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Nel romanzo Kim (1901), Rudyard Kipling cerca di comprendere la complessità dell’India, quale paese multietnico, sotto l’impero britannico apparentemente benevolo (Raj). Il paesaggio umano e geografico dell’India, derivato dall’esperienza personale di Kipling, si sviluppa attraverso un cruciale dispositivo narrativo: i due personaggi principali sono un giovane sahib, di origini irlandesi, trasformato in un onnipresente ragazzo camaleontico e un venerabile, ingenuo, lama buddista, alla ricerca del sacro Fiume della Freccia. Viaggiando insieme, sono involontariamente coinvolti da un’altra figura paterna (Mahbub Ali, un commerciante di cavalli afgano) nel Grande Gioco, un’eredità storica del XIX secolo della lotta per il potere coloniale, ponendo i "veri" governanti britannici contro le avide spie russe. La crescente rilevanza del Grande Gioco, per la quale Kim viene istruito dai suoi maestri bianchi, è sottolineata soprattutto dai critici postcoloniali, che rilevano uno sgradevole significato ideologico sottointeso che indebolisce l’intero processo estetico. La complessità della trama di Kim, tuttavia, che introduce diverse interpretazioni della realtà (la ruota della vita buddista è vista come una persistente alternativa al Grande Gioco) e che mette in discussione l’identità ibrida di Kim, non consente una facile risposta. In aggiunta, attraverso Kim, il Grande Gioco acquisisce una qualità giocosa e umoristica che ricorda ai lettori lo sforzo creativo dell’autore, puntando a un livello più profondo di immaginazione e plasmando una relazione affascinante tra il mondo interiore di Kim e l’immensità profonda dell’India

L’articolo tratta le premesse e le conseguenze della missione britannica in Tibet (dic. 1903 - sett. 1904) e la sua narrazione e rappresentazione nella pubblicistica italiana dell’epoca. La missione, guidata dal colonnello Francis E. Younghusband (1863- 1942), fu a tutti gli effetti una spedizione militare all’interno di una competizione già in atto tra impero britannico e impero zarista per il controllo e la gestione delle sfere di influenza in Asia Centrale. Considerando l’importanza del Tibet dal punto di vista geopolitico, verrà tracciata una breve ricostruzione storica delle relazioni tra il paese e i vicini regionali, in special modo di quelle con la Cina. Già prima della missione militare in Tibet, la corona britannica aveva cercato di instaurare con il paese asiatico relazioni commerciali, descritte e narrate dallo stesso colonnello Younghusband, come riportato nel saggio. La missione inglese vide poi le truppe del Regno Unito entrare a Lhasa e culminò nel settembre 1904 con la firma del trattato. Diversamente dalla stampa in Europa, la pubblicistica italiana coprì con minore intensità la missione britannica in Tibet, probabilmente per limitato interesse o per mancanza di fonti primarie e corrispondenti sul luogo. Eppure, la missione inglese fu commentata in Italia con toni fortemente ideologici e imperialistici, enfatizzando la superiorità europea. Se la maggior parte delle voci intesero glorificare la spedizione britannica, la cui giustezza rappresentava la virilità dell’Europa nel contesto competitivo dell’Asia Centrale, solo una testata si dedicò, invece, a raccontare un altro aspetto, meno glorioso, di quella stessa missione, ovvero l’infausto massacro di Guru

Laura Rachele Galeotti

La conquista russa del Turkestan e la riscoperta dei khanati centro-asiatici

STORIA URBANA

Fascicolo: 160 / 2018

Per tutto il XIX secolo, la Gran Bretagna fu tormentata dall’espansione dell’impero russo in Asia. Con il presente contributo si vuole puntare l’attenzione in particolar modo sulla regione del Turkestan, una terra di mezzo considerata da San Pietroburgo una zona strategica, data la sua vicinanza al "gioiello della corona inglese": l’India britannica. Nella prima metà del secolo, la Russia avanzò nelle steppe centro-asiatiche, minacciando di stabilire un nuovo governo coloniale sulle rovine dei khanati islamici. Invase quindi la regione e istituì il governatorato generale del Turkestan, allargando i suoi possedimenti e ottenendo uno dei più grandi imperi della storia. Inizialmente, la "Terra dei Turchi" fu considerata una semplice base per la rivalità militare contro gli inglesi e, solo in seguito, il suo valore fu rivalutato quale risorsa di materie prime, come la seta e il cotone, nonché un El Dorado per i contadini russi in cerca di nuove terre. La rivalità tra la corona zarista e quella inglese continuò per tutto il secolo e fu durante questo conflitto indiretto che il colonnello Arthur Conolly coniò l’espressione "Grande Gioco", termine poi ripreso dallo scrittore Kipling con la sua opera Kim, nel 1901, e che oggi si presta da "filo rosso" per una serie di contributi dedicata alle vicende centro-asiatiche. Il presente articolo si concentra sulla penetrazione zarista in Asia centrale, considerando prima le sue mire imperiali e poi alcune delle figure chiavi che si distinsero, con una breve comparazione tra le politiche adottate dagli inglesi e quelle preferite dai russi, al fine di evidenziare che tipo di autoritarismo dominò la scena centro-asiatica

Generalmente l’alleanza fra Napoleone e il sovrano persiano Fath Ali shah Qajar (trattato di Finkenstein e missione di Claude-Mathieu de Gardane) è considerata un episodio secondario dalla storiografia occidentale in rapporto al contesto dell’ampio spettro delle attività diplomatiche napoleoniche. Tuttavia, essa merita un’attenzione particolare perché testimonia da un lato un aspetto importante della "politica orientale" dell’imperatore dei francesi, e dall’altro mostra come la Persia entra in un’epoca che la trascina inesorabilmente nell’arena delle rivalità internazionali fra le potenze europee. Con l’alleanza franco-persiana, ancora una volta, dopo l’Egitto, Napoleone porta i limiti del suo pensiero politico e strategico lontano dai confini dell’Europa. In questo articolo si mette in luce da un lato il problema della vera o presunta continuità della politica franco-imperiale in Asia meridionale rispetto a quella della Monarchia, e dall’altro le conseguenze indirette del trattato di Finkenstein e della missione di Gardane: la Russia, in particolare, entra definitivamente nel "grande gioco" dell’Asia meridionale, che per tutto il XVIII secolo era stato un teatro pressoché esclusivo della rivalità anglo-francese.

Il saggio intende introdurre i principali temi del fascicolo, individuando nella complessa fenomenologia storica del cosiddetto "Grande Gioco" il collante tematico e geografico dei diversi contribuiti che lo compongono. Muovendo dal punto di vista dell’esperienza britannica, l’articolo illumina il quadro storico di riferimento, analizzando le declinazioni strategiche della competizione geopolitica in essere nel continente asiatico nel corso dell’Ottocento, la cui genesi è ben precedente al XIX secolo e tornerà in auge con la cosiddetta "corsa agli spazi" di poco successiva. L’Asia Centrale assunse le sembianze di una "scacchiera" su cui si riversò e si declinò la rivalità dei grandi imperi dell’epoca, ovvero di quello francese, britannico e zarista, ognuno con le proprie priorità politiche, narrazioni e ossessioni che indicarono scelte strategiche a volte meno fortunate. Alla ricostruzione del profilo imperiale delle potenze interessate all’area centroasiatica, si unisce il ritratto di generali e ufficiali militari britannici, delle apparenti "giovani pedine" che stilarono le rispettive strategie anche sulla base di scarse conoscenze geografiche, pregiudizi, timori, ambizioni personali e di una percezione alterata delle reali intenzioni dell’avversario. Per questo motivo, è importante sottolineare il ruolo avuto dalla narrativa a sostegno di spedizioni militari e missioni diplomatiche, che contribuirono a rendere la competizione in Asia molto più che un semplice "gioco" per il consolidamento delle rispettive zone di influenza.

A cura della Redazione

Recensioni

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

Il libro si inserisce nel filone di quei contributi psicoanalitici che trattano saperi appartenenti ad altre discipline come derivati dell’inconscio, allo scopo di far progredire la ricerca psicoanalitica. L’esempio principe è la concettualizzazione dell’edificio sia come un prodotto di natura emotiva che come tentativo di comunicare tale emozione. In aggiunta, l’autore del libro si riserva di invertire la corrente dell’ispirazione, suggerendo delle vie attraverso cui il sapere psicoanalitico può giovare all’architettura. I primi capitoli sono dedicati alla discussione di alcuni temi riguardanti interno ed esterno della mente e il dialogo fra queste dimensioni. La parte centrale è dedicata a temi di interesse sia della psicoanalisi che dell’architettura (postmodernità, perturbante, fretta). Dopo alcune riflessioni di natura epistemologica, l’opera si conclude con alcune riflessioni psicoanalitiche su argomenti di prevalente pertinenza architettonica: casa, luoghi di cura, studio dell’analista. Questo lavoro viene portato avanti attraverso numerose citazioni, spesso letterali, usate come elemento essenziale di promozione di un pensiero personale che parte dalle emozioni suscitate.

Luciano Negrisoli

Rêverie e trasformazioni tra madre e bambino

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

In questo libro lo studio analitico degli autori estende l’osservazione della crescita del bambino nel suo ambiente familiare fino all’ambiente ospedaliero e al centro di riabilitazione per bambini affetti da una grave patologia neonatale. Andare a fondo nell’esperienza del problema, appresa anche dai gruppi di lavoro, è profondamente preoccupante per l’ansia di morte e il significato persecutorio e catastrofico.

La relazione magistrale di Roby Friedman dal titolo "Accordi e contrasti, Ma-schile e Femminile: quale dialogo nei gruppi" insieme all’esperienza di Dreamtel-ling sul tema in Large Group organizzato da Asvegra per il ciclo di seminari "Femminile, Maschile e gruppalità" vengono ripercorsi in questo breve scritto, proponendo una connessione con la psicologia analitica junghiana attraverso le figure di Anima e Animus. I ruoli Maschile e Femminile giocati sul piano sociale si articolano con il Maschile e il Femminile intesi come funzioni psichiche: la psiche instancabilmente cerca un ampliamento tra adattamento e individuazione attraverso l’attivazione di archetipi collettivi e complessi individuali.

Silvia Corbella

Dialogando con Robi Friedman

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

In questo scritto, si fa riferimento ai grandi cambiamenti in corso nella relazio-ne fra donne e uomini in seguito alla scoperta e alla diffusione della pillola anti-concezionale, alla approvazione della legge sul divorzio e della legge 194 che ha reso legale l’interruzione volontaria di gravidanza, senza dimenticare le trasforma-zioni relazionali derivanti dal fatto che se fare sesso non implica più il concepi-mento da oltre 30 anni, il concepimento, grazie alla procreazione medicalmente assistita, non implica più l’atto sessuale fra donna e uomo. Segue una sintetica rivisitazione storica delle modalità relazionali fra femmine e maschi. Si sostiene che il piccolo gruppo analiticamente orientato possa essere il setting elettivo per ritrovare o trovare per la prima volta la propria identità, di cui quella di genere costituisce un aspetto importante. Femminile e maschile sono costrutti relazionali, e quindi definibili al meglio attraverso quei processi di identificazione e differenziazione intrinseci al divenire gruppale. Grazie al lavoro di gruppo e nel gruppo, diviene possibile andare oltre i ruoli stereotipati appresi in famiglia e nel sociale e rendere il rapporto donna-uomo autentico e personale. Esempi clinici chiariscono ulteriormente quanto sostenuto.

Viene descritta la ricerca longitudinale sullo sviluppo degli specializzandi con-dotta dalla Society for Psychotherapy Research Interest Section on Therapist Trai-ning and Development (SPRISTAD). La ricerca si propone di individuare i pro-gressivi cambiamenti degli specializzandi nel corso della loro formazione e di in-dividuare i fattori che ne facilitano o impediscono lo sviluppo. Le informazioni raccolte riguardano sia gli specializzandi che i programmi di formazione, con par-ticolare attenzione alla formazione esperienziale, alla pratica clinica e alle supervi-sioni.

Alessandra Malmesi, Samir Koshakji, Simone Schirinzi, Silvia Formentin, Matteo Albertinelli

Nuovo anno accademico: la mossa di apertura della Scuola COIRAG. I report dei seminari delle sedi di Milano, Roma e Padova

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

A gennaio, ogni sede della Scuola COIRAG organizza un seminario volto a inaugurare e ad aprire il nuovo anno accademico, invitando professionisti di prestigio a dialogare su temi che permettono di unire tutti coloro che sono collegati a COIRAG, tra cui allievi, docenti e soci delle Organizzazioni Confederate alla COIRAG. In questo articolo proponiamo i report di queste giornate delle sedi di Milano, Roma e Padova. La sede di Milano ha inaugurato l’anno introducendo il tema degli stati psicotici della mente e come questo abbia a che fare con lo psicoterapeuta sia come professionista sia come persona. A Roma l’attenzione è stata posta sul concetto di campo analitico, sia nella relazione analitica duale sia in quella gruppale, per affermare che il campo della cura sia anzitutto psicosensoriale. Infine, la sede di Padova ha messo il focus sul ruolo della supervisione, individuale o di gruppo, e del supervisore nell’apprendimento della professione di psicoterapeuta, evidenziandone i compiti, ma anche le emozioni che questa relazione può suscitare.

Anna Iannotta

Il lavoro di cura con gli adolescenti. Intervista a Tito Baldini

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

In questa intervista, curata da Anna Iannotta e Giuseppe Preziosi, Tito Baldini, psicoanalista esperto in bambini e adolescenti, parla del suo lavoro come formatore e supervisore degli operatori che lavorano nelle comunità terapeutiche per minori, dove ha luogo una funzione genitoriale vicariante. Baldini sottolinea l’importanza di lavorare in gruppo per integrare i vari aspetti che i ragazzi proiettano sui vari operatori.

Robi Friedman

Ciò che unisce e divide i generi sessuali: dialogo in gruppi

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

Questa è la lezione magistrale che Robi Friedman ha tenuto a Padova il 3 mar-zo 2018 in occasione di un seminario Asvegra: il tema è il dialogo tra i generi ses-suali. Per declinare queste differenze l’autore analizza dapprincipio i diversi sogni dei bambini e delle bambine, il loro racconto e di come questi vengono accolti o meno dai caregiver. In seguito parla della matrice del soldato e di come queste dif-ferenze di genere emergono soprattutto nel lavoro in Large Group.

Si propone che sia possibile trovare in alcuni edifici fascisti in Italia le tracce della celebrazione del fascismo esaltatore della violenza. Tale esaltazione rappre-senta una violazione del patto civile basato sulla rinuncia pulsionale. Traendo spunto dal destino di questi edifici fascisti superstiti si propongono delle ipotesi sul tipo di elaborazione a cui è andata incontro l’eredità fascista esaltatrice della vio-lenza, come esempio particolare di elaborazione della violenza. Si ipotizza che questo processo di elaborazione sia ostacolato soprattutto dai meccanismi del di-niego, del patto denegativo e della regressione. Questi meccanismi sono trattati come espressione di una particolare modalità di associazione psichica dei soggetti che affrontano il compito di trattare la violenza come contenuto psichico, e come questo tipo di funzionamenti intersoggettivi entri in relazione con eventi sociali macroscopici quali le vicissitudini di un regime. Si propone che attraverso l’osservazione di questi fenomeni sia possibile: 1) chiarire le relazioni fra i mecca-nismi implicati nell’elaborazione della violenza a livello individuale e gruppale in relazione al contesto storico-sociale specifico italiano preso in esame; 2) trarre del-le conclusioni più generali sui funzionamenti del processo di elaborazione psichica come processo quotidiano, sottolineandone la fragilità, soprattutto davanti a compiti psichici impegnativi come l’elaborazione della violenza.

Nel presente lavoro si sostiene l’importanza di sviluppare o rinforzare il Sé nel trattamento dei pazienti con problemi di narcisismo e dipendenza. Dopo avere in-trodotto gli assunti teorico-clinici che sottendono l’utilizzo della strategia del grup-po psicodinamico breve o a termine nella cura della dipendenza da sostanze psi-coattive, viene presentata e commentata l’esperienza decennale con gruppi brevi e a termine effettuata nel SerD di Mestre (Ve) dal 2000 al 2010, corredata dai risultati del follow-up del 2011 con i partecipanti dei Gruppi per la Ripresa delle Funzioni (GRF). I risultati fanno emergere una crescita narcisistica associata al miglioramento di alcune variabili socio-demografiche e cliniche, come le relazioni amicali significative, gli interessi socio-ricreativi, la conflittualità familiare percepita, le ricadute additive e la conclusione del gruppo.

Cosa vediamo quando osserviamo un gruppo a conduzione psicodinamica con adolescenti? Il presente lavoro cerca di mettere in evidenza tre possibili prospettive di osservazione: centrata sul caso, sul gruppo come totalità, sulle interazioni intersoggettive. Questi tre livelli non si escludono e, se integrati, possono aprire nuove ipotesi sulle interrelazioni tra funzionamento individuale e gruppale. L’osservazione rappresenta lo strumento principale per comprendere ed esplorare il processo di gruppo mentre si lavora con bambini e adolescenti. Per tale ragione è necessario riflettere su come questo strumento definisce il campo osservato.

Giacomo Di Marco

L’osservazione istituzionale

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

L’autore ha costantemente privilegiato come oggetto di studio e di intervento l’analisi istituzionale. In questo lavoro illustra l’utilizzo a scopo didattico del metodo dell’osservazione istituzionale per promuovere la conoscenza delle sue dinamiche. L’esercizio dell’osservazione istituzionale, per l’autore, rappresenta un modo più genuino di scoprirne non solo le disfunzionalità, ma anche nuovi spazi di progettualità.

Corrado Pontalti

Esplorare un costrutto semantico inafferrabile: la famiglia

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

L’articolo esplora i complessi cambiamenti dai quali è attraversata la famiglia nel corso degli ultimi quarant’anni. La fine della società patriarcale, nel mondo oc-cidentale, ha isolato la famiglia dai codici comunitari che la definivano. Ne conse-gue un sentimento di profondo smarrimento rispetto ai compiti relazionali e peda-gogici. Cambiano i vincoli identitari che si manifestano, al giorno d’oggi, soprat-tutto tramite la forza emotiva e affettiva dei legami di parentela. Ogni lesione nei legami è percepita come molto traumatica. Lacerare e ricostruire nuovi legami sembra essere la soluzione più ovvia. Il compito dei clinici dovrebbe essere la co-noscenza e la gestione delle numerose configurazioni presenti nella famiglia as-sieme alla consapevolezza che i territori che definiscono la famiglia sono estrema-mente complessi. Sono presentate alcune situazioni esemplificative.

Simone Bruschetta

Ex-OPG vs REMS, rivoluzione democratica e sfida terapeutica

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

In occasione del trentennale dell’approvazione della c.d. legge Basaglia (legge n. 180 del 1978), con la quale si determinava di fatto la chiusura del Ospedali Psi-chiatrici (OP) si è delineata chiaramente, sull’orizzonte della evoluzione politico sociale italiana, la necessità di completare il percorso di riforme legislative iniziato nel 1978, avviando quel processo, durato dieci anni, di trasformazione della legi-slazione sulle misure di sicurezza per i cittadini con disturbi mentali, poi conclusosi con la chiusura anche degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). L’articolo illustra il percorso politico e sociale intercorso tra gli anni 2008 e 2017, identificati come il decennio della "rivoluzione gentile", che ha lasciato in dote l’istituzione di Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza per autori di reato con di-sturbi mentali. In particolare, viene descritto come, con la loro istituzione le REMS si stiano ritrovando oggi di fronte, quegli stessi conflitti di potere in atto nei processi socio-politici che hanno caratterizzato tanto la cosiddetta riforma Basaglia quanto la suddetta rivoluzione gentile, nei quali si confrontano le istanze disciplinari-normative e quelle protettive-soccorritrici. La REMS viene così presentata non soltanto come il luogo fisico per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive, ma anche come il luogo, mentale e sociale al contempo, nel quale il suddetto con-flitto basico può essere pericolosamente svelato attraverso il riferimento a principi metodologici democratici, oppure ancora negato da una persistente e resistente logica manicomiale. Il principio metodologico seguito per questa riflessione è la c.d. culture of enquiry della tradizione delle Democratic Therapeutic Communities inglesi, che si pone oggi come quarant’anni fa a fondamento dell’organizzazione di ogni trattamento terapeutico residenziale basato su un modello di salute mentale che rispetti i diritti umani dei pazienti e dei cittadini.

Angelo Silvestri

Presentazione del numero

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2018

L’autore, direttore della rivista, riflette brevemente sulle difficoltà insite nel tema dell’Osservazione dei gruppi psicoterapeutici psicodinamici. Descrive quindi brevemente i contenuti dei diversi contributi raccolti nel fascicolo.