La ricerca ha estratto dal catalogo 104701 titoli
Come in Europa, anche in Italia l’adozione internazionale ha subito una forte crescita negli ultimi anni. Secondo i dati pubblicati dalla Commissione per le Adozioni internazionali (CIA, 2014), solo nel 2013 sono arrivati in Italia per essere adottati circa 2.825 bambini, dei quali il 43,8% con un’età compresa tra i 5 e i 9 anni. La scuola è, dunque, il primo luogo nel quale essi entrano in contatto con il loro nuovo contesto, potendo influenzare così il successo dei processi d’integrazione ed adozione. La ricerca utilizza un metodo qualitativo per esplorare le rappresentazioni sociali, che guidano il lavoro educativo di 268 insegnanti di otto scuole elementari, relative ai minori adottati internazionalmente e alle loro famiglie. I risultati mostrano una rappresentazione ambivalente e semplicistica della famiglia adottiva. È necessario che vi sia un’assunzione di responsabilità condivisa tra famiglia, scuola e servizi educativi allo scopo di diffondere una cultura dell’adozione, attenta all’inclusione e al benessere degli studenti adottati.
Il contributo nasce dal desiderio delle autrici di sottolineare l’importanza della "prosocialità reciprocante", per intraprendere azioni sociali che costruiscano inclusione e coesione sociale. Agire la "prosocialità reciprocante" significa processare azioni che, in modo bidirezionale e circolare, garantiscono che l’atto del beneficiare crei le condizioni per cui chi riceve sia in grado di "reciprocare". Questo è quanto è stato sperimentato dalle autrici con altri volontari a contatto con la marginalità estrema dei "senza fissa dimora" in un progetto in progress, che le vede impegnate nel "portare in strada le domande di ricerca" su questi temi, per cominciare a cogliere risposte dalle narrazioni e dalla costruzione di relazioni che possono generare convivenza responsabile ed inclusiva.
Il contributo considera la marginalità sociale come indicatore di una criticità, da parte delle comunità, nella gestione delle esigenze che si generano a fronte dei mutamenti socioeconomici che intercorrono. Sulla scorta di questo, come delineato dai presupposti teoricometodologici della Scienza Dialogica relativamente all’"Architettura dei Servizi Generativa", vengono presentati due progetti focalizzati sull’interazione tra membri della comunità (cittadini, istituzioni, enti pubblici e privati) e finalizzati alla promozione della salute del territorio attraverso la costruzione del lavoro di squadra. Il progetto "Marginalità sociali", commissionato dal Comune di Padova, promuove tale assetto attraverso la promozione di competenze di gestione e di collocazione attiva (versus delega ai servizi della gestione delle proprie emergenze) da parte dei cittadini. Il progetto "inOltre, la salute dell’imprenditore" realizzato per la Regione Veneto, viceversa, si rivolge alle istituzioni promuovendo la costruzione di Reti che consentano di offrire un supporto sinergico ed integrato in cui l’utente dei servizi possa divenire risorsa degli stessi, operando uno scarto da un approccio di tipo assistenzialistico verso una forma di lavoro di squadra per il perseguimento di obiettivi comuni. Il contributo si conclude con un’analisi degli aspetti critici e punti di forza dei due approcci, per innescare una riflessione su come strutturare interventi massimamente efficaci ed efficienti per la gestione delle esigenze della comunità.
L’articolo si propone di portare l’attenzione sull’importanza di assumere una prospettiva di genere nell’analisi dei fenomeni di povertà evidenziando la specificità assunta dalle loro dinamiche. La riflessione è l’esito di un percorso di ricerca qualitativa che ha approfondito la lettura che le operatrici dei centri di ascolto e delle comunità di accoglienza femminile delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia fanno delle situazioni di impoverimento vissute dalle donne utenti dei loro servizi e delle modalità con cui esse le affrontano. I risultati emersi hanno evidenziato l’importanza di assumere tale prospettiva di genere non solo nella fase di analisi ma anche in quella dell’intervento in quanto la sua efficacia è direttamente legata alla capacità di essere calibrato rispetto alle esigenze e potenzialità di ogni singola persona.
L’articolo riporta un’esperienza di Ricerca Azione Partecipata che ha coinvolto 6 famiglie migranti, ex-homeless, inserite in un programma di Housing First. Con l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale ed aumentare il livello di empowerment è stato utilizzato il Photovoice, strumento che permette di rielaborare e "dar voce" alle storie personali. Il percorso svolto dai partecipanti viene descritto evidenziando il passaggio da marginalità a "cittadini attivi", la graduale presa di consapevolezza sul fenomeno dell’homelessness e la rivendicazione di bisogni "normali". L’articolo infine evidenzia le criticità incontrate nel lavoro con la marginalità e le necessità di utilizzare gli strumenti in modo flessibile e di accogliere le diverse modalità di partecipazione di persone abituate ad interventi assistenzialistici.
L’articolo offre un’introduzione critica a una politica per la casa e di sostegno diretta a persone senza dimora chiamata "Housing First". Vengono illustrate le ragioni del successo di tale politica evidenziando come, nel suo viaggiare globale, non resti sempre uguale a se stessa ma cambi per adeguarsi alle dinamiche dei differenti contesti. L’adattamento dello e allo Housing First pone quindi delle complesse sfide di policy (modello di intervento) e politics (sistema di pensiero). L’obiettivo è fornire un quadro analitico di queste sfide che possa essere utile sia a comprendere meglio la portata innovativa dell’Housing First, che a stimolare una riflessione critica intorno alla nascente esperienza italiana.
L’articolo si pone l’obiettivo di evidenziare la difficoltà di definire in modo univoco la povertà. Dopo una sintetica introduzione sulla diffusione del fenomeno in Europa e in Italia, vengono analizzate le diverse conseguenze che comporta sul benessere degli adulti e dei minori. Inoltre, viene introdotto il tema della marginalità estrema e in particolare di chi vive la condizione definita come senza dimora. Infine sono discusse le principali strategie, coerenti con un’ottica di psicologia di comunità, volte a favorire un percorso di reinserimento sociale.
In the last two decades policies for the audiovisual sector have been strictly linked to the overall growth and employment agenda, and to the promotion of the information pluralism and cultural diversity. The European Union has fostered innovation and development in the audiovisual sector both through industrial policy measures (such as the MEDIA Programme) and the construction of a regulatory framework (such as the Directive Television Without Frontiers) that has mandated a normative harmonization within the internal market: it has ensured signal transmission and reception freedoms between Member States, has protected some general interests and has encouraged the production and the distribution of European independent programmes. The present work, while discussing these topics, analyses the historical unfolding of the main EU policies: those stimulating the demand of audiovisual content by broadcasters and those giving incentives to producers. At the same time, it focuses on the evaluations - not always evidence-based - underlying some of these policies.
OpenMunicipio is a web application that uses official data from municipalities to provide to citizens a set of information services, in order to improve their active participation in the political life of the city. Information on activities of the Mayor and City Council are updated in real time. All acts, resolutions, motions, amendments, are tracked since the beginning, before they were discussed and voted, and citizens can follow all the approval process. Each politician has a dedicated page with statistics on what he or she has done. All acts are categorized and georeferenced. Citizens can comment and monitor politicians, topics and neighborhoods. OpenMunicipio is free software (open source), freely available and reusable. It is also provided as a service through the OpenMunicipio.it platform
The project aims to built an operative web site through the release of open data about social and health services provided by the Municipality of Bologna. Sharing the data concerning the performances of these services can guarantee, first of all, an easier access to informations by citizens, business, researchers, policy makers, data journalists, etc., so to reduce the existing knowledge gap between public administration and people. The target of the Open Welfare project is to create a dedicated lab for the enhancement of a new model of active citizenship in which new forms of collaboration among all the actors of the territory (users, companies, voluntary and third sector associations) can be enabled on the ground of symmetrical relations. This lab aims to improve the quality and the degree of the transparency that should normatively characterize the public administration according to the law (open by-default), because it is based on the principle of sharing the utility that may arise from the exchanges between the public administration and the stakeholders of the local community; as a matter of fact, it could represent a “new urban frontier” in order to foster a wider participation in the civic, social and political life of the Municipality.
Turning analogic records into digital records doesn’t mean semplify processes. In this paper we show how public organizations in Emilia Romagna are supported in reeingineering processes to a complete digital governance. As governments migrate to an on-line environment, electronic records are providing the basis for conducting business, serving the public, managing state resources, measuring progress and outcomes. It is important therefore to have objective means of assessing the strengths and weaknesses of records systems and determining whether they are capable of capturing, maintaining and providing access to records over time. Regione Emilia Romagna developed: - A records management framework (Doc/er). - An analytic method to reengineer processes (Flower) and dedicated web tools (Floweb). - A BPM system to automate processes (tessERe).