio Canavari, Annalisa De Boni, Concetta Nazzaro

Editoriale

ECONOMIA AGRO-ALIMENTARE

Fascicolo: 1 / 2014

A cura della Redazione

Abstracts

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Anna Cossetta, Sergio Labate

Il lavoro gratuito in rete: tra paradossi del dono e del riconoscimento

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Il Web è divenuto il contesto nel quale è possibile risocializzare la sfera produttiva: paradossalmente qui tutti hanno un’occupazione, possono lavorare, giocare tra ego e alter. La retorica di Internet insiste sulla gratuità, sulla condivisione, sul produsage. In Rete si assiste a una risemantizzazione del lavoro, attraverso proprio attraverso l’enfasi riferita alla collaborazione, al dono, alla reputazione. Si può riscontrare un valore di legame percepito che cerca di compensare la mancanza di un compenso, ma il rischio di sfruttamento è sempre in agguato. Gli autori hanno effettuato una ricerca domandandosi quale è la gratuità nel lavoro in Rete e perché sembra essere percepito in modo così diverso da stage, tirocini e dalle altre forme di lavoro gratuito "tradizionale"? partendo da un’analisi qualitativa, la riflessione di sviluppa con un approccio interdisciplinare, sociologico e filosofico.

Ivana Pais, Daniela Castrataro

Crowdfunding and free labor: gift, exploitation or investment?

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Il saggio si propone di rispondere a una domanda principale: le diverse forme di lavoro gratuito agite nel crowdfunding sono percepite dagli attori coinvolti come dono, sfruttamento o investimento? La domanda di ricerca è stata articolata rispetto ai modelli di crowdfunding, gli attori intervistati e in relazione ai significati che essi attribuiscono alla loro esperienza. La ricerca è stata effettuata mediante l’invio di un questionario on-line a tutte le piattaforme italiane e attraverso interviste semi-strutturate con un campione di piattaforme e di gestori di campagne. Il lavoro è organizzato in tre parti principali: definizione del crowdfunding, analisi delle logiche operative e dei meccanismi sociali che lo governano; mappa della diffusione, crescita e impatto del crowdfunding in Italia; analisi dei significati attribuiti al lavoro gratuito tra i principali attori del settore. Si conclude con l’individuazione di nuovi percorsi di ricerca per l’analisi di un settore che è ancora in fase embrionale, ma presenta alti tassi di crescita.

Frederick H. Pitts

Time crisis: autonomist thought, the immaterial working day and the Dot.Com boom and bust

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Dal 1995 fino al 2003 l’economia statunitense ha sperimentato una bolla finanziaria e il suo successivo crollo, fondandosi sulle sorti della cosiddetta New economy, composta sostanzialmente dalle neonate start-up del ramo tecnologico, dei media e del settore delle telecomunicazioni. Queste imprese Dot.Com sono state segnate da una serie di caratteristiche che esemplificano i cambiamenti delle condizioni di produzione e di creazione della ricchezza nel capitalismo contemporaneo, tra cui, soprattutto, i mutamenti radicali relativi alle coordinate spaziotemporali delle attività e dei processi produttivi. Utilizzando le risorse teoriche offerte dai pensatori marxisti dell’autonomia, si può osservare come l’aumentata e crescente importanza della finanziarizzazione dilati il peso specifico del lavoro libero generato dalle infrastrutture digitali del capitalismo contemporaneo. Le valutazioni gonfiate delle Dot.Com, che hanno prima portato al boom e successivamente allo scoppio della bolla tecnologica, possono essere visti come dei tentativi sperimentali di produrre un qualche tipo di misura rispetto ad una quantità essenzialmente incommensurabile di lavoro immateriale agito in queste imprese.

Carlo Formenti

Contro la retorica dell’economia della conoscenza

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

L’articolo si propone di analizzare criticamente i limiti e le contraddizioni di un paradigma che raggruppa una costellazione di narrazioni teoriche - postoperaisti, apologeti della New Economy, teorici del "capitalismo personale" e del lavoro autonomo di seconda generazione, ecc. - che utilizzano alcune categorie comuni: economia della conoscenza, economia del dono, knowledge workers, moltitudine, classe creativa, ecc. La critica verrà condotta riproponendo il punto di vista analitico fondato sul concetto di composizione di classe. Si tratta, com’è noto, di una categoria che ha svolto un ruolo centrale nella storia del pensiero operaista, il quale la utilizzava per "leggere" la stratificazione sociale attraverso un duplice criterio: quello del posizionamento di un determinato strato nell’organizzazione del processo produttivo (composizione tecnica) e quello delle sue pratiche conflittuali (composizione politica). Si tratta di uno strumento teorico che consente di articolare le categorie marxiane di classe in sé e classe per sé, adattandole a un contesto storico in cui la relazione fra identità di classe e soggettività politica tende a divenire meno visibile e scontata.

Nel corso degli ultimi decenni l’opposizione diffusa verso la drammatica espansione della proprietà intellettuale ha contribuito a costruire una sfera quasi-pubblica della conoscenza digitale non commerciale. Tuttavia, i flussi di "sapere libero" hanno anche permesso da un lato lo sviluppo di una (parziale) regione inesplorata della sfera privata e senza scopo di lucro, e dall’altro la formazione di un nuovo modello imprenditoriale basato sul (celato) sfruttamento di lavoro digitale non retribuito, svolto prevalentemente nel tempo libero, con fini non commerciali. Questo aspetto ha ricevuto attenzione solo di recente. Nella letteratura sul tema si ravvisa quindi la mancanza di: i) un nome e una definizione del fenomeno, ii) una solida base teorica e iii) una descrizione empirica delle sue varietà. Il saggio cerca dunque di fare luce su questi tre ambiti e più in particolare: i) avanza e definisce il concetto di appropriazione inclusiva (IA), ii) àncora la IA alla dinamica di doppia libertà della conoscenza (ispirato alla doppia libertà della forza-lavoro di Marx) e iii) analizza tre forme di IA, rispettivamente associate ai software, ai contenuti e agli utenti che condividono dati online.

Marco Briziarelli

The Dialectics of Voluntariat 2.0: Producing Neoliberal Subjectivity through Facebook

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Basandosi sullo studio etnografico di utenti Italiani di Facebook, il presente saggio esamina un aspetto del lavoro gratuito particolarmente produttivo. L’autore descrive come tale tipo di lavoro colonizzi ideologicamente Facebook contribuendo così a creare una soggettività di stampo neoliberale. Tale coscienza porta molti utenti a razionalizzare la propria condizione precaria e non retribuita attraverso un processo di moralizzazione delle pratiche del social network. Questo processo viene definito come "la dialettica del volontariato 2.0". Essa promette l’emancipazione umana e allo stesso tempo produce le condizioni necessarie per il suo sfruttamento. Il così detto volontariato 2.0 viene descritto come una dinamica egemonica che usa la metafora del lavoro sociale la quale, mentre produce contenuto e capitale per Facebook, è mossa da utopie (neo-) liberali.

Ned Rossiter, Soenke Zehle

Experience Machines

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

In un’economia che vede il lavoro e la vita inseparabili dalle tecnologie informatiche, dalle loro metriche e dalle loro modalità di organizzazione, ciò che entra direttamente in gioco non è solo l’economia politica del networking online, ma la costituzione stessa della soggettività politica - l’autonomia degli affetti. Allo stesso modo in cui i nuovi concatenamenti algoritmici generano in tempo reale dati sulla base della nostra pratica comunicativa, l’organizzazione si confronta con una nuova risorsa che è sia sociale che tecnologica. Dobbiamo sviluppare i nostri dispositivi concettuali sul terreno degli algoritmi, che strutturano e al contempo sostengono le nostre pratiche comunicative. Modulazione, influenza, mediazione, costituzione, composizione, produzione di soggettività: sono questi i processi di design dell’esperienza che tentano di catturare ciò che l’esperienza è diventata. Prendendo l’esperienza dei network come punto di partenza per costruire una nuova visione della comunicazione in rete, basandola sul parallelismo tra l’agire umano e quello della macchinica e sui tentativi delle nuove forme di governance di negare l’inventiva che proviene dalla socialità relazionale, senza essere pessimisti, tentiamo di definire aspetti della relazione comunicativa, tra cui ad esempio l’esperienza. E nel momento in cui ci impegniamo in un lavoro di traduzione culturale - dal rapportarsi, per esempio, con i codici che guidano l’algoritmizzazione delle nostre pratiche comunicative, ai codici sociali che emergono attraverso le nuove cartografie della politica - possiamo trovarci su di un terreno diverso, pronti a reinventare le nostre relazioni con la politica.

L’articolo si propone di analizzare alcune trasformazioni del lavoro sociale, focalizzando l’attenzione sulle cooperative del settore assistenziale e socio-sanitario. Gli autori si interessano del nesso tra la crisi del welfare, la ristrutturazione organizzativa all’interno delle cooperative sociali e il lavoro gratuito. Dall’analisi basata su varie interviste e discussioni di gruppo emerge un crescente disaggio dei lavoratori sociali dovuto soprattutto all’"impresizzazione" e "mercatizzazione" delle cooperative. Intensificazione del lavoro, perdita d’autonomia gestionale e degrado della qualità del servizio minano l’identità professionale. Allo stesso momento mettono in crisi i meccanismi di consenso che, nel passato, assicuravano un’alta disponibilità al lavoro gratuito, come parte integrale del lavoro remunerato. Mentre molte di tali dinamiche si possono riscontrare anche in altri settori del lavoro cognitivo, emergono qui degli elementi di conflitto tradizionale in un ambito consideratone a lungo immune.

Sandro Busso, Paola Rivetti

Tra formazione e lavoro. Il precariato istituzionalizzato degli psicologi psicoterapeuti

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

L’articolo si concentra sul caso degli psicologi italiani con l’obiettivo di esaminare come il periodo di stage è collegato alla precarietà. In questo specifico contesto la formazione non retribuita gode infatti di una forte legittimità in quanto imposta dalla legge e rappresenta uno dei presupposti per intraprendere la professione. L’articolo indaga l’istituzionalizzazione della formazione non retribuita e le sue conseguenze per lo sviluppo del profilo professionale degli psicoterapeuti. Si esaminano inoltre le conseguenze che questa istituzionalizzazione produce per la professione, sottolineando come siano del tutto assenti sia incentivi top-down che bottom-up per il cambiamento. Gli psicologi precari trovano molto difficile esercitare voice o coalizzarsi per l’azione politica. Il datore di lavoro dispone quindi di forza lavoro gratuita senza assumersi alcuna responsabilità per quanto riguarda le loro condizioni di lavoro o di sviluppo di carriera. L’articolo si conclude contribuendo al più ampio dibattito sul nesso formazione-precarietà sottolineando come il divario tra lavoro e formazione sia un momento cruciale dell’analisi e al contempo si mostri con confini sempre più confusi e meno precisi.

Luca Zambelli, Annalisa Murgia, Maurizio Teli

Ai confini dei libri, tra passione e lavoro. Mettersi in rete per resistere alla precarietà

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Lavorare nelle industrie culturali e creative spesso significa essere coinvolti nelle contraddizioni alla base del free work, che si configura come una significativa caratteristica del lavoro contemporaneo. In questo articolo sono presentati i principali risultati di una ricerca svolta nel mondo dell’editoria. A partire da un approccio qualitativo, che ha combinato metodi tradizionali e digitali della ricerca sociale, è stata analizzata una rete auto-organizzata di lavoratori e lavoratrici della conoscenza, la Rete dei Redattori Precari. Sono state in particolare considerate tre dinamiche che sottendono l’esperienza lavorativa dei soggetto coinvolti nella Rete: l’istituzionalizzazione dello stage come punto di ingresso al lavoro, l’uso di un doppio registro formale-informale per gestire sia il lavoro che le relazioni personali, e i diversi modi in cui in questo settore le passioni sono messe a valore. Viene infine presentato un evento di protesta organizzato dalla Rete, in cui il surplus di creatività è stato trasformato in conflitto sociale. Nel caso empirico, si mostra come l’utilizzo delle tecnologie digitali è uno dei modi attraverso cui la resistenza alla precarietà può essere collettivamente costruita.

Valeria Graziano, Ferreri Mara

The breaking of the spell. Young women and internships in popular television culture

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

Questo articolo ha lo scopo di indagare gli immaginari popolari degli stage e del lavoro non retribuito, le loro implicazioni sulla soggettività e sulle emergenti concettualizzazioni del lavoro. In particolare l’articolo è basato su di un’analisi comparativa di tre serie televisive di successo incentrate sulle esperienze di giovani donne poste di fronte al loro ingresso nel mondo del lavoro. Analizzando l’articolazione dei rapporti di forza tra i personaggi e gli immaginari del lavoro e del successo lì proposti, le tre serie in esame: The Carries Diaries, Girls e 2 Broke Girls, mostrano una normalizzazione degli stage come rito di passaggio obbligato per tutte le giovani donne istruite che vogliano entrare nel mondo del lavoro professionale. L’articolo è quindi articolato attraverso diversi approcci che indagano le questioni pedagogiche, di genere e delle relazioni di lavoro. La preventiva critica inerente la duplice promessa ufficiale dello stage, come esperienza di apprendimento e come un passo verso il lavoro retribuito, viene analizzata in relazione ai recenti tentativi critici di contro rappresentazione e di organizzazione del lavoro gratuito.

Federico Chicchi, Marco Savioli, Mauro Turrini

Soggettività intermittenti. Un’inchiesta sulla scomposizione del lavoro nell’ambito delle industrie creative

SOCIOLOGIA DEL LAVORO

Fascicolo: 133 / 2014

I lavoratori delle "industrie creative" sono soggetti paradigmatici del processo di frammentazione lavoro nell’era post-fordista. Superando le categorie dicotomiche che tradizionalmente hanno regolato vita e lavoro, occupazione e disoccupazione, lo spettacolo è per molti versi un laboratorio di flessibilità che presenta accordi contrattuali e traiettorie professionali originali. Dati empirici ricavati sia da una survey quantitativa sia da interviste in profondità con artisti, tecnici e organizzatori che lavorano nei campi del teatro, della musica, della danza, e video-making, sono qui utilizzati per mappare la molteplicità di queste forme di lavoro, il cui status ibrido è esemplificato dalla condizione paradossale di quello che abbiamo definito il "datore di lavoro salariato". L’obiettivo è quello di fornire un’analisi multilivello delle interazioni reciproche tra le condizioni socio-economiche, lo sviluppo della carriera, e gli aspetti culturali, le aspettative, la reputazione, la percezione di sé e il riconoscimento sociale di queste attività professionali. Da questo punto di vista la precarietà emerge come un terreno in cui affiorano soggettività ambivalenti: da una parte, la forza lavoro è mobilitata spontaneamente e organizzata autonomamente dalla sollecitazione del desiderio, espressione e realizzazione di sé, al di là di meri benefici economici; d’altra parte, il lavoro, sempre più intrecciato con la vita, diventa incommensurabile e il tempo perde la sua funzione di unità di misura economica (le opere sono per lo più retribuite in modo forfettario). Questa situazione porta spesso a uno spread del lavoro in altre sfere della vita e a un rischio di auto-sfruttamento. L’analisi dei dati quantitativi mostra infine come la frammentazione del lavoro (pluricommittenza e diversificazione delle attività) sia proporzionale alla soddisfazione sul lavoro.

L’articolo prende spunto dai materiali empirici raccolti negli ultimi otto anni sul tema del lavoro sociale e della relazione fra operatori sociali e organizzazioni del welfare. Quel che accade al welfare locale in tempi di crisi è contemporaneamente una contrazione delle risorse economiche, un irrigidimento dei meccanismi di controllo della spesa e delle prestazioni erogate, una precarizzazione contrattuale, una apertura al mercato: così che le trasformazioni in corso ridisegnano profondamente il ruolo degli addetti e delle rispettive organizzazioni, quindi i giochi relazionali fra soggetti pubblici, no profit e profit, e fra questo variegato gruppo professionale ed i cittadiniutenti dei servizi. L’ipotesi di lavoro che utilizzeremo considera gli operatori come "relè organizzativi" (Crozier-Friedberg, 1990), capaci contemporaneamente, grazie alla loro collocazione di frontiera (Ferrari, 2010a) di ricevere sollecitazioni, elaborare i propri saperi e informarne le strutture di appartenenza (Comuni, aziende sanitarie locali, cooperative), contribuendo alla costruzione delle politiche sociali locali. Intento di questo saggio è di porre in evidenza come nel lavoro di relazione - sociale e non solo - siano individuabili diverse forme di sconfinamento, che possiamo considerare come un aspetto di lavoro gratuito, implicito, diffuso e pressoché sconosciuto, con l’obiettivo di evidenziarne le ambivalenze e le potenzialità riflessive.

Lorella Molteni

Recensioni

SALUTE E SOCIETÀ

Fascicolo: 1 / 2014