La ricerca ha estratto dal catalogo 104757 titoli
Il 1848 aprì un’epoca di grandi trasformazioni politiche. La necessità di reprimere le insorgenze nazionali aumentò le spese militari. Lo stato ebbe quindi bisogno di una amministrazione più efficace, in grado di esigere i tributi necessari a garantirne la sopravvivenza finanziaria. Il presente contributo, sulla base delle vicende dei due prestiti imposti ai contribuenti della Lombardia asburgica nel 1850 e nel 1854, descrive l’evoluzione del sistema politico austriaco in relazione ai problemi finanziari successivi alle rivolte nazionali del 1848. Spinto dalle spese crescenti, il governo asburgico accentrò progressi-vamente a Vienna tutte le decisioni, e impose i prestiti senza coinvolgere rappresentanze locali. Sul piano politico, l’ideologia dello stato unitario soppiantò il mito dell’impero multi-nazionale ma, non riuscendo a sostituirsi alle emergenti identità nazionali, aprì in Lombardia il decennio che mise fine al secolare dominio asburgico sulla regione.
Su quelli che si potrebbero definire "gli uomini del decennio di preparazione" e sul loro ruolo il dibattito storiografico si è da sempre concentrato. Da questo dibattito, però, una figura manca completamente: quella di Luigi di Borbone, più noto come il conte d’Aquila. L’immagine che di lui è stata tramandata è quella di un incapace posto a capo della migliore Marina militare preunitaria e di un ignavo privo di una posizione politica quale che sia. Un’immagine giunta quasi intatta sino ad oggi. La presunta congiura reazionaria dell’estate del ’60 della quale lo si accusò, incrociando una serie di fonti e considerandola in un’ottica federalista-autonomista, potrebbe in tale ottica assumere un significato diverso, ovvero come una presa di posizione politica in antagonismo ad un altro tipo di soluzione della crisi napoletana che sempre più stava prendendo piede in quei mesi, ovvero quella unitaria-annessionista.
L’articolo prende in esame il progetto di Costituzione inedito del democratico Casimiro De Lieto (Reggio Calabria 1803- Firenze 1874). De Lieto inviò le Basi d’una Costituzione pel Napoletanoquesto il nome del documento-al ministro degli affari esteri Luigi Dragonetti Il 13 aprile del 1848, durante la rivoluzione napoletana, affinché il Regno delle Due Sicilie si dotasse di una Costituzione più avanzata sul piano dei diritti civili e politici rispetto a quella concessa dal sovrano il 10 febbraio dello stesso anno. Lo studio punta ad approfondire l’idea di democrazia che i democratici napoletani espressero durante la rivoluzione del 1848 . L’ambizione è quella di metterne in luce le diversità con il liberalismo nel Napoletano e di fornire gli elementi che consentano di contestualizzare la formazione tra i movimenti repubblicani e democratici in Europa.
The Poles started to pay particular attention to events on the Italian peninsula at the beginning of 1848. The man, who during the Spring of Nations continually expressed interest in Italian affairs, was the Polish national bard, Adam Mickiewicz. Anticipating a war with Austria, he wanted to create a Polish legion under its own flag, a legion that would also attract the other Austrian Slavs. The Polish conservative camp of prince Adam Jerzy Czartoryski also got involved in Italian affairs. He developed his activity in Sardinia and Lombardy. When assessing the military contribution of Poles to the fighting on the Italian peninsula, one should emphasize that the Poles were present on all fronts. However, after the defeat, a significant segment of Italian public opinion blamed the Polish generals Wojciech Chrzanowski and Ludwik Mieroslawski for the defeat. The events of the Spring of Nations generally changed the view of the Poles. At this point a negative stereotype of Poles began to form. Conservatives and liberals both viewed Polish emigrants negatively, seeing in them the carriers of revolutionary ideas and the destroyers of order.
Rivisitando gli inizi dell’occupazione francese nello Stato pontificio dopo la caduta della Repubblica romana del 1849, l’articolo analizza il sistema di protezione gradualmente costruito dalle autorità francesi per permettere ai militanti liberali di sfuggire alla repressione politica. Una flessibile amministrazione di polizia fu istituita dai francesi per ostacolare l’azione della polizia pontificia e organizzare il trasferimento dei liberali fuori dallo Stato pontificio. La zona francese di occupazione divenne così uno dei principali crocevia del flusso mediterraneo di esuli e rifugiati dopo il Quarantotto. Lo studio dei fattori di politica interna ed internazionale sottesi alla politica di protezione varata dai francesi in Italia centrale, dei dibatti interni agli agenti francesi e dei conflitti tra essi e le autorità locali spinge l’autore a riflettere sulla trasformazione dello Stato pontificio di metà Ottocento in una zona anomala di sovranità condivisa.
Nel saggio si affronta il biennio rivoluzionario in Italia come una fase in cui si trasformarono gli spazi dell’appartenenza, dell’identità collettiva, della partecipazione, con mutamenti che riguardarono, tra molte contraddizioni, i rapporti sociali, di genere, tra comunità religiose, tra gruppi nazionali, tra città e campagna. A ciò contribuì una forte mobilità di uomini tra i vari poli dell’esperienza rivoluzionaria (su tutti Roma e Venezia), in un quadro di all’interno del quale, tuttavia, i diversi luoghi simbolo del Quarantotto italiano vissero vicende peculiari in cui si mescolavano dinamiche locali di lungo periodo e sollecitazioni dell’attualità, orgoglio cittadino e aspirazioni nazionali. Anche nella memoria pubblica degli eventi e dei protagonisti si rifletterono nei decenni successivi queste specificità.