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A cura della Redazione

Giurisprudenza minorile e familiare

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

I. Tribunale per i minorenni di Palermo, decreto 20 giugno 2018
II. Comunicato Stampa 10 luglio 2018 dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
III. Una lettura in chiaroscuro (di Daniela Simone)

Luciana Della Giustina, Ida De Renoche

Minori e separazione genitoriale. Conflitto di lealtà e possibili interventi

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

Molteplici sono i fattori che concorrono alla formazione del conflitto di lealtà nei contesti di separazione genitoriale, in particolare l’intensità e la cronicità del conflitto coniugale, i profili genitoriali, la qualità e quantità dell’investimento affettivo genitori/figli. La problematicità degli esiti richiede la messa in atto di interventi mirati, a loro volta collegati a una costellazione di variabili; si sottolineano in primo luogo la precocità nei tempi e soprattutto la specificità del lavoro costruito caso per caso, dato l’ampio spettro di situazioni diverse con possibilità evolutive diverse. In ogni intervento il focus va comunque mantenuto sul minore e sul suo diritto alla bigenitorialità, alle radici familiari, all’ambiente di appartenenza.

Joseph Moyersoen

Mission e modus operandi dell’Aimjf

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

L’autore descrive le modalità operative dell’Associazione Internazionale dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, concentrando l’attenzione sulle quattro macro aree di attività più rilevanti: i contatti e la disseminazione delle informazioni; l’advocacy e la sensibilizzazione; il lavoro in rete; la formazione e la cooperazione internazionale.

Nella Città di Palermo si è avviato, già da più di un anno, un percorso che ha visto nella figura del tutore volontario un prezioso elemento nella costruzione di un efficace sistema di tutela e protezione dei minori stranieri non accompagnati. Per potere realizzare tale sistema si è disegnata anche una rete di sostegno per i tutori ben organizzata ed efficiente, realizzata grazie alla presenza attiva del Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo che ha messo a disposizione, nel proprio ufficio, uno spazio per un consulente Unicef che, supportato dalle risorse e dal personale dell’ufficio stesso, raccoglie dati, solleva criticità, valida i processi pensati per l’accoglienza dei minori non accompagnati, e agisce per la costruzione di buone prassi nel rapporto con le istituzioni e con le strutture di accoglienza, con una moral suasion avvalorata da elementi concreti.

Diletta Mauri, Monica Romei, Giorgio Vergano

Il Care Leavers Network Italia

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

Gli autori descrivono il progetto del Care Leavers Network Italia (Cln), una rete di ragazzi e ragazze in uscita da percorsi fuori famiglia, promossa dall’associazione Agevolando. Il Cln rappresenta un’occasione di promozione di percorsi partecipativi nell’ambito della tutela di minori con riferimento al contesto italiano e dà voce alle narrazioni dei care leavers valorizzando in varie forme il loro essere esperti per esperienza dei percorsi di accoglienza. Vengono analizzate le principali ricadute a livello individuale e collettivo, cercando di approfondire come l’associazionismo a vocazione specifica possa avere un impatto sulle politiche sociali coinvolgendo i destinatari dei percorsi di tutela.

L’Autore prenderà in esame la possibilità per l’ente a tutela dell’infanzia di partecipare al processo penale a sostegno del minore vittima del reato. Verranno indicate le due alternative processuali riconosciute all’ente: costituzione di parte civile ed intervento ai sensi degli artt. 91 ss. c.p.p. In conclusione, si rifletterà sulla necessità che la partecipazione e la condotta processuale dell’ente sia funzionale alla salvaguardia degli interessi del minore vittima del reato.

Il contesto socio-normativo attuale sta rendendo la cittadinanza attiva uno strumento fondamentale per garantire l’accesso ai diritti dei minori. Questa riflessione si focalizza sugli istituti dell’affidamento familiare e della tutela, con particolare attenzione alla figura dei tutori volontari di minori stranieri non accompagnati, mettendo in luce la comune mission a carattere volontaristico e la necessaria coesistenza e crescita all’interno del lavoro di rete con i servizi socio-assistenziali territoriali e, allo stesso tempo, le grandi differenze in termini di tutela giuridica e riconoscimento sociale di cui gli affidatari e tutori volontari possono o meno godere.

Francesco Micela

I tutori volontari: il senso di un ruolo

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

Il ruolo del tutore volontario, secondo il sistema introdotto dalla legge n. 47 del 2017, non va considerato come un sostegno meramente accessorio, ma invece come la forma attraverso cui l’ordinamento garantisce al minore la rappresentanza, imposta dalle norme interne e sovranazionali, il cui misconoscimento comporterebbe l’impossibilità per i minori stranieri non accompagnati di esercitare i loro diritti e quindi la violazione di un diritto fondamentale degli stessi. Da qui l’opportunità che nel caso in cui il giudice minorile riscontri la mancanza di tutori volontari disponibili per l’incarico, lo stesso eviti di ricorrere alla nomina di un tutore istituzionale e ponga invece le autorità amministrative, centrali e periferiche, di fronte alle responsabilità connesse alle conseguenze delle scelte amministrative, e affermi l’obbligo del sistema di accoglienza di fare il possibile affinché al minore sia garantito il diritto di avere un rappresentante effettivo.

Il lavoro di protezione dei minori è svolto tradizionalmente da professionisti specializzati. Negli ultimi anni a causa della crisi economica e dell’aumento della burocratizzazione dei servizi il coinvolgimento della comunità è stato visto da diversi osservatori come uno strumento per aumentare l’efficacia e la sostenibilità degli interventi. L’articolo delinea i principali aspetti del lavoro con la comunità negli interventi di protezione dei minori. Il coinvolgimento della comunità è una pratica ancora poco diffusa in Italia nel campo della protezione dei minori. L’articolo illustra le caratteristiche di tale lavoro, i benefici e le condizioni in base alle quali esso può essere svolto in modo efficace.

Elisabetta Lamarque

I garanti comunali per l’infanzia e l’adolescenza

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

L’ordinamento italiano, accanto all’autorità garante nazionale e ai garanti regionali per l’infanzia e l’adolescenza, previsti dalla legge statale e dalle leggi regionali, vede la presenza di analoghi garanti istituiti, nel silenzio della legge, da alcuni comuni. Il contributo effettua una ricognizione dei garanti comunali esistenti, individua l’origine culturale e le caratteristiche comuni di tali figure e ne evidenzia alcune criticità.

Il garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza è un nuovo attore nelle politiche sociali. È presente ormai in quasi tutte le Regioni e Provincie Autonome. Tuttavia molti lo considerano inutile perché le sue pronunce sono basate solo sulla moral suasion. Per di più, il funzionamento del suo ufficio comporta spese che potrebbero essere evitate. L’A. ritiene invece che la mancata coercibilità delle pronunce del garante non faccia venir meno l’importanza della sua figura quando egli, come vuole la legge, è persona scelta per la competenza specifica e l’autorevolezza nel campo dei problemi dell’età evolutiva. L’implementazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo è un compito primario del garante infanzia. Contatti diretti con le autorità locali, tavoli tecnici, rappresentanza della fascia sociale minorile, sono operazioni efficaci e per di più non costose. Le vere criticità per i garanti regionali sono altre. Il loro ruolo non è sufficientemente riconosciuto. La loro indipendenza è minacciata dalle strutture burocratiche regionali. La loro visibilità è troppo scarsa e l’accessibilità è resa difficile. Malgrado ciò, la legge n. 47 del 2017 attribuisce ai garanti regionali un importante ruolo nella formazione dei tutori volontari, rafforzando così sensibilmente la loro figura.

Filomena Albano

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza: una realtà in divenire

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

L’approssimarsi dell’anniversario dei trent’anni della Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il 20 novembre 2019, suscita - insieme alla riflessione intorno al futuro della sua attuazione - alcune considerazioni circa il ruolo e le funzioni attribuite all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, l’istituzione volta a garantirne l’attuazione e promozione in Italia. A quasi dieci anni dalla sua creazione, nonostante alcune modifiche normative ne abbiano ampliato le competenze, la propria struttura e l’assenza di poteri rischiano di pregiudicare, insieme alla necessaria autonomia e indipendenza, l’effettiva azione volta a garantire l’efficace e uniforme applicazione della Convenzione in Italia.

Negli ultimi decenni, sono stati realizzati passi fondamentali nello sviluppo delle istituzioni di garanzia dei diritti di bambini e adolescenti. Esse assumono forme e denominazioni diverse (difensore civico per l’infanzia, commissario per l’infanzia, garante per l’infanzia, ecc.) e il loro ruolo è quello di monitorare le azioni dei governi e di altri enti assumendo nel tempo una posizione privilegiata per l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Il contributo offre un primo generale approccio a queste figure, approfondendo in particolare il ruolo e le funzioni degli organi di garanzia a livello sovranazionale soffermandosi altresì sulla creazione delle istituzioni di garanzia a livello regionale nel nostro Paese.

Questo articolo tratta dei Consultori Familiari e Pediatrici in Italia, servizi sociosanitari territoriali in area materno-infantile a vocazione inter e multidisciplinare. In particolare il focus è sul loro ruolo nell’ambito delle politiche socio-assistenziali. Istituiti nel 1975, non sempre hanno avuto vita facile; cionondimeno si sono rivelati importanti servizi di collaborazione e raccordo con altri di assistenza anche sociale oltre che sanitaria. L’articolo è strutturato in quattro paragrafi. Il primo tratta delle origini e delle funzioni dei Consultori, il secondo fornisce qualche dato sulla loro diffusione sul territorio nazionale, il terzo tratta della loro difficile implementazione, infine, il quarto riguarda il tema dell’integrazione dei Consultori con altri servizi.

Arianna Santero

La scuola come attore del welfare

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

L’articolo considera il sistema scolastico italiano come parte dello stato sociale, nel suo ruolo di promozione di miglioramenti non solo individuali ma anche sociali. Ne esamina le principali caratteristiche in prospettiva comparata, alla luce del dibattito attuale intorno al paradigma del Social investiment affermatosi a livello sovranazionale, con particolare riferimento alla questione dell’equità e della coesione sociale. Considera i percorsi scolastici degli alunni immigrati e le modalità di implementazione del welfare scolastico, per fare emergere dal punto di vista sostanziale alcuni processi che condizionano l’accesso all’istruzione come diritto fondamentale. Nella parte finale presenta riflessioni sull’importanza di futuri studi sul ruolo dei genitori per i destini scolastici dei figli.

L’articolo si propone di svolgere una sintetica ricognizione delle competenze del sistema integrato dei servizi sociali e dell’autorità giudiziaria minorile, ponendo in rilievo, altresì, i reciprochi rapporti di stimolo e collaborazione, nel rispetto delle rispettive funzioni. Vengono inoltre sottolineati alcuni aspetti problematici, soprattutto con riferimento dell’efficacia effettiva degli interventi di sostegno a favore delle famiglie, in chiave di salvaguardia del diritto del minore a crescere ed essere educato nella sua famiglia d’origine.

Angela Rosignoli

Lavorare bene nei servizi sociali fra risorse scarse e vincoli crescenti

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

A fronte delle avanzate conoscenze nel lavoro con i minori da parte degli assistenti sociali, nella cultura dell’efficienza manageriale salgono i livelli di insoddisfazione all’interno dei servizi e scende la fiducia nei confronti dei professionisti. Ma come è possibile lavorare bene in un contesto così cambiato? L’articolo cerca di rispondere a questa domanda.

Patrizia Orler, Barbara Ongari

Un nido aziendale sanitario: un’esperienza di conciliazione e supporto alla genitorialità

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

Negli ultimi decenni le trasformazioni nel mondo del lavoro hanno contribuito alla nascita di nuovi bisogni dei genitori, legati alla necessita di trovare un equilibrio tra vita lavorativa, familiare e privata. La sfida che attualmente viene posta alle aziende riguarda l’esigenza di trovare per essi risposte efficaci. Sulla base di questo riconoscimento l’azienda sanitaria di Trento ha fatto un forte investimento sulle politiche di conciliazione, dando vita a iniziative di qualita come quella del nido aziendale. Vengono presentati qui il modello organizzativo ed i criteri pedagogici alla base di una esperienza conciliativa che mira anche a supportare il benessere degli operatori sanitari in quanto genitori.

Ludovica Gambaro

Le misure di sostegno al reddito delle famiglie con minori

MINORIGIUSTIZIA

Fascicolo: 3 / 2018

Le misure di sostegno al reddito sono un tassello fondamentale del piu ampio spettro di politiche per le famiglie con minori. L’autrice evidenzia come tali misure siano particolarmente importanti in Italia, dove, tuttavia, il sostegno economico e poco generoso e poco coerente a principi di equita verticale e orizzontale. Il saggio traccia un quadro della poverta minorile in Italia e descrive le misure presenti, mettendone in luce i limiti e le contraddizioni. L’autrice conclude con alcune riflessioni su come l’inadeguatezza delle misure di sostegno al reddito delle famiglie con minori si collochi all’interno di una piu generale mancanza di un’articolata e generosa politica sociale per la famiglia