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A cura della Redazione

Recensioni

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 2 / 2015

Austin Choi-Fitzpatrick

Emancipazioni contemporanee: una tipologia delle vie d’uscita dall’asservimento

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 2 / 2015

La letteratura sulle nuove forme di schiavitù e asservimento è abbondante e articolata. Questo saggio suggerisce che è necessario approfondire ancora due aspetti. Mentre i tentativi finora fatti per "salvare" le vittime della tratta e della schiavitù sono stati lodevoli, è giunto il momento di contestualizzare meglio le strategie d’intervento ed emancipazione, proponendo una tipologia dei percorsi d’emancipazione. Inoltre, la letteratura tende a descrivere gli schiavisti contemporanei in termini criminali, cercando di capire le loro motivazioni e i loro sforzi attraverso la lente della giustizia penale. Strumenti analitici più sensibili sono necessari se vogliamo capire l’altra metà delle relazioni d’asservimento contemporanee.

Ovunque nel mondo la schiavitù è stata formalmente abolita. Eppure milioni di persone continuano a vivere intrappolate in situazioni d’asservimento che sembrano ricordare i sistemi schiavistici tradizionali. Quest’articolo affronta l’analisi delle forme contemporanee d’asservimento proponendo di esplorare le aree grigie di so vrapposizione concettuale fra la schiavitù, da un lato, e il lavoro forzato, la schiavitù a contratto, la schiavitù per debito e il traffico di esseri umani, dall’altro. Sul problema, gli storici della schiavitù e dell’abolizione hanno sviluppato due approcci. Il primo considera la schiavitù come una categoria gerarchicamente superiore e separata rispetto alle altre forme di asservimento, mentre il secondo insiste sulla loro sovrapposizione storica. Questo secondo approccio, che definiremo "combinato", si adatta meglio all’analisi delle ambiguità che hanno caratterizzato le esperienze d’asservimento dopo l’abolizione legale della schiavitù. Sotto il profilo politico e ideologico, esso aiuta a mettere in luce quanto sia problematica la diffusa costruzione concettuale della schiavitù come male eccezionale.

Laura Menin

Memorie della schiavitù, "razza" e razzismo nel Marocco contemporaneo

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 2 / 2015

Le eredità storiche della tratta di esseri umani interna al mondo musulmano e le ombre che essa proietta nel presente sono rimaste marginali nel dibattito accademico sulle "diaspore nere", così come nel discorso pubblico dei paesi dell’Africa set tentrionale e del Medio Oriente. Il saggio intende contribuire a colmare questa lacuna esplorando la questione della "razza" e del "razzismo" nel Marocco contemporaneo e le sue relazioni con la memoria della schiavitù. Piuttosto che proporre una definizione aprioristica di "razza" in Marocco, esso interroga i processi storici e i vocabolari quotidiani attraverso i quali le nozioni di "razza" e di "razzismo" sono emerse, si sono trasformate nel tempo e sono oggi contestate. Ripercorrendo l’emergere di un pensiero razziale nel XVI secolo, il saggio mostra come l’eredità della schiavitù non circondi solo i discendenti di schiavi, ma anche categorie di persone che - come i migranti subsahariani - oggi occupano posizioni sociali marginali. L’uso di stereotipi razziali e vocabolari che evocano la schiavitù per rivolgersi a queste persone testimonia l’importanza di una prospettiva storica nell’analisi antropologica delle dinamiche sociali che caratterizzano il Maghreb contemporaneo.

Marco Gardini

I figli di Lendrema: schiavitù e post-schiavitù in Madagascar

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 2 / 2015

Nonostante la schiavitù in Madagascar sia stata formalmente abolita nel 1896, un numero crescente di ricerche ha dimostrato che i discendenti di schiavi subiscono ancora varie forme di discriminazione in molte regioni dell’isola. Le categorie di diseguaglianza sociale che caratterizzavano queste società prima della colonizzazione sembrano essere sopravvissute tanto al colonialismo quanto all’indipendenza e sono spesso utilizzate per descrivere le ineguaglianze contemporanee. Sulla base di una ricerca etnografica condotta nei quartieri poveri di Antananarivo (Manarintsoa-Isotry) e nella città di Ambositra, questo saggio esplora come la supposta o reale origine servile è stata riprodotta, rinegoziata o contestata a fronte di nuovi scenari politici e come si è nel tempo caricata di nuovi significati politici. Dopo una breve presentazione storica del ruolo che la tratta, la schiavitù e l’abolizione di questa hanno giocato nei processi di accentramento politico in Madagascar e una discussione delle linee di ricerca che la letteratura storica e antropologica ha finora sviluppato in merito a questo tema, vengono analizzati i diversi criteri utilizzati a livello locale per attribuire a qualcuno un’origine servile e il ruolo che il tema della schiavitù ha giocato nella contesa politica post-indipendenza.

La ricerca condotta in Mauritania, Mali, Niger, Bénin, Sudan e Somalia ha dimostrato la rilevanza dell’eredità della schiavitù nei conflitti che riguardano la partecipazione politica, la terra e le risorse. Focalizzato soprattutto sulle dinamiche recenti alimentate dai processi di decentralizzazione nell’Africa Occidentale francofona, dalla guerra civile in Sudan e Somalia, questo dibattito tende a dimenticare un’altra fase importante della storia africana e mondiale: la decolonizzazione. Poli tici, intellettuali e militanti dei tardi anni Quaranta e dei Cinquanta usarono l’immagine della schiavitù per denunciare la brutalità del lavoro forzato e per reclamare l’emancipazione dal giogo coloniale. Qual è stato l’impatto di questi discorsi metaforici sugli schiavi liberati e le persone dalle origini servili? Quest’articolo esamina la politicizzazione dell’eredità della schiavitù al tempo delle indipendenze africane prendendo spunto dalla storia di Fuladu, un regno fulbe precoloniale esteso dalla riva meridionale del fiume Gambia fino al Rio Corubal in Guinea Bissau. La colonizzazione lo divise in una sfera d’influenza inglese, francese e portoghese. Qui l’analisi si concentra sulla parte francese, oggi conosciuta come regione senegalese di Kolda, e sulla traiettoria politica di Yoro Kandé. Politico e attivista degli anni Cinquanta, Yoro usò le sue origini servili come strumento per risvegliare la coscienza politica dei settori subordinati della società di Fuladu.

Alessandra Brivio

Politiche di emancipazione femminile nel Ghana coloniale

MONDO CONTEMPORANEO

Fascicolo: 2 / 2015

Il saggio prende in esame alcuni processi che si svolsero nei tribunali coloniali in Ghana nei mesi immediatamente successivi alla proclamazione di due ordinanze: la Gold Coast Slave-Dealing Abolition Ordinance e la Gold Coast Emancipation Ordinance (1874). L’obiettivo è mostrare i tentativi e le strategie che le donne in condizione di schiavitù misero in atto per cercare di modificare il proprio stato. Tra i maggiori ostacoli al loro effettivo processo di emancipazione vi furono le strutture di potere tradizionali e le politiche coloniali, che avevano convenienza nel mantenere le donne in condizioni di dipendenza. Consolidare una certa idea di famiglia tradizionale garantiva infatti la stabilità e il perdurare del dominio coloniale e dello sfruttamento del lavoro femminile. La costruzione del "matrimonio tradizionale", come categoria immutabile e astorica, e la logica del debito che pareva intrinseca all’istituzione del "prezzo della sposa" impedivano alle donne che cercavano di allontanarsi dai loro mariti e padroni di emanciparsi effettivamente da uno stato di dipendenza a cui il debito le riconduceva.

Cristiano Violani, Alessandra Devoto

Problematicità dei disturbi soggettivi: il caso dell’ insonnia

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

L’insonnia è un disturbo del sonno ampiamente diffuso e multifattoriale, che si presenta come condizione indipendente o in comorbilità con altri disturbi somatici o mentali. Associata a problemi di inizio o mantenimento del sonno e da disfunzionalità diurne, l’insonnia è caratterizzata dalla percezione di un malfunzionamento del sonno, cui conseguono spossatezza ed altri effetti negativi sul funzionamento cognitivo ed emotivo-affettivo. Questi aspetti soggettivi, fondamentali per il trattamento dell’insonnia, sono individuabili tramite il colloquio clinico, supportato da strumenti "self report" (questionari e diari) - e marginalmente tramite registrazioni obiettive dei parametri del sonno. La soggettività del disturbo rende complessi la diagnosi e il trattamento, anche a causa di distorsioni cognitive inerenti il disturbo e di rappresentazioni ricostruttive e affettivamente cariche dell’andamento e della qualità del sonno. Il diario del sonno è un importante strumento per limitare la soggettività e le distorsioni delle percezioni del disturbo attuale: esso permette al paziente e al clinico di rivedere sulla base dell’esperienza rappresentazioni inesatte e pregiudizi sull’andamento del sonno e sulle conseguenze dell’insonnia, riducendo l’aleatorietà delle diagnosi basate sulle interviste retrospettive.

Daniela Leone, Marina Lorefice, Elena Vegni

La comunicazione nella procreazione medicalmente assistita (pma)

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

Il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita da parte di coppie infertili sta diventando sempre più frequente. Le coppie che si rivolgono a un centro per l’infertilità portano con sé un carico emotivo e psicologico appesantito da un percorso clinico lungo e faticoso e che non sempre conduce ai risultati sperati. Così come in altri ambiti della medicina, anche nell’ambito della procreazione medicalmente assistita è stata messa sempre più in evidenza la necessità di un approccio di medicina centrato sul paziente che, al contrario di un approccio centrato unicamente sulla malattia, dia importanza al vissuto di malattia che il paziente porta nella visita e che tenga conto dei valori e delle preferenze del paziente rispetto al proprio percorso clinico. Il presente contributo intende approfondire, attraverso la storia clinica di una coppia, i diversi livelli di complessità che caratterizzano l’incontro medico/paziente nelle visite di procreazione medicalmente assistita. Da un lato la complessità relazionale del doversi confrontare con un paziente/ coppia, che porta nella visita diverse "agende"/vissuti di malattia, dall’altro la complessità comunicativa di dover gestire molteplici flussi comunicativi nella visita.

Giulia Lamiani, Stefania Anania

Sbagliare è umano, ma anche in medicina? La comunicazione degli errori ai pazienti e ai familiari

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

Negli ultimi anni, a livello scientifico e nell’opinione pubblica, c’è stata una crescente attenzione al tema degli errori medici. Se a livello organizzativo sono state introdotte nuove pratiche, a livello relazionale la comunicazione degli errori ai pazienti e ai familiari resta un compito spesso disatteso. La letteratura evidenzia che le difficoltà nel comunicare onestamente un errore medico sono riconducibili a motivazioni culturali, legali e psicologiche. Data la delicatezza del tema, sono pochi gli studi internazionali che hanno analizzato la pratica comunicativa in caso di errore. Nel presente contributo verranno offerte alcune riflessioni a partire dall’analisi di due visite in cui "veri" clinici comunicano un errore a un famigliare, impersonificato da un attore. Le visite sono state registrate durante un corso di formazione presso l’Ospedale San Paolo, Università degli Studi di Milano. Nelle due visite alcuni snodi critici dal punto di vista comunicativo riguardano: i clinici coinvolti, la tempistica della comunicazione dell’errore, le parole utilizzate e il ruolo delle scuse. Se comunicare gli errori in maniera trasparente sta diventando una posizione condivisa, bisogna offrire formazione e supporto ai clinici in questo compito.

Guendalina Graffigna, Serena Barello

Patient engagement come qualificatore dello scambio tra la domanda e l’offerta di salute: il caso della cronicità

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

La gestione delle patologie croniche da parte dei sistemi sanitari nazionali rappresenta una delle sfide cruciali per le società occidentali, per cui viene sempre più avvertita l’esigenza di implementare nuovi modelli organizzativi adeguati per far fronte ai cambiamenti nella domanda di cura. Infatti i pazienti, considerati nel loro network di appartenenza, appaiono come consumatori critici dei servizi di salute, a loro volta sempre più diversificati e complessi. In questo contesto il costrutto di patient engagement, che è un processo psicosociale multidimensionale composto da quattro fasi (blackout, arousal, adhesion e eudaimonic project), appare in grado di dare senso a queste nuove dinamiche del mercato della salute. Il passaggio da una fase all’altra è contrassegnato dai bisogni scoperti, dalle aspettative dei pazienti rispetto alla relazione con il provider della cura e dalle modificazioni del concetto di qualità di vita. Il costrutto di patient engagement qualifica il tipo di relazione che il paziente (soprattutto quello affetto da patologia cronica) instaura - o può instaurare - con il suo sistema sanitario di riferimento e l’offerta di prestazioni sanitarie nelle diverse fasi del percorso di cura. La portata innovativa di questo costrutto viene qui evidenziata confrontandolo con altri costrutti similari presenti nella letteratura scientifica di ambito medico e psicologico.

Guido Biasco, Ludovica De Panfilis

La comunicazione con il paziente al termine della vita

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

Gli aspetti della comunicazione di un evento negativo che mina in maniera importante la salute di un individuo sono eterogenei. Nel caso della malattia terminale la comunicazione dipende anche da quanto è stato detto - o non detto - precedentemente. Il problema della verità e del silenzio è, quindi, specifico e relativo a questa delicata fase della malattia. La comunicazione della terminalità si snoda in una serie di difficoltà diverse in cui è fondamentale che essa sia adeguata e personalizzata, integrata in un modello che metta insieme competenze tecniche ed empatia autentica. L’etica della comunicazione deve tener presente le relazioni del malato, in un’ottica di autonomia condivisa e costruita.

Emanuela Calandri, Emanuela Bina, Debora Bessone, Manuela Brero, Elena Cattelino

Il conflitto nelle relazioni amicali e sentimentali in adolescenza e in età giovane adulta: quale relazione con il benessere psicologico e la depressione?

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

Lo studio indaga il legame fra conflitto nelle relazioni amicali e sentimentali, benessere psicologico e depressione in adolescenza e in giovane età adulta, analizzando il ruolo congiunto del conflitto nelle due relazioni sul benessere e la depressione, e individuando il possibile ruolo di moderazione dell’effetto del conflitto svolto da altre dimensioni dei legami d’amicizia e sentimentali. 193 adolescenti e giovani adulti, d’età compresa fra i 16 e i 22 anni, aventi sia un amico intimo sia un partner sentimentale, hanno risposto in forma anonima a un questionario di tipo self-report contenente misure relative al conflitto e ad altre dimensioni delle relazioni amicali e sentimentali, a diversi indicatori di benessere psicologico (soddisfazione per la vita, ottimismo, equilibrio fra affetti positivi e negativi) e alla depressione. I risultati evidenziano conflitti più frequenti nelle relazioni sentimentali rispetto a quelle amicali. Proprio nelle relazioni sentimentali la dimensione del conflitto assume maggiore rilevanza per il benessere e la depressione. L’intimità col partner è in grado di moderare l’effetto del conflitto sulla depressione

Roberta Caiazza, Ian Andrew James, Daniela Cantone

Realtà orientata alla demenza (dor): strategie comunicative nel trattamento del paziente affetto da demenza

RICERCHE DI PSICOLOGIA

Fascicolo: 3 / 2015

La ricerca in relazione allo sviluppo di strategie comunicative nell’ambito del trattamento delle demenze ha avuto grande importanza negli ultimi vent’anni. La maggior parte degli studi, condotti in Australia e Gran Bretagna, hanno posto l’attenzione sull’uso della menzogna nella cura dei pazienti affetti da demenza. All’interno di questo filone di ricerca sono stati sviluppati costrutti teorici per garantire e implementare la validità etica di questa tipologia comunicativa. Al fine di promuovere, nel contesto Italiano, l’uso etico di comunicazioni "non veritiere" nel trattamento dei pazienti con demenza tale studio ha esaminato e adattato l’esistente costrutto Dementia Orientated Reality, sviluppato originariamente in lingua inglese.