RISULTATI RICERCA

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Questo contributo prende in esame il caso di Ann di Corbell mettendo a fuoco che l’analisi dell’interazione apre a una riflessione non più spiegativa o monadica o lineare, ma certamente diadica, tuttavia di per sé carenziale rispetto a un processo al singolare del soggetto e tra soggetti. A questo proposito vengono approfondite le vicissitudini della relazione e della relazione terapeutica in particolare, suggerendo che la relazione terapeutica per poter essere tale si debba giocare a livello intimo, in modo che essa si dischiuda a un incontro che non appartenga al regime dell’emotivo, o della riproposizione di ruoli, ma piuttosto del "tra" tra due soggetti.

Attà Negri, Rachele Mariani

Livelli e codici multipli della mente, ovvero vincoli e possibilità della nostra relazione con il mondo

RICERCA PSICOANALITICA

Fascicolo: 3 / 2015

Gli autori propongono una lettura della teoria del codice multiplo di Wilma Bucci sia come teoria della mente, intesa come essere in relazione con il mondo, sia come teoria della tecnica, ovvero come ipotesi su come la comunicazione tra paziente e terapeuta può creare trasformazioni in questo essere in relazione con il mondo. In particolare viene approfondito - esemplificandolo anche attraverso l’analisi dei casi clinici commentati dall’Autrice - il processo ritenuto essenziale per il cambiamento terapeutico: l’emergenza nella multiforme esperienza soggettiva di simboli intesi come pattern di esperienze sensoriali multimodali che nella comunicazione intersoggettiva divengono definiti e riconoscibili; le parole nella talking cure divengono centrali solo in una fase successiva e sono primariamente l’esito di tale processo, non il motore. Secondo l’ipotesi degli autori è proprio la simbolizzazione non verbale congiunta dell’esperienza soggettiva che è di per sé trasformativa e creativa in quanto decostruisce i vincoli dell’elaborazione automatica che avviene a livello subsimbolico e amplia notevolmente i gradi di libertà del soggetto rispetto a se stesso. Tale simbolizzazione non verbale infatti pone analista e paziente nella condizione di poter prendere posizione rispetto alle esperienze divenute riconoscibili all’interno e grazie alla relazione in cui sono immersi. Ed è per questo che il cambiamento psicoterapeutico può essere definito come processo incarnato, contestuale e relazionale.

Attraverso la ripresa di alcuni passaggi salienti di quattro casi clinici l’Autrice fornisce una descrizione iconica e microanalitica del procedere delle tre fasi del processo referenziale - attivazione, simbolizzazione, riflessione - durante la seduta analitica. La fase finale dell’analisi di Katy, così come descritta da Bromberg, esemplifica la natura congiunta ed emotiva del processo di creazione di nuovi significati che avviene nelle tre fasi; le due psicoterapie senso-motorie, descritte da Ogden, mettono in risalto la natura eminentemente corporea, sensoriale e motoria degli schemi dell’emozione dissociati che è necessario ed utile attivare durante la terapia; infine il caso di Ann, descritto da Cornell, fornisce un esempio dell’imprescindibilità dell’attivazione nella relazione analitica dei vissuti corporei, sensoriali e motori che creano sofferenza nel paziente per poterli poi farli accedere al livello simbolico e con ciò favorire un cambiamento reale. A conclusione vengono evidenziati i molteplici ruoli che il linguaggio assume all’interno di ciascuna fase del processo referenziale.

A partire dal racconto dell’esperienza personale che l’ha portata a sviluppare il suo modello l’Autrice presenta i capisaldi della sua teoria del codice multiplo, integrata ed aggiornata con le più recenti acquisizioni provenienti dalle scienze cognitive e dal campo dei modelli psicoterapeutici. Vengono descritte le qualità che caratterizzano i tre principali livelli dell’elaborazione dell’informazione emotiva umana - sub-simbolico, simbolico non verbale, simbolico verbale - e la molteplicità dei codici modalità-specifici attraverso i quali viene esperita l’interazione con il mondo. All’interno di questa nuova teoria della mente vengono definiti concetti e processi clinici cruciali quali quello di schema dell’emozione, le sequenze interattive tipiche che portano alla loro formazione e alla loro riattivazione nella comunicazione terapeutica, i processi interattivi e soggettivi che portano alla persistenza degli schemi dell’emozione dolorosi o alla continua modificazione di quelli che creano benessere. Infine l’Autrice descrive il processo referenziale che connette i vari livelli dell’elaborazione dell’informazione emotiva sia nel contesto quotidiano sia durante la psicoterapia, dove si alternano circolarmente la fase dell’attivazione, della simbolizzazione e della riorganizzazione/ riflessione. L’Autrice conclude mettendo in luce la natura eminentemente incarnata e relazionale di tale processo, come anche i suoi rischi e paradossi.

Attà Negri

Editoriale

RICERCA PSICOANALITICA

Fascicolo: 3 / 2015

A cura della Redazione

Abstracts

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

Carolina Messina, Laura Clorinda Rinaldi, Livia Romano, Claudia Simone

Schede bibliografiche

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

Cinzia Novara, Consuelo Serio

Immagini dalla scuola: il minore e la famiglia adottiva visti dagli insegnanti

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

Come in Europa, anche in Italia l’adozione internazionale ha subito una forte crescita negli ultimi anni. Secondo i dati pubblicati dalla Commissione per le Adozioni internazionali (CIA, 2014), solo nel 2013 sono arrivati in Italia per essere adottati circa 2.825 bambini, dei quali il 43,8% con un’età compresa tra i 5 e i 9 anni. La scuola è, dunque, il primo luogo nel quale essi entrano in contatto con il loro nuovo contesto, potendo influenzare così il successo dei processi d’integrazione ed adozione. La ricerca utilizza un metodo qualitativo per esplorare le rappresentazioni sociali, che guidano il lavoro educativo di 268 insegnanti di otto scuole elementari, relative ai minori adottati internazionalmente e alle loro famiglie. I risultati mostrano una rappresentazione ambivalente e semplicistica della famiglia adottiva. È necessario che vi sia un’assunzione di responsabilità condivisa tra famiglia, scuola e servizi educativi allo scopo di diffondere una cultura dell’adozione, attenta all’inclusione e al benessere degli studenti adottati.

Veronica Rosa, Paula Luengo Kanacri

Dall’inclusione alla coesione sociale: riflessioni dalla "strada" alla luce del concetto di "prosocialità reciprocante"

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

Il contributo nasce dal desiderio delle autrici di sottolineare l’importanza della "prosocialità reciprocante", per intraprendere azioni sociali che costruiscano inclusione e coesione sociale. Agire la "prosocialità reciprocante" significa processare azioni che, in modo bidirezionale e circolare, garantiscono che l’atto del beneficiare crei le condizioni per cui chi riceve sia in grado di "reciprocare". Questo è quanto è stato sperimentato dalle autrici con altri volontari a contatto con la marginalità estrema dei "senza fissa dimora" in un progetto in progress, che le vede impegnate nel "portare in strada le domande di ricerca" su questi temi, per cominciare a cogliere risposte dalle narrazioni e dalla costruzione di relazioni che possono generare convivenza responsabile ed inclusiva.

Il contributo considera la marginalità sociale come indicatore di una criticità, da parte delle comunità, nella gestione delle esigenze che si generano a fronte dei mutamenti socioeconomici che intercorrono. Sulla scorta di questo, come delineato dai presupposti teoricometodologici della Scienza Dialogica relativamente all’"Architettura dei Servizi Generativa", vengono presentati due progetti focalizzati sull’interazione tra membri della comunità (cittadini, istituzioni, enti pubblici e privati) e finalizzati alla promozione della salute del territorio attraverso la costruzione del lavoro di squadra. Il progetto "Marginalità sociali", commissionato dal Comune di Padova, promuove tale assetto attraverso la promozione di competenze di gestione e di collocazione attiva (versus delega ai servizi della gestione delle proprie emergenze) da parte dei cittadini. Il progetto "inOltre, la salute dell’imprenditore" realizzato per la Regione Veneto, viceversa, si rivolge alle istituzioni promuovendo la costruzione di Reti che consentano di offrire un supporto sinergico ed integrato in cui l’utente dei servizi possa divenire risorsa degli stessi, operando uno scarto da un approccio di tipo assistenzialistico verso una forma di lavoro di squadra per il perseguimento di obiettivi comuni. Il contributo si conclude con un’analisi degli aspetti critici e punti di forza dei due approcci, per innescare una riflessione su come strutturare interventi massimamente efficaci ed efficienti per la gestione delle esigenze della comunità.

Anna Zenarolla

Percorsi di impoverimento al femminile

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

L’articolo si propone di portare l’attenzione sull’importanza di assumere una prospettiva di genere nell’analisi dei fenomeni di povertà evidenziando la specificità assunta dalle loro dinamiche. La riflessione è l’esito di un percorso di ricerca qualitativa che ha approfondito la lettura che le operatrici dei centri di ascolto e delle comunità di accoglienza femminile delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia fanno delle situazioni di impoverimento vissute dalle donne utenti dei loro servizi e delle modalità con cui esse le affrontano. I risultati emersi hanno evidenziato l’importanza di assumere tale prospettiva di genere non solo nella fase di analisi ma anche in quella dell’intervento in quanto la sua efficacia è direttamente legata alla capacità di essere calibrato rispetto alle esigenze e potenzialità di ogni singola persona.

Dominique Corna, Enrica Sibillio, Cinzia Albanesi

Dalla marginalità verso l’empowerment: le famiglie di Bolognaland

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

L’articolo riporta un’esperienza di Ricerca Azione Partecipata che ha coinvolto 6 famiglie migranti, ex-homeless, inserite in un programma di Housing First. Con l’obiettivo di promuovere l’inclusione sociale ed aumentare il livello di empowerment è stato utilizzato il Photovoice, strumento che permette di rielaborare e "dar voce" alle storie personali. Il percorso svolto dai partecipanti viene descritto evidenziando il passaggio da marginalità a "cittadini attivi", la graduale presa di consapevolezza sul fenomeno dell’homelessness e la rivendicazione di bisogni "normali". L’articolo infine evidenzia le criticità incontrate nel lavoro con la marginalità e le necessità di utilizzare gli strumenti in modo flessibile e di accogliere le diverse modalità di partecipazione di persone abituate ad interventi assistenzialistici.

Michele Lancione

Housing First: successo, modelli e sfide politiche

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

L’articolo offre un’introduzione critica a una politica per la casa e di sostegno diretta a persone senza dimora chiamata "Housing First". Vengono illustrate le ragioni del successo di tale politica evidenziando come, nel suo viaggiare globale, non resti sempre uguale a se stessa ma cambi per adeguarsi alle dinamiche dei differenti contesti. L’adattamento dello e allo Housing First pone quindi delle complesse sfide di policy (modello di intervento) e politics (sistema di pensiero). L’obiettivo è fornire un quadro analitico di queste sfide che possa essere utile sia a comprendere meglio la portata innovativa dell’Housing First, che a stimolare una riflessione critica intorno alla nascente esperienza italiana.

Francesca Disperati, Marta Gaboardi, Massimo Santinello

Povertà e marginalità: quali strategie in tempi di crisi?

PSICOLOGIA DI COMUNITA’

Fascicolo: 2 / 2015

L’articolo si pone l’obiettivo di evidenziare la difficoltà di definire in modo univoco la povertà. Dopo una sintetica introduzione sulla diffusione del fenomeno in Europa e in Italia, vengono analizzate le diverse conseguenze che comporta sul benessere degli adulti e dei minori. Inoltre, viene introdotto il tema della marginalità estrema e in particolare di chi vive la condizione definita come senza dimora. Infine sono discusse le principali strategie, coerenti con un’ottica di psicologia di comunità, volte a favorire un percorso di reinserimento sociale.

A cura della Redazione

Gli autori

PRISMA Economia - Società - Lavoro

Fascicolo: 1 / 2015

Paola Savini

Lineamenti di analisi socio-economica per le policy comunitarie sulla produzione audiovisiva

PRISMA Economia - Società - Lavoro

Fascicolo: 1 / 2015

In the last two decades policies for the audiovisual sector have been strictly linked to the overall growth and employment agenda, and to the promotion of the information pluralism and cultural diversity. The European Union has fostered innovation and development in the audiovisual sector both through industrial policy measures (such as the MEDIA Programme) and the construction of a regulatory framework (such as the Directive Television Without Frontiers) that has mandated a normative harmonization within the internal market: it has ensured signal transmission and reception freedoms between Member States, has protected some general interests and has encouraged the production and the distribution of European independent programmes. The present work, while discussing these topics, analyses the historical unfolding of the main EU policies: those stimulating the demand of audiovisual content by broadcasters and those giving incentives to producers. At the same time, it focuses on the evaluations - not always evidence-based - underlying some of these policies.

Rossella Lehnus

Commenti

PRISMA Economia - Società - Lavoro

Fascicolo: 1 / 2015