
Questo contributo prende in esame il caso di Ann di Corbell mettendo a fuoco che l’analisi dell’interazione apre a una riflessione non più spiegativa o monadica o lineare, ma certamente diadica, tuttavia di per sé carenziale rispetto a un processo al singolare del soggetto e tra soggetti. A questo proposito vengono approfondite le vicissitudini della relazione e della relazione terapeutica in particolare, suggerendo che la relazione terapeutica per poter essere tale si debba giocare a livello intimo, in modo che essa si dischiuda a un incontro che non appartenga al regime dell’emotivo, o della riproposizione di ruoli, ma piuttosto del "tra" tra due soggetti.