RISULTATI RICERCA

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Monica Arnone, Ilaria Demori

Microbiota e tumori ginecologici: dalla patogenesi alla terapia

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

L’interesse per il microbiota umano si è recentemente esteso oltre l’intestino per includere molti altri organi nei quali i microrganismi possono avere implicazioni per la salute. Gli autori prendono in esame il microbiota vaginale ed il suo possibile impatto sulla patogenesi dei più comuni tumori ginecologici. Se da un lato la disbiosi vaginale può essere associata allo sviluppo del carcinoma cervicale, così come dei tumori dell’endometrio e dell’ovaio, dall’altro le terapie antitumorali causano molto spesso disbiosi, sia vaginale che intestinale, contribuendo a molti degli effetti collaterali delle stesse terapie. La letteratura dimostra l’efficacia dell’utilizzo di probiotici per la prevenzione e l’efficacia delle terapie in ginecologia oncologica. In ottica Pnei, occorre comunque tenere presente che l’alimentazione nel suo complesso e la gestione dello stress rimangono due pilastri fondamentali su cui agire anche per mantenere l’omeostasi dei microrganismi commensali, che possono così rivelarsi inaspettati "amici" della salute femminile.

Mariapia Chiara Mangiameli, Michela Besso

Doctor Tag e Cartella Clinica Pnei in Medicina Generale

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

Nell’ambito del progetto DoctorTag Pnei, le autrici presentano una cartella clinica informatizzata che aiuterà i medici di famiglia a valutare il profilo psico-socio-culturale dei pazienti, tramite un’anamnesi fisiologica che comprende i fattori epigenetici di sette categorie: Attività fisica, Bolo alimentare, Campo di lavoro, Disturbi del ritmo circadiano, Esposizione a sostanze tossiche, Funzionalità gastroenterica, Gestione dello stress. I medici, assieme a professionisti sanitari e non, possono così definire una terapia personalizzata ed integrata - farmacologica, fitoterapica, dietetico- nutrizionale, fisiatrica, riabilitativo-motoria nonché psicoterapica ed educazionale - che responsabilizzi i pazienti, sfruttando le attività relazionali e meditative capaci di condurre a mutamenti delle abitudini utili a migliorare la qualità della vita, in particolare in un contesto di coerenza emozionale. La cartella aiuterà a integrare la Pnei in un contesto di medicina generale sempre più costosa, burocratizzata e standardizzata, così da definire un percorso diagnostico-terapeutico multidimensionale ed interdisciplinare ormai validato dall’evidenza scientifica.

La realtà organizzativa attuale, anche e tanto per i livelli di complessità e la velocità di cambiamento raggiunte, espone i lavoratori a una condizione di distress endogeno che tende a cronicizzarsi ed è generalmente misconosciuta. L’articolo indaga se e come le pratiche narrative - quali veicoli privilegiati di consapevolezza e metariflessività - possano favorire l’emersione, il riconoscimento e la rimodulazione di questi livelli di stress. La metariflessività viene infatti riletta, in un quadro Pnei, come veicolo di ristrutturazione degli appraisal allostatici e delle strategie di coping correlate. In particolare, viene approfondita la possibilità di valorizzare, negli interventi di change management e stress management, tecniche di sviluppo delle capacità mentalizzanti, per lavorare in ottica trasformativa sull’esplicitazione degli stili allostatici individuali (e i modelli operativi interni che ne rappresentano la matrice). L’autrice considera la narrazione come la tecnologia riflessiva capace di veicolare le trasformazioni più profonde e sistemiche, con impatti ristrutturanti sui network cerebrali, le strategie regolatorie dell’organismo e le forme di auto-organizzazione del Sé.

Paola Colagrande, Annalisa Ghiglia, Pierluigia Verga

Malattia di Alzheimer: una storia antica in ottica moderna

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

La malattia di Alzheimer (AD) comporta compromissione della sfera cognitiva, delle competenze motorie e delle funzioni superiori, progressiva destrutturazione del sistema mente-corpo e perdita dell’autonomia. Il cervello con AD presenta placche extracellulari di amiloide-ß, grovigli intraneuronali di tau iperfosforilata e infiammazione. L’articolo presenta la patogenesi, la possibile prevenzione e trattamento dell’AD secondo il paradigma Pnei: sono noti i fattori di rischio modificabili e immodificabili. Fra i primi, un ruolo preventivo è assegnato ad alcuni comportamenti: una corretta dieta, la regolare attività fisica, il mantenimento di legami interpersonali significativi, il controllo del rischio cardiovascolare, la protezione dallo stress psicoemotivo, la cura precoce della depressione e l’astensione da alcol e tabacco. L’approccio Pnei garantisce uno sguardo sistemico alle manifestazioni clinico-metaboliche di AD (disease), al vissuto di malattia del paziente (illness) e alle possibilità di autonomia residua (sickness). Allo stato attuale i percorsi di studio sull’AD realizzati da team multidisciplinari di professionisti, fra loro integrati, risultano sempre più validi.

Valentina Zonca, Annamaria Cattaneo

Il ruolo dell’infiammazione nella depressione: dalla patogenesi alla risposta al trattamento

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

Negli ultimi decenni la ricerca ha dimostrato un’aumentata attivazione del sistema immunitario nei pazienti affetti da schizofrenia, disturbo bipolare, depressione maggiore e ansia. Tuttavia, non è chiaro se queste patologie mostrino profili infiammatori distinti e se questi profili possano servire per sviluppare terapie mirate. L’efficacia degli agenti anti-infiammatori in caso di depressione rimane inconsistente e risulta evidente solo in alcune sottocategorie di pazienti: in particolare, i farmaci anti-infiammatori sembrano migliorare significativamente la sintomatologia depressiva in pazienti con elevati livelli di molecole infiammatorie nel plasma o nel siero. Dall’altro lato, l’efficacia di una terapia farmacologica sembra associarsi ad una riduzione dei livelli di citochine pro-infiammatorie. Pertanto, come ha anche mostrato il gruppo di ricerca degli Autori e il progetto europeo GENDEP, particolari biomarcatori infiammatori potrebbero predire l’efficacia di un trattamento farmacologico, identificare se i pazienti rispondono o no al trattamento antidepressivo convenzionale e sviluppare terapie coadiuvanti.

Paolo Vineis

Infiammazione e disuguaglianze sociali

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

La ricerca Lifepath studia l’impatto biologico delle disuguaglianze sociali. Condizioni socio-economiche (CSE) svantaggiate possono indurre effetti a lungo termine mediante un logoramento fisiologico che coinvolge infiammazione, disregolazione immunitaria e accelerazione epigenetica dell’invecchiamento. I dati della coorte di nascita britannica del 1958 hanno indicato che un’istruzione materna e un’occupazione paterna inferiori ed esperienze infantili avverse (ACE) si associano ad un più alto carico allostatico a 44 anni. L’associazione delle ACE con il carico allostatico era fortemente mediata dallo stile di vita e dal livello di educazione a 23 anni e dalle CSE a 33 anni. CSE svantaggiate si associavano con un invecchiamento accelerato valutato tramite metilazione del DNA, e l’invecchiamento biologico era più rapido in coloro che avevano meno anni di istruzione. Persone con un miglioramento delle CSE nella loro vita avevano livelli intermedi di invecchiamento accelerato rispetto alle categorie con CSE estreme, suggerendo una possibilità reversibilità dell’effetto. Questi risultati mostrano il valore di usare marker biologici per capire la relazione fra fattori sociali e salute.

Piero Porcelli

La solitudine come determinante della salute psichica

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

La solitudine costituisce un fattore di rischio essenziale per la salute. A livello evolutivo, il bisogno di connessione sociale è precedente la nascita del linguaggio (vedi i fenomeni di pointing e shared attention); a livello epidemiologico, il c.d. Effetto Roseto indica la stretta relazione fra coesione interpersonale e sopravvivenza; a livello delle neuroscienze affettive, il concetto di embodied cognition indica la connessione all’interno della propria biologia endocrino-immunitaria dei sistemi psichici e relazionali (attaccamento e biological programming). Il costrutto di solitudine viene solitamente distinto in implicito (valutato su indicatori non-verbali) ed esplicito (valutato con scale self-report). Gli studi degli ultimi 20 anni hanno dimostrato che la solitudine, in particolare quella implicita, è un potente fattore di rischio di morbilità e mortalità, con un peso identico a quello dei più noti fattori di rischio (obesità, fumo, attività fisica), e riguarda anche le fasce più giovani della popolazione.

Andrea Minelli

Allostasi e cervello

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

Il cervello si è evoluto per garantire l’allostasi, intesa come regolazione predittiva e coordinata dei sistemi fisiologici, cognitivi e comportamentali in anticipazione delle sfide ambientali. La corteccia del cingolo e l’insula anteriore, insieme alla corteccia prefrontale mediale e ventro-laterale, costituiscono un substrato neurale coinvolto sia nei processi associativi superiori alla base delle funzioni psico-cognitive sia nei processi di adattamento allostatico. Tali aree, infatti, comunicano reciprocamente con strutture sottocorticali (amigdala, striato, ipotalamo, sostanza grigia periacqueduttale) che modulano il guadagno e i set-point dei circuiti di controllo omeostatico operanti a livello tronco-encefalico e midollare. Lo sbilanciamento cronico dei sistemi allostatici può indurre un profondo rimodellamento dei circuiti cerebrali, con atrofia e/o alterazioni funzionali specialmente a carico di quelle strutture che sono primariamente coinvolte nell’allostasi. Il modello allostatico fornisce una cornice teorica utile per interpretare la risposta da stress e gli effetti dello stress cronico sulle funzioni cerebrali e sul rischio di patologie neuropsichiatriche.

Le numerose ricerche in atto per la produzione di un vaccino anti-coronavirus efficace richiedono un’illustrazione almeno sommaria dei principi dell’immunobiologia vaccinale. In questo articolo vengono sintetizzati i concetti fondamentali della moderna produzione dei vaccini e vengono illustrati alcuni dei programmi di ricerca in via di sviluppo, che l’autore si augura producano risultati positivi nel più breve tempo possibile, per la risoluzione della pandemia da coronavirus iniziata a fine 2019 e tuttora in corso.

David Lazzari, Anna Giulia Bottaccioli, Francesco Bottaccioli

Promuovere la resilienza della popolazione italiana contro SARS-CoV-2

PNEI REVIEW

Fascicolo: 1 / 2020

La pandemia Covid-19 - per il coinvolgimento delle nazioni più ricche e tecnologicamente avanzate, che sperimentano inedite esperienze di mortalità, di paura ed isolamento sociale, per le difficoltà che incontrano i servizi sanitari e per l’incertezza sull’evoluzione della pandemia e sulle sue ricadute economiche su scala globale - richiede un cambiamento nella prevenzione e nella cura dell’infezione, basato sull’integrazione delle scienze e delle professioni biomediche e psicologiche. Un’indagine sulla popolazione italiana in corso di pandemia mostra un diffuso stato di malessere psichico che, in base alle pluridecennali evidenze scientifiche e cliniche sulle relazioni tra stati mentali ed efficienza del sistema immunitario, plausibilmente indebolisce la resistenza all’infezione da SARS-CoV-2. L’Italia può mettere in campo decine di migliaia di psicologi e psicoterapeuti che, in quanto operatori sanitari, possono essere impiegati, a fianco della medicina del territorio e ospedaliera, nelle cure primarie e nella promozione della resilienza dei cittadini e degli stessi operatori sanitari, sottoposti a uno stress lavorativo che contempla anche una minaccia per la propria vita.

A cura della Redazione

Recensioni

SOCIOLOGIA URBANA E RURALE

Fascicolo: 122 / 2020