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Le più recenti interpretazioni del modello di creazione del valore dei beni ed individuazione delle strutture di governance che aiutano i processi di integrazione tra innovazione nel manifatturiero e nei servizi pur considerando le possibili implicazioni scaturenti dalla diversa natura delle innovazioni, non si soffermano sul caso in cui l’innovazione scaturisca da azioni (individuali e/o collettive) di tipo cognitivo-relazionale. L’articolo intende colmare questo vuoto argomentando, con l’ausilio di un caso studio, un modello interpretativo basato su ipotesi dinamiche di circolarità del processo innovativo e la criticità del riconoscimento nello stesso processo dell’alternanza tra capabilities- competences. Il caso studio su un impianto pilota di de-manufacturing al centro di un’ipotesi di fabbrica circolare contribuisce ad individuare alcune interessanti implicazioni di policy.
Nel lavoro si analizza il rapporto tra l’efficacia dei progetti di Civic Crowdfunding e l’attrattività del territorio. L’indagine, condotta attraverso lo studio di due importanti piattaforme di Civic Crowdfunding, è stata effettuata attraverso un’analisi statistica di regressione lineare e multivariata OLS. Si è così verificato, su un campione di 144 progetti di Civic Crowdfunding, la presenza di una correlazione positiva tra l’efficacia dei progetti e l’attrattività del territorio, da un lato, ed il numero dei finanziatori, dall’altro. Sembra emergere, invece, una correlazione negativa con il numero dei progetti presentati. Il lavoro mostra l’importanza e la valenza del territorio attraverso la risposta data dai finanziatori aderendo ai progetti di Civic Crowdfuding, a dimostrazione dell’importanza che va assumendo questa particolare tipologia di investimento per lo sviluppo sostenibile del territorio, in linea con la tendenza, da parte dei cittadini, ad esprimere una maggiore volontà di partecipazione alla costruzione di città e territori migliori.
Il presente lavoro cerca di analizzare le possibili ripercussioni, ma anche i possibili ostacoli, dell’adozione di modelli di Open innovation nell’ambito del settore dei servizi bancari. In particolare ci si concentra sul ruolo che il prenditorie di fondi, tipicamente l’impresa, può svolgere nei processi di innovazione aperta adottabili dalle imprese bancarie. Oltre al miglioramento dell’offerta dei servizi, soprattutto digitali, offerti dalle banche, il cliente può divenire una fonte primaria di informazioni nel processo di erogazione dei prestiti. Gli effetti positivi si esplicherebbero anche a livello macro e di sistema.
Il fenomeno dell’immigrazione è oggetto di ampio dibattito teorico e politico di matrice prevalentemente giuridica e sociologica. Nel presente lavoro, la prospettiva si focalizza sui servizi per facilitare l’integrazione dei migranti nella società di accoglienza e sulla natura sociale delle innovazioni intervenute in Italia. Dopo aver chiarito il concetto di integrazione sociale degli immigrati con riferimento al sistema di relazioni nel cui ambito essa si realizza e con riferimento al quadro di policy che sancisce il principio di non discriminazione dei migranti nell’accesso ai servizi essenziali, il lavoro illustra alcune innovazioni introdotte in Italia per favorire l’integrazione degli immigrati, inquadrandole alla luce del dibattito sull’innovazione sociale. In particolare, l’attenzione viene rivolta, oltre che alle innovazioni istituzionali, alla mediazione culturale ed ai servizi per l’inserimento lavorativo. Infine, all’interno di un framework teorico volto ad evidenziare le finalità della collaborazione e, al tempo stesso, le fasi di sviluppo dell’innovazione, viene affrontato il tema della collaborazione per l’innovazione, con riferimento ai principali attori - tra cui spiccano le organizzazioni del Terzo Settore - ed alle traiettorie evolutive delle collaborazioni stesse, che hanno visto nel "progetto sociale" una forma organizzativa finora prevalente. Nelle conclusioni, si evidenzia la necessità di "capitalizzare" le esperienze innovative sperimentate, in un più generale processo di innovazione dei servizi pubblici.
Il paper si propone di offrire un contributo al dibattito teorico sull’innovazione nei servizi pubblici, verificando l’efficacia interpretativa di alcuni framework sviluppati di recente dalla letteratura che mancano, però, ancora di sufficienti riscontri empirici. In particolare, il lavoro si basa su due fondamentali riferimenti teorici: il modello multiagente di Windrum e García-Goñi (2008), che fornisce una rappresentazione della rete complessa di interazioni fra utenti, fornitori di servizi e policy maker che dà vita all’innovazione, e il modello della "collaborative innovation" di Sorensen e Torfing, 2011 che propone una lettura processuale delle modalità attraverso cui tale interazione prende forma e si sviluppa all’interno del network degli attori coinvolti. Grazie alla combinazione di questi due approcci teorici complementari, si possono individuare chiavi di lettura nuove e efficaci per interpretare le dinamiche che caratterizzano il fenomeno dell’innovazione nei servizi pubblici. La validazione del framework di analisi è stata realizzata attraverso lo studio di un caso nel settore della sanità pubblica italiana: un contesto particolarmente indicato per una verifica empirica, a causa della sua elevata complessità operativa e relazionale.
Il presente lavoro si focalizza sul ruolo delle relazioni inter-organizzative per l’innovazione nei porti, quale contributo all’avanzamento delle conoscenze sul tema più generale della generazione e gestione dell’innovazione all’interno di reti complesse. A questo fine il lavoro propone un framework teorico, in grado di definire gli elementi che contribuiscono all’innovazione collaborativa nei porti; in particolare, vengono proposte alcune service supply chain che evidenziano come il processo di innovazione nel porto sia il portato di un insieme sempre più complesso di servizi core e complementari, il coinvolgimento di un numero crescente di attori e l’utilizzo e la combinazione di un’ampia tipologia di risorse. Per ciascuna delle service supply chain vengono, altresì, presentati una serie di casi che dimostrano come la collaborazione abbia permesso al porto di attivare un processo di innovazione che supera i propri confini tradizionali e che coinvolge differenti attori del contesto economico locale. Il lavoro si chiude proponendo un insieme di azioni che possono favorire, attraverso varie forme di collaborazione, un ruolo attivo dell’Autorità Portuale, sia come manager e/o facilitatore, per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione nel porto e nel territorio e identificando alcune future linee della ricerca.
Negli ultimi anni, le istituzioni, la pratica manageriale e la letteratura accademica hanno rivolto un interesse crescente al tema delle imprese creative e dell’economia della creatività. Tuttavia, il focus si è concentrato soprattutto sulle organizzazioni culturali, trascurando, con poche eccezioni, le imprese creative di servizi e le complesse dinamiche innovative che prendono forma al loro interno. Per contribuire a colmare tale gap, gli autori, attingendo a diversi filoni di ricerca, sviluppano un modello concettuale che prevede quattro dimensioni interdipendenti dell’innovazione nelle imprese creative di servizi: innovazione espressiva, strategica, esperienziale ed organizzativa. Ognuna delle dimensioni del modello implica forme reticolari interne o esterne all’organizzazione che interessano diverse categorie di soggetti: gli utilizzatori, il pubblico, i concorrenti o il team creativo. Il lavoro propone quindi un concetto esteso di innovazione creativa, fornendo un contributo teorico utile a spiegare e gestire meglio le complesse forme con cui si dispiegano i processi innovativi in queste particolari imprese di servizi e suggerendo nuove prospettive per la ricerca futura.
Le tecnologie della comunicazione stanno progressivamente ridisegnando il nostro modo di essere, le nostre relazioni e le forme e gli strumenti attraverso cui quotidianamente accediamo alle informazioni di cui abbiamo bisogno. Anche i musei sono coinvolti in tali evoluzioni ed il rapporto che può essere instaurato tra visitatore e museo attraverso i nuovi media digitali diventa quindi incredibilmente più ricco e complesso. Tanto il museo quanto l’individuo sono, quindi, portatori di una trama relazionale che diventa progressivamente più estesa, anche traendo beneficio dalla più recente evoluzione della rete internet, caratterizzata dall’avvento e dalla diffusione del cosiddetto "web 2.0" e dei social media. Ciò determinerà per i musei la necessità di sviluppare una consapevole strategia di presenza sui social media, cioè una vera e propria "social media strategy", la quale rappresenta una porzione della più ampia "digital strategy" del museo. Inoltre, la diffusione sempre più ampia e pervasiva delle tecnologie mobili e dei dispositivi indossabili prefigura l’avvento di uno scenario in cui i visitatori dei musei modificheranno profondamente sia il modo con il quale stabilire una relazione con queste organizzazioni, sia le modalità concrete di fruizione dei servizi museali.
Il dibattito scientifico e le politiche europee in materia di innovazione per lo sviluppo intelligente delle città evidenziano il ruolo delle relazioni collaborative tra attori pubblici e privati (inclusi gli utilizzatori finali dei servizi urbani) per l’efficace implementazione di percorsi di sviluppo "smart". Tuttavia, ancora limitati sono gli approfondimenti, soprattutto di tipo empirico, tesi a comprendere le caratteristiche delle relazioni collaborative orientate allo sviluppo di nuovi servizi nell’ambito delle smart cities e i fattori che influenzano la loro efficacia. Integrando filoni teorici complementari - l’innovazione nel contesto delle smart cities, l’innovazione aperta e l’innovazione dei servizi - il lavoro mira a colmare tale gap conoscitivo attraverso l’elaborazione di un framework multidimensionale che identifica le dimensioni chiave per analizzare i driver, la struttura, le innovazioni realizzate dalle reti di innovazione smart-oriented e i fattori critici ai fini del successo dell’innovazione collaborativa nel contesto nelle smart cities. Sulla base del framework viene poi condotta un’analisi esplorativa basata su due casi studio di successo relativi a reti di collaborazione pubblico-private che hanno portato all’efficace sviluppo di nuovi servizi in due città europee (Amsterdam e Siracusa). I risultati dell’analisi permettono di comprendere più in profondità la natura delle reti pubblico-private per l’innovazione smart-oriented e di identificare i fattori critici rispetto ai quali orientare le azioni concrete di policy makers e manager per influenzarne positivamente l’efficacia.
Il declino della socialdemocrazia nell’epoca dell’Unione europea / L’antifascismo italiano e i servizi segreti britannici
The article focuses on the inquiry into political repression and forced labour in Mao’s China that the Cicrc began in 1952. Headed since its foundation by David Rousset, the Cicrc gathered documentation that in 1956 was discussed in Brussels during a “trial” against the Chinese Communist regime. The Livre blanc on China, alongside David Rousset’s papers, represent a set of primary sources which contribute to the history of transnational human right networks during the first Cultural Cold War.
This article, based on unpublished archives, is devoted to the question: what was the impact of the decolonization of the Belgian Congo on Italian foreign policy (1957-1960)? Facing a shared reality with Belgium, the aim of this research is to study the attitude of Italian foreign policy, forced to maintain a balance between its position in the UN; its relations with Belgium; and the need to maintain influence, mainly through financial penetration, in the newly independent Congo.
The article discusses the role of technocrats in contemporary western democracies. Although Italy is one of few cases with recurrent experiences of fully technocratic governments, the role of technocrats has increased in all European democracies, in particular in Eurozone countries. Europeanization and monetary integration have led to a decline of traditional party governments due to their inability to deal with the complex issues of transnational and supranational interdependency. In a regular democracy, a party government cannot be substituted by a technocratic one, yet the former is no longer able to act effectively without the support of technocratic personnel (particularly in economic ministries). An appropriate combination of technocratic policy competence and political capacity to generate consent is far from having been achieved.
This essay considers how Italian liberal culture has confronted the relationship between politics and expertise since the late nineteenth century. The first section presents general remarks on how liberalism tries to define the boundaries of the political sphere and limit the scope for political strife by referring to technical arguments. The second section is centred on the relationship between politics and expertise in the fin-de-siècle crisis of liberalism, and considers two protagonists of that period: Marco Minghetti and Giovanni Giolitti. The third section deals with the Italian Liberal Party leader Giovanni Malagodi, whose biography shows how a part of post- 1945 liberalism endeavoured to enlighten Italians as to the limits of political action. The birth of the new centre-left governing alliance in the early 1960s - Malagodi’s greatest defeat - is seen here both as an attempt to produce an ambitious reformist effort which was deeply rooted in technical knowledge, and as the failure of that attempt. The conclusion provides some reflections on the crises of politics in Italy in the last twenty years.
The contribution proposes a general definition of the category of the so called "technical goverments" and then applies it to the Italian parliamentary experience: that is, to the executives led by Carlo Azeglio Ciampi (1993-1994), Lamberto Dini (1995-1996) and Mario Monti (2011-2013). Later on, following a Constitutional law approach, it evaluates the compliance of these experiences with the Italian Constitution, also at the light of the impact of the European Union dynamics on national level, which are encouraging the formation of executives supported by a wide parliamentary majority and fostering the risk to elude political responsibility. Finally, the essay concludes with some quick observations on the current debate on Constitutional reforms in Italy and on the use of the controversial expression "wise men/women" to refer to experts called to express technical advises to the President of the Republic or to the Government.