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Alessandro Ugo Imbriglia

Islam e carcere: i fenomeni di radicalizzazione nel sistema penitenziario

SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI

Fascicolo: 2 / 2018

Lo scopo di questo elaborato consiste nel porre sotto una nuova luce i fenomeni di radicalizzazione islamica nei centri di detenzione. Il carcere è considerato un hub di radicalizzazione di matrice jihadista. Per tal motivo è necessario indagare questo fenomeno da una prospettiva inedita, con l’obiettivo di mettere a nudo le disfunzioni prodotte dall’approccio rieducativo del sistema penitenziario, evidenziare i meccanismi psico-sociali che pregiudicano il processo di reinserimento dei detenuti nella società civile e proporre, in fine, delle soluzioni orientate al raggiungimento di una piena risocializzazione dell’individuo.

In questo articolo viene delineata la funzione svolta dall’attività sportiva nei confronti del recluso, che consiste nel fornire una valida occasione di evasione, di aggregazione e un’alternativa all’atteggia-mento ozioso, oltre che nel trasmette valori fondamentali per il processo di crescita personale e sociale del detenuto, tra i quali: il fair-play, il rispetto delle regole, la partecipazione di tutti a un obiettivo comune, il lavoro di squadra, l’accettazione dei limiti e la lealtà nei confronti dell’avversario. Da qui l’importanza sociale di praticare sport in carcere. Una prodromica disamina sul senso della pena tra paradigma secu-ritario e paradigma trattamentale fa da apertura alle analisi sul senso di praticare attività fisica in carcere. Da una rapida descrizione della principale letteratura internazionale nel contesto, si passerà poi a delineare i case studies di alcuni progetti sociali condotti nelle carceri italiane, come esempio di buone pratiche nel settore. In conclusione, si specifica come bisognerà sempre tener presente che tale attività non deve e non può essere lasciata alla volontaria e talvolta improvvisata iniziativa individuale, ma deve diventare un progetto organico di sviluppo del senso di autonomia e di indipendenza della persona detenuta, in vista del suo ritorno in società e di un suo reinserimento sociale e lavorativo veramente efficace. Solo così, l’istituzione carceraria potrà divenire il luogo dove le strategie di prevenzione possono offrire la possibilità di evitare che il detenuto, una volta rilasciato, ritorni alla sua comunità con problemi ancora maggiori rispetto a quelli che viveva prima di entrare in istituto, con tutti i danni possibili conseguenti in termini di recidiva e di sicurezza sociale.

Giuseppe Caputo

Alternative alla detenzione tra net widening e need-risk assessment

SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI

Fascicolo: 2 / 2018

L’autore mette in discussione l’idea che l’emergere nel caso italiano di un approccio attuariale al governo dell’esecuzione penale sia conseguenza della crisi del correzionalismo welfarista. Riconduce le pratiche socio-giuridiche di distribuzione dell’utenza tra le diverse opzioni esecutive, apparentemente basate su valutazioni predittive del rischio di recidiva, alle necessità imposte dalla crescente bulimia punitiva e ad una evoluzione della logica welfarista della standardizzazione e dell’allocazione ottimale delle risorse.

Uliano Conti, Elisa Delvecchio, Moira Sannipoli

Introduzione

SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI

Fascicolo: 2 / 2018

Silvia Vegetti Finzi

Questi nostri amati, temuti adolescenti

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

L’adolescenza è età di passaggio, da un mondo di accudimento ad una vita autonoma, libera e responsabile, motivo inevitabile di scoperte ed errori. Purtroppo i genitori di oggi, nei confronti di figli il più delle volte unici, ai quali anche in tempi di crisi non si fanno mancare possibilità che vanno oltre le richieste e i desideri stessi degli adolescenti, non aiutano il faticoso e necessariamente lento processo di maturazione ed anzi proiettano sui propri figli i propri desideri e ambizioni. Di qui i fenomeni di regressione ad un’infanzia troppo precocemente abbandonata e la tendenza a far propri anzi tempo comportamenti e decisioni che richiedono la capacità di desiderare, di attendere, di immaginare.

Gian Piero Quaglino

Il salato immaginario

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Una lectio magistralis in occasione del conferimento di una laurea honoris causa in scienze sociali è l’occasione per ripercorrere una lunga storia di ricerca sul tema del come sia possibile convincere altre persone di un’idea che si sostiene, di come sia possibile per-suaderli al di là di ogni evidenza. Ma il finale è a sorpresa

Elena Pulcini

Aver cura del mondo, reimmaginare il futuro

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Il mondo in cui viviamo è sempre più minacciato da rischi di ogni genere capaci di generare angosce profonde anche a livello individuale. Le sfide fondamentali sono prioritariamente due: la sfida sociale (l’Altro come diverso), la sfida ecologica (il destino stesso dell’umanità e del pianeta). Il contributo dell’autrice si concentra soprattutto sul secondo aspetto, sulla crisi ecologica, denunciando una diffusa disattenzione nei suoi confronti e sul piano politico e sul piano mediatico. Tutto questo pur di fronte a momenti di riflessione fortemente rilevanti della filosofia novecentesca su tali tematiche. Questa colpevole indifferenza, se non negazione, caratterizza non solo la politica e i mass media, ma anche le scelte individuali. Profonda resta la necessità sia a livello politico che a livello individuale di recuperare la capacità di immaginare un futuro diverso per il pianeta, orientati tutti da un’etica della responsabilità sempre più urgente di fronte allo spettro della "perdita del mondo".

Raoul C.D. Nacamulli

La trasformazione digitale e le teorie organizzative

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Le teorie organizzative nate nel secolo scorso non sono pienamente adeguate per spiegare i processi di cambiamento organizzativo guidati dalla tecnologia nell’era digitale. Questo articolo ricostruisce il dibattito teorico sull’interazione tra tecnologia e organizzazione. All’inizio il saggio evidenzia gli approcci distintivi del determinismo tecnologico, del sistema socio-tecnico e del costruttivismo sociale. Infine l’articolo si concentra sul modello socio-materialista che è stato sviluppato da Paul Leonardi per affrontare le sfide specifiche dell’era digitale.

Ugo Morelli

Eppur si crea. Conflitto estetico e creatività

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Il presente contributo indica la necessità di transitare da una creatività "come se" fosse una rappresentazione a una creatività inevitabilmente embedded, situata in un luogo e in una cultura. L’origine della creatività è una motivazione autonoma attraverso la quale gli esseri umani trovano nelle contingenze dello sviluppo l’occasione per esprimersi. È particolarmente rilevante la qualità del "campo relazionale" che si propone come contenitore dell’immaginazione e della creatività. Il gesto di un artista che modella la sua opera è metafora del gesto umano nel mondo e fonte sia delle creazioni che della fruizione estetica: homo sapiens non accetta il mondo come è, ma lo crea continuamente a propria immagine e somiglianza.

Domenico Lipari

La scrittura come costruzione di realtà

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

L’articolo riflette sulla rilevanza della scrittura nelle scienze sociali e in particolare nel la-voro di ricerca qualitativa mostrando, anche attraverso la biografia professionale dell’autore, come essa costituisca un’esperienza di costruzione di realtà e al tempo stesso un "veicolo" di riflessività e di apprendimento (e in un certo senso anche fondamento identitario di soggetti e di gruppi).

Alfonso Maurizio Iacono

Guardando attraverso la finestra

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Nella filosofia romana le finestre sono aperture attraverso cui i sensi percepiscono il mondo; nella tradizione ebraica le finestre segnano invece il confine tra l’uomo e la donna, in sé una relazione intersoggettiva. Nel Cantico dei cantici si apre un mondo intermedio che i partner della coppia costruiscono insieme. È essenziale, assistiti dalla finestra, mantenere e nutrire una relazionalità che sia anche diversità dei membri della coppia. Le donne e gli uomini sono obbligati a creare dei mondi intermedi: per vedere se stessi hanno bisogno dello specchio, per conoscere il mondo hanno bisogno di una finestra.

Anna Ferruta

Apriti sesamo. Il potere della parola

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Apriti sesamo. Il potere della talking cure. Qual è il potere della parola in psicoanalisi, in questa speciale talking cure? Il fattore terapeutico dell’interpretazione è dovuto al contenuto dell’interpretazione che mette in parole un contenuto scisso o rimosso che ritrova accesso e ospitalità nella mente del paziente che realizza un’insight e quindi una autoconsapevolezza della sua storia psichica attraverso una narrazione più completa e profonda? Oppure il fattore terapeutico è la messa in simboli linguistici di sensazioni e esperienze concrete, di elementi beta che permettono a queste stesse esperienze di entrare a fare parte del mondo soggettivo del paziente e di trasformarle in elementi alfa, che possono illuminarlo, arricchirlo e abitarlo in modo tollerabile e compatibile con altre rappresentazioni, come afferma Bion? Oppure anything goes e quindi la corrispondenza dell’interpretazione agli eventi della storia psichica del paziente non è importante, come pure l’integrazione di esperienze mai alfabetizzate che entrano a fare parte del suo mondo interno non costituisce un aspetto terapeutico, ma quello che conta è solo la relazione come nuova esperienza che si avvale di comunicazioni verbali e non verbali che passano attraverso non solo simboli verbali ma attraverso segni segnali onde...? Bisogna riconoscere nella terapia psicoanalitica e in tutte le psicoterapie la centralità della comunicazione con la parola: anche quando lo scambio relazionale tra paziente e analista avviene privilegiando altri livelli comunicativi molto primari, per procedere saliamo sempre sull’astronave della parola, a cominciare dal primo caso della storia della psicoanalisi, quello di Anna O. Un esempio clinico illustra il misterioso potere della parola, anche svincolata dal contesto e dal contenuto narrativo, ma capace di fare emergere esperienze personali inconsce.

Duccio Demetrio

L’illusione autobiografica. Scrittura di sé ed esperienze del limite

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

Il contributo mette in luce la complessità di accingersi a scrivere la propria storia. Un genere narrativo, prima che letterario, che richiede - contro ogni pressapochismo - la disponibilità degli aspiranti autobiografi a discutere il proprio passato e il presente. Ne consegue, che la redazione di un’autobiografia (di un testo non frammentario ed episodico, né diaristico) richiede un serio e lungo lavoro autoriflessivo e autocritico, oltre a confronto morale con la dimensione del tempo vissuto. Nell’accettazione, inoltre, che la scrittura della nostra vita smentisca l’illusione che si tratti di un’impresa facile e funzionale a scopi narcisistici. Come molte esperienze nel campo della formazione in età adulta sembrerebbero promettere.

Mauro Ceruti

Una comunità di destino nel tempo della complessità

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

La nostra contemporaneità sta partecipando alla nascita di una comunità planetaria nella quale tutto è connesso e nella quale la coscienza morale ha acquisito una nuova universalità. Essa ha cominciato a riflettere sul destino dell’umanità, in quanto specie. L’attuale processo di apprendimento della conoscenza, ancora caratterizzato da un approccio che disgiunge le conoscenze, rende difficile cogliere la complessità della realtà. Un cambiamento di paradigma è assolutamente necessario, con la prospettiva di superare il paradigma dello scontro adottando un paradigma dell’incontro pensando l’umanità come una riserva di possibilità evolutive inedite.

Silvia Amati Sas

Etica e vergogna nel controtransfert

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018

L’autrice sviluppa la propria indagine sulla posizione controtranferale del terapeuta quando è coinvolto dall’esposizione del paziente nell’esperienza d’estrema violenza sociale, esperienza che può smantellare qualsiasi organizzazione psichica. L’usuale comprensione analitica sembra futile e persino riduttiva quando si affrontano con il paziente le condizioni che hanno reso possibile quello "smantellamento". Amati Sas si interroga sul rischio etico per il terapeuta di colludere inconsapevolmente con il sistema torturante, sistema che è stato incorporato dal paziente e può conferire uno speciale "imprinting" alla situazione terapeutica. È possibile, infatti, "banalizzare" ciò che si ascolta e si sente, poiché anche il terapeuta tende a difendersi dall’ambiguità e ad adattarsi a qualsiasi cosa. Ecco perché è necessaria la più viva attenzione nell’interpretazione delle emozioni del paziente, condividendo con lui l’incertezza verso il comune contenitore sociale. L’inconscia paura del terapeuta di non essere in grado di dare un adeguato contenimento alla vulnerabilità del paziente genera vergogna. L’autrice propone un’attenta indagine sul valore etico e il significato della vergogna come sentimento nel controtransfert, al fine di una possibile interazione trasformativa della traumatica esperienza del paziente.

A cura della Redazione

Grafo

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Fascicolo: 30 / 2018