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A cura della Redazione

Abstract

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Maria Antonietta Crippa, Fiorenzo Ferlaino, Francesco Domenico Moccia, Luigi Spinelli, Giovanna D'Amia

Recensioni

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Stefano Corsi, Guido Sali, Federica Monaco, Chiara Mazzocchi

The Cores of Metropolitan Areas: Evidence from Five European Contexts

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Numerosi sono gli studi che a vario livello ed in diversi ambiti affrontano la tematica dei contesti metropolitani, fornendo approcci differenti per la loro definizione. Ciononostante, concordano nel considerare l’area metropolitana come insieme di aree meno dense che gravitano su un contesto maggiormente urbanizzato. Mentre gran parte degli studi ne affrontano la delimitazione spaziale focalizzandosi sull’analisi congiunta di più variabili, l’articolo intende fornire un approccio metodologico basato sulla densità di popolazione, al fine di individuare all’interno dell’area metropolitana il nucleo denso nel quale si concentra la domanda di beni e servizi. La metodologia illustrata fa riferimento ad un’analisi di correlazione spaziale basata sull’approccio lisa, di cui viene fornita un’applicazione in cinque diverse realtà europee: Berlino, Lubiana, Londra, Milano, Rotterdam. I risultati evidenziano la bontà del modello e le potenzialità di applicazione in qualsivoglia contesto

A partire dalla documentazione conservata negli archivi municipali, il contributo propone una ricostruzione delle vicende che hanno condotto alla realizzazione del macello e del mercato bestiame di viale Molise, ora dismessi, con l’obiettivo di fornire una base di conoscenze utili per la tutela dei fabbricati storici in un quadro di ridefinizione della loro destinazione. Il complesso costituisce infatti una significativa testimonianza della politica dei servizi pubblici milanesi del primo Novecento e rappresenta un tassello importante nella costruzione della morfologia urbana della zona di Porta Vittoria, presentando una casistica di soluzioni architettoniche che spaziano dal Liberty utilitario di inizio secolo a più ardite applicazioni strutturali negli anni fra le due guerre.

L’articolo affronta il tema delle politiche abitative a partire dal Sistema Integrato di Fondi immobiliari, una linea di intervento del Piano Casa 2008 che, per incidere positivamente sul bisogno abitativo delle fasce sociali definite ‘a rischio’, individua il fondo immobiliare come strumento per raccogliere risorse sia pubbliche sia private. Discostandosi dalla retorica dell’innovazione, l’articolo mette in luce effetti e implicazioni dell’utilizzo di uno strumento di natura privatistica e finanziaria in termini di orientamento delle politiche abitative e di perseguimento di interessi collettivi diffusi. Ne indaga i meccanismi di funzionamento, la rilevanza all’interno del contesto politico e definitorio dell’alloggio sociale e, attraverso una lettura dei progetti in corso d’opera in Lombardia, individua elementi utili ad una prima valutazione degli esiti materiali della politica

Fabio Bronzini, Maria Angela Bedini, Paola Nicoletta Imbesi

Elementi di qualità in vecchie e nuove forme di piano

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

La ricerca, finanziata dal Miur, definisce una metodologia rigorosa per comparare elementi di qualità di venticinque piani urbanistici di recente elaborazione di piccole, medie e importanti città italiane (Roma, Milano, Bologna, Bergamo, Ferrara, Firenze, Ravenna, Ancona, Jesi, La Spezia, Siena, Verona): una valutazione comparata di diversi approcci alla qualità urbanistica: ‘del piano’ (approccio riformista, partecipativo, dal territorio), ‘nel piano’ (approccio strategico integrato, perequativo, sostenibile), ‘con il piano’ (approccio metodologico conformativo, ricompositivo, sistemicoinfrastrutturale), ‘oltre il piano’ (approccio del piano/progetto verso nuove forme di sviluppo contrattato). Da un lato un ventaglio di suggerimenti esportabili in altri contesti nazionali e internazionali. Dall’altro l’avvio di strumenti di valutazione, misura, critica, anche severa, dei piani urbanistici

Bernardino Romano, Francesco Zullo, Giulio Tambutrini, Valentina Fiordigigli, Lorena Fiorini

Il riassetto del suolo urbano italiano: questione di "sprinkling"?

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Diverse ricerche in corso in Italia stanno indagando nel dettaglio i processi di urbanizzazione che hanno condotto alle particolari forme compromissorie e dissipative nella utilizzazione del suolo che è possibile riscontrare attualmente. La conoscenza di tali processi, anche molto differenti per tempi, luoghi e modelli espressivi, potrebbe consentire l’adozione di nuove regole per una razionale distribuzione degli usi. Già da tempo emergono categorie tipologiche che distinguono piuttosto nettamente i fenomeni nazionali da quelli più consolidati di altri Paesi e continenti, giustificando il ricorso a nuove definizioni. Da queste ultime, connotabili mediante set di adeguati indicatori, discendono poi soglie e criteri di intervento che si presentano fin d’ora complessi in termini di coinvolgimento socioeconomico, ambientale e politico e, conseguentemente, di tecniche urbanistiche mirate

Enrico Gottero

Il paesaggio rurale italiano tra vecchie e nuove politiche agricole

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Le recenti vicissitudini che hanno mutato il paesaggio rurale italiano, sono altresì frutto di ragguardevoli carenze conoscitive e programmatiche degli attuali strumenti di pianificazione del territorio. A tal proposito, se pensiamo alle ingenti risorse offerte dai fondi europei (in particolare quelli della Politica Agricola Comune) e alla mancanza di interazione tra le politiche settoriali, sembra si debba ancora una volta parlare più di un’opportunità svanita, un’ulteriore occasione di integrazione sfumata, piuttosto che di un processo inclusivo a tutela del paesaggio. In questo saggio l’autore tenta di districarsi in un sistema - quello delle attuali e delle prossime Politiche Agricole - multiforme ed eterogeneo, che raramente riconosce direttamente il paesaggio tra gli obiettivi prioritari, ma tuttavia ha pesanti ricadute su di esso

Le Alpi si caratterizzano per essere un territorio estremamente diversificato al proprio interno, dove si stanno implementando nuove soluzioni progettuali del (ri)abitare consapevole la montagna. Si tratta di un processo di re-insediamento attualmente in atto a livello globale e che, in maniera diversa rispetto al passato, mette al centro il ritorno in luoghi marginali. Il caso studio riguarda le borgate della valle di Susa, da tempo abbandonate, che costituiscono importanti avamposti della naturalità alpina per la fornitura di servizi eco-sistemici, della storia e dell’identità delle Alpi. Questi luoghi diventano luoghi emergenti nello sviluppo di nuove modalità insediative, poiché si pongono in relazione con i centri di piccole-medie dimensioni da cui ‘attingono’ per i servizi e con cui si relazionano per la costruzione di un progetto di sviluppo e di un ‘nuovo’ pezzo di territorio

Anna Natali

Cercando Pisanello. I nuovi viaggiatori e le vocazioni ai luoghi

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

La Strategia nazionale aree interne propone un metodo di intervento nel quale sono combinati aspetti consolidati da almeno vent’anni (protagonismo degli enti locali, partenariato allargato) con aspetti nuovi (attivazione di filiere cognitive, mobilitazione di innovatori). La nozione di filiera cognitiva può essere intesa come struttura verticalmente integrata dove le risorse cognitive sono tra loro collegate come fattori di produzione necessari a realizzare definiti beni o servizi, o come struttura di connessioni à la Hirschman dove un investimento in conoscenza stimola altri investimenti simili togliendo risorse significative da uno stato di latenza o sottoutilizzo. L’articolo aderisce a questa seconda visione e cerca di mostrare, attraverso narrazioni ed esempi, quanto essa sia feconda per declinare le sollecitazioni della Strategia in particolare nel turismo culturale

Giovanni Carrosio

Economia civile e gestione delle risorse ambientali nelle aree interne

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

L’articolo sostiene che la gestione delle risorse ambientali è un problema cruciale. Per trattarlo efficacemente occorre, secondo l’autore, il concorso di Organizzazioni dell’Economia Civile (oec) per la cura e la riproduzione delle risorse ambientali. L’articolo illustra e commenta le diverse modalità di approccio all’ambiente delle oec (abitare, produrre e co-produrre), ricordando alcuni esempi paradigmatici, identificati sulla base della loro diversa natura (endogena, neo-endogena, esogena). Le considerazioni finali aprono una riflessione sulle potenzialità delle oec al di fuori delle aree interne, chiedendosi se esse possano mantenere assetti virtuosi anche in altri contesti

Solo trent’anni fa il cuore della Valle del Simeto, quello tra i comuni di Adrano, Biancavilla e Paternò era chiamato ‘triangolo della morte’, a causa dell’alta densità di omicidi violenti. Oggi, a valle di un percorso di mobilitazione popolare e di ricerca-azione in collaborazione con ricercatori dell’Università degli Studi di Catania, questo territorio ha maturato un percorso progettuale di riscatto socioculturale e d’innovazione della governance locale denominato ‘Patto di Fiume Simeto’. Quest’articolo racconta in che modo il processo di formalizzazione del Patto di Fiume si sia intrecciato e, in un certo senso, sia stato supportato dalla Snai. La sola possibilità data dal dps, ad Aree capaci di mostrare le proprie capacità di co-progettazione, di ‘autocandidarsi’ come ‘aree sperimentali di rilevanza nazionale’, ha dato alla comunità simetina, ancor prima della chiusura della fase istruttoria regionale, l’occasione di sognare in grande e organizzarsi di conseguenza

Tito Bianchi

Aree interne. Scambiare sapere pratico nello spazio del web

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Nell’era della comunicazione digitale non sorprende che una politica di sviluppo nuova come la Strategia Nazionale Aree Interne, che si attua in porzioni del paese poco comunicanti fra di loro ma con problemi comuni, si doti di uno spazio di condivisione delle esperienze indipendente dalla filiera dell’attuazione. Tuttavia nella pratica questo strumento sollecita delle modalità di comportamento nuove e perciò poco congeniali sia agli attuatori che ai beneficiari della policy. Se i vantaggi attesi sono chiari, l’attitudine a condividere le esperienze di intervento e la capacità di raccontarle non sono diffuse. Un esempio di innesco della dinamica auspicata relativo all’ambito Scuola offre indicazioni sulle condizioni in cui una piattaforma di comunicazione così impostata può essere un effettivo ausilio cognitivo per una politica di sviluppo territoriale

L’articolo ripercorre il metodo usato dal Comitato Tecnico Aree Interne nella conduzione delle missioni di campo nei territori oggetto della Strategia Nazionale. Questo metodo, che ruota attorno alla logica della coprogettazione, rappresenta - secondo l’autore - un elemento di novità rispetto alle modalità consuete di rapporto tra istituzioni e società locale, interrogando il campo delle strutture decisionali, economiche e sociali, cioè in definitiva della politica. L’articolo, dopo aver ricordato alcune questioni chiave con riferimento alle politiche di sviluppo territoriale che emergono dai precedenti cicli di programmazione dei fondi comunitari, illustra le fasi con cui si sviluppano le attività sul campo e gli strumenti di intervento utilizzati

Francesco Mantino, Giovanna De Fano

Sviluppo rurale, innovazione sociale e politiche per le aree interne

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

L’obiettivo di questo lavoro è di esaminare in che modo le nuove politiche per le aree interne introdotte dalla programmazione nazionale 2014-2020 rappresentino una discontinuità con le precedenti politiche di sviluppo locale. Le questioni di fondo che vengono esaminate sono le seguenti: a) gli elementi costitutivi di fondo dell’elaborazione teorica che sta alla base della progettazione integrata dello sviluppo locale e quali sono le principali discontinuità rispetto alla nuova politica per le aree interne? b) i nessi tra politica per le aree interne e politica per lo sviluppo rurale; c) le sfide che occorre affrontare e i rischi di fallimento da evitare, anche alla luce dell’esperienza passata della progettazione locale

Claudio Calvaresi

Le aree interne, un problema di policy

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

Questo articolo discute della Strategia nazionale sulle aree interne. Sostiene che compie una operazione di problem setting importante, basandosi su un policy design sofisticato. L’articolo ripercorre inoltre la nozione di area interna e identifica alcune implicazioni per le politiche territoriali, nella convinzione che la Strategia abbia diverse cose da insegnare ai modi e ai temi di intervento nelle aree marginali, aiuti a ridefinire il ruolo del progettista di politiche urbane, apra a scenari progettuali non banali

Sabrina Lucatelli

La strategia nazionale, il riconoscimento delle aree interne

TERRITORIO

Fascicolo: 74 / 2015

L’articolo descrive il metodo seguito per l’individuazione delle aree interne, che si basa su un criterio di lontananza dai servizi essenziali (scolastici, di mobilità su ferro e sanitari). La nozione di area interna non nasce da una valutazione sulle condizioni di fragilità del contesto, ma dalla difficoltà di accesso a quelle dotazioni di servizio che costituiscono diritti di cittadinanza. L’articolo prosegue illustrando ragioni, obiettivi e classi di azioni della Strategia nazionale, e presentando il metodo dell’indagine applicato per la selezione delle areepilota. In conclusione, sono ricordati gli elementi di innovazione della strategia

La Strategia nazionale Aree Interne suggerisce di riguardare l’Italia da un punto di vista che non è quello dei centri di sviluppo, ma quello dei territori difficilmente accessibili, che dai centri di sviluppo scontano una distanza. Sono l’‘osso’ da cui la ‘polpa’ si è staccata. Sono l’esito di civilizzazioni antiche; sono depositi di biodiversità. Hanno conosciuto antichi predoni e più recenti predatori, i primi provenienti da molto lontano, i secondi spesso nativi. Oggi ci si avvicina loro con discrezione, con la cura richiesta nell’approssimarsi ai fragili. Non manifestano infatti particolari vocazioni; sono i nuovi turisti colti e i neocoloni ad essere loro vocati. Le politiche pubbliche, quando se ne sono occupate, le hanno trattate come marginalità da colmare, fallendo. Occuparsene può dire qualcosa sulle prospettive delle politiche territoriali, sul loro disegno e sugli strumenti per gestirle