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Giulio Centamore, Davide Dazzi

Tendenze delle relazioni industriali nel settore suinicolo: il caso italiano in un quadro europeo

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 165 / 2020

Il saggio analizza alcune tendenze in atto nelle relazioni industriali del settore suinicolo euro-peo. Nonostante sia ancora relativamente poco esplorato dalla letteratura giuslavoristica e di relazioni industriali, il settore della carne suina rappresenta un osservatorio privilegiato per comprendere le profonde trasformazioni che stanno investendo in questi anni l’economia, il mercato del lavoro e i sistemi di relazioni industriali. Il saggio si sofferma su alcuni fattori che hanno favorito l’apertura internazionale del mercato della carne e incrementato la pressione competitiva sulle industrie nazionali e su alcune criticità che hanno interessato i sistemi di rela-zioni industriali in Europa (in particolare, negli esempi del caso belga e del caso danese), per poi concentrare l’attenzione sul caso italiano, illustrando le caratteristiche strutturali della filiera e le maggiori criticità che stanno emergendo nelle relazioni industriali.

Valeria Nuzzo

Customer satisfaction e contratto di lavoro subordinato

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 165 / 2020

Il saggio parte dal dato empirico della diffusione delle indagini di customer satisfaction e inda-ga sulla rilevanza che esse possono avere sui rapporti di lavoro. Sebbene tali strumenti, volti in primo luogo alla costruzione di capitale reputazionale, rispondano a logiche estranee al contrat-to di lavoro, di fatto essi consentono all’impresa di acquisire informazioni circa diversi aspetti del servizio reso e, con esso, della prestazione lavorativa. Lo scritto si sofferma proprio sulla interferenza empirica tra lo strumento di marketing e la gestione dei rapporti di lavoro, che si mostra evidente soprattutto nel mercato digitale di beni o servizi sviluppato dalle piattaforme informatiche, ove le valutazioni dei clienti non solo possono determinare l’estinzione del rap-porto stesso, ma condizionano l’affidamento del lavoro, la sua collocazione oraria e il compen-so percepito. Sottolineando come le informazioni che il cliente fornisce all’impresa siano in-fluenzate da aspettative, abitudini, gusti personali e finanche pregiudizi, l’Autrice esclude che l’adozione di sistemi di misurazione del gradimento degli utenti possa costituire un mezzo di controllo sulla prestazione e, sempre sulla base della differenza tra fatto e valutazione persona-le, nega la rilevanza disciplinare dei dati così acquisiti. In particolare, ritiene che la valutazione negativa non possa né assurgere a indice di violazione dell’obbligo di diligenza né possa esse-re indicativa del rendimento negativo del lavoratore: il gradimento degli utenti non qualifica il debito di lavoro e dunque, secondo l’Autrice, può essere considerato solo in chiave incentivan-te, attribuendogli rilevanza giuridica autonoma ai fini della quantificazione del compenso.

Paola Bozzao

Reddito di cittadinanza e laboriosità

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 165 / 2020

Il saggio contiene una riflessione sul reddito di cittadinanza, misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale introdotta con il d.l. n. 4/2019, conv. da l. n. 26/2019. Dopo averne ri-percorso i tratti essenziali, l’Autrice sottolinea, in particolare, il carattere polifunzionale della nuova misura, essendo la stessa volta non solo a sostenere i nuclei familiari in condizioni di bisogno, ma anche a favorire il reinserimento sociale e, in ultima istanza, lavorativo dei benefi-ciari. Da qui la riconducibilità dell’istituto al principio di laboriosità, che ispira il sistema di sicurezza sociale sia euro-unitario, sia nazionale.

A cura della Redazione

Libri ricevuti

SOCIOLOGIA DEL DIRITTO

Fascicolo: 1 / 2020

Il saggio ricostruisce le trasformazioni intervenute nei paradigmi di intervento della politica regionalecomunitaria a partire dai primi anni Settanta, con l’avvio del negoziato per la creazionedel Fondo europeo di sviluppo regionale, fino all’Atto Unico Europeo. L’Autore individua in questoperiodo le fondamenta di una profonda transizione da modelli "interventisti" e "neomercantilisti" calibrati sul lato della domanda aggregata, caratteristici delle politiche regionali adoperatefino a quel momento da diversi Stati membri e in primo luogo dall’Italia, verso modelli più apertamenteneoliberisti. L’analisi della forte conflittualità in seno al Comitato di politica regionale,l’organo di rappresentanza delle tecnocrazie nazionali deputato a gestire il Fesr, e tra questo e laCommissione europea, consente all’Autore di rilevare come tale esito non fu affatto scontato. Adeterminarlo furono soprattutto il sovraccarico di obiettivi posti in capo alla politica regionalein un contesto di risorse scarse e il logoramento della fiducia nel ruolo dell’intervento pubblico

L’articolo prenderà in esame l’esperienza dell’Italia all’interno dell’Organizzazione per la cooperazione economica europea (Oece) negli anni della prima legislatura repubblicana.A partire da una riflessione sulle motivazioni tanto economiche quanto politico-diplomatiche che si posero alla base dell’adesione italiana all’Oece, questo contributo analizzerà le misure di liberalizzazione commerciale perseguite dal paese all’interno degli organi decisionali dell’organizzazione. Si darà risalto alla dimensione europea delle iniziative che l’Italia elaborò nell’ambito della progressiva riduzione di dazi, tariffe e contingentamenti alle importazioni di beni provenienti dai mercati internazionali. Si passeranno in rassegna le principali iniziative presentate in sede Oece dalla delegazione italiana e verranno presi in considerazione i provvedimenti promossi a livello europeo da parte dei maggiori partner della Penisola: i piani Stikker e Pella (1950); la nascita dell’Unione europea dei pagamenti (Uep, 1950); il pacchetto di liberalizzazioni introdotto da La Malfa (1951); la reintroduzione delle restrizioni quantitative da parte di Regno Unito e Francia (1951-1952).Questo contributo intende perciò sondare la natura, i presupposti e gli esiti della "filosofia liberalizzatrice" sviluppata dalle classi dirigenti dello stato italiano nel più ampio contesto del processo di integrazione economica del Vecchio continente e della genesi di quello che sarebbe poi divenuto il mercato comune europeo.

Stefano Gallo

Ripensare la storia del lavoro: donne e precarietà nell’Italia contemporanea

ITALIA CONTEMPORANEA

Fascicolo: 292 / 2020

L’articolo presenta una discussione di metodo sulla storia del lavoro a partire da due recentivolumi: Il lavoro delle donne nell’Italia contemporanea di Alessandra Pescarolo e Precarie precarie: una storia dell’Italia repubblicana, di Eloisa Betti. In entrambi è evidente un importantecambio di prospettiva rispetto alla tradizione dominante nella storia del lavoro in Italia:il punto di vista delle donne e della condizione precaria diventa il principio organizzatoreintorno a cui costruire una nuova interpretazione della vicenda generale del lavoro nell’Italiacontemporanea. Questi libri forniscono spunti di estremo interesse per ulteriori studi storici,non solo in ambito di storia del lavoro, ma per quel che riguarda la storia della società, dellafamiglia, del diritto, dell’economia, della cultura.