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Il lavoro presenta un’ampia revisione del concetto freudiano di su-blimazione, ripercorrendone la storia nel pensiero di Freud, l’evoluzione nel dopo-Freud, le controversie teoriche, e le vaste ricadu-te sull’arte, sulla Civiltà e sulla clinica. Autrice di un saggio sulla su-blimazione del 2014, l’autrice si domanda se si sia di fronte ad una scomparsa della sublimazione, apparentemente meno diffusa nel dibat-tito contemporaneo. In realtà, sotto mentite spoglie nelle diverse teoriz-zazioni, essa ha continuato ad operare nella clinica e nella collettività. Freud non vi dedicò mai un saggio specifico, per cui occorre ricavarla da tutto il suo pensiero, ma è considerato il Leonardo da Vinci l’opera dove meglio viene teorizzata. Sebbene Freud ponesse la sublimazione ad esito del percorso analitico e come necessità per la sopravvivenza dell’uomo e della Civiltà, negli scritti clinici si mostrò poco ottimista, data la difficoltà che l’uomo ha verso la rinuncia pulsionale. Per sublimazione si intende infatti un destino diverso della pulsione, un cambiamento di meta, che anziché dirigersi sull’oggetto sessuale, si sposta su altri oggetti, non più sessuali, ma in grado di dare ugualmente piacere. Gli investimenti sublimati alla meta comprendono l’amicizia, il lavoro, l’arte, il pensiero, fino alla fondazione della Cultura. Grazie al-la flessibilità pulsionale, l’uomo, a differenza dell’animale in cui gli istinti sono rigidi, può cambiare gli oggetti del desiderio, sostituirli con altri più adeguati, e avviarsi così al processo propriamente umano della simbolizzazione. La sublimazione implica una rinuncia all’oggetto, e questo ne fa un processo non facile per molti individui. Nel dopo Freud, la si è sostituita con la "riparazione", o ci si è spostati nell’area potenziale ma uscendo dalla metapsicologia non si può più, a rigore, parlare di sublimazione, sebbene l’esito pratico possa somigliarle. Ven-gono discusse le misteriose modalità dell’arte, il complesso rapporto con la pulsione di morte e il ruolo della contemporaneità.

Rosita Lappi

Sublime distopico

PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

Fascicolo: 2 / 2022

L’articolo vuole evidenziare il sublime distopico, la fascinazione della paura e del dolore, spaziando tra l’arte che ha dato visioni esteti-che al sublime e la psicoanalisi che lavora con le derive distopiche del-la sofferenza. Tracciando un breve excursus del sublime nell’arte, il tema psicoanalitico della sublimazione viene collegato alle forme nega-tive della visione distopica della sofferenza rappresentata nell’arte. I traumi emergono in forme e stili che fanno del particolare, del frantu-mato, del materico, del disgregato, un manifesto programmatico artisti-co contemporaneo. La distopia si mette in relazione con la concezione dolorosa e tragica della vita e la porta ad estreme conseguenze nella vi-sione del futuro, esasperando paure e pericoli già esistenti nel passato. Nello scritto, attraverso una breve storia clinica, si riflette su come cambia il passato, guardandolo dalla distanza di una profonda rielaborazione analitica che, come una sonda, lo riesamina e ne "risente gli echi". La visione distopica del futuro sarà ancora una traversata del deserto, avrà ancora i caratteri del sublime pauroso o ritornerà, trasforma-to, su dimensioni meno disarmoniche?

Giuseppe Civitarese

La sublimazione reinventata

PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

Fascicolo: 2 / 2022

La teoria della sublimazione riassume la teoria freudiana dell’arte. Benché sia così intuitiva da essere passata nella cultura popolare, è sempre stata ritenuta una teoria lacunosa. In questo articolo, l’ipotesi di lavoro dell’autore è che sia possibile "reinventarla" a partire dalla teoria estetica del sublime. Difatti sublimazione e sublime esprimono entrambe l’idea di un’ascesa del soggetto verso le vette più alte dell’umanità. Entrambe sono teorie dell’elevazione spirituale e di conquista "morale" dell’uomo, ed entrambe tentano di spiegare il mistero dell’esperienza estetica. Quel che l’estetica del sublime ci aiuta a vedere in maniera più chiara e distinta è che si tratta di un processo intrinsecamente intersoggettivo. In gioco nella crescita psichica è sempre la tessitura di nuovi legami, che però siano anche legami affettivi. Dal confronto tra le due teorie possono scaturire intuizioni suggestive sulla costituzione sociale ed estetica (cioè basata sulle sensazioni corporee) del soggetto alla nascita: al punto di partenza del processo di soggettivazione, e poi in seguito per tutta la vita (non si smette mai di "nascere"). Così reinterpretato, il concetto di sublimazione, una metafora che Freud prende in prestito dalla chimica, dove designa il passaggio di una sostanza dallo stato solido allo stato aeriforme, indica a meraviglia il processo di ascesa dal caos all’ordine, dal concreto al simbolico, dal corpo allo spirito. La sublimazione-come-riconciliazione con l’altro, che si svolge simultaneamente sul piano del pensiero verbale e dell’intenzionalità corporea, può fungere allora da modello dell’azione terapeutica.

Adriana Gagliardi

Editoriale

PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

Fascicolo: 2 / 2022

Fabrizio Rocchetto, Anna Maria Nicolò, Daniela Lucarelli

Recensioni

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

Cristina Bonucci

Della ragione e del ragionare. Albert Camus: La peste

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

La peste colpisce Orano, porto e centro commerciale dell’Algeria francese. La città diventa il palcoscenico in cui le passioni umane si rivelano in profondità; il palcoscenico dove i tenui confini tra frammentazione e solidarietà, tra ragione e sentimento sono resi visibili.

Donatella Lisciotto

Nuovi e Altri Paradigmi

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

Di fronte ai recenti fatti traumatici come la pandemia e la guerra l’individuo entra in contatto con la propria caducità e mette in atto meccanismi di difesa per scongiurare l’angoscia catastrofica e la disorganizzazione emotiva. In queste condizioni si può verificare una dispersione a carattere destrutturante di parti di sé. Negazione, diniego, meccanismi schizoparanoidi, ambi-guità, sembrano le difese psichiche maggiormente usate. Ma nel contempo, si possono sviluppare nuovi e altri paradigmi interni che pongono in essere nuove ed altre modalità relazionali. Partendo da esempi clinici, l’autrice propone un’analisi degli effetti che il periodo pandemico ha determinato nell’inconscio dell’individuo, sottolineando ancorchè come un attento ascolto psicologico e l’analisi approfondita e coraggiosa dei mutamenti che stanno avvenendo inter-namente possa favorire un’adeguata elaborazione del trauma e dar avvio alla possibilità di reinventarsi.

Kateryna Abashinka, Monica Bomba

Alcune riflessioni nella comunità psicoanalitica, attraverso i confini della guerra

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

Le autrici descrivono l’avvio del dialogo tra loro, nelle prime settimane della guerra in Ucraina. Entrambe le autrici, nell’ambito dell’istituzione psicoanalitica internazionale a cui ap-partengono, hanno sperimentato la possibilità di un incontro vivace e creativo, nonostante le avverse condizioni del conflitto bellico.

Attraverso il caso clinico di un adolescente di 13 anni l’autrice riflette sull’impatto del loc-kdown sulla vita psichica del paziente. Prende in considerazione i cambiamenti generati dal confinamento e la perdita improvvisa dei riti quotidiani che accompagnano la vita individuale, familiare e sociale. Si affrontano da più punti di vista alcune delle conseguenze e dei fenomeni generati dall’incremento della vita on line, per esempio le neuroscienze segnalano, tra gli altri, il fenomeno della dislocazione. L’autrice associa le difficoltà del paziente a dare una continuità alle sedute on line ad alcune caratteristiche del suo funzionamento a livello sensoriale. Si tratta di un paziente con tratti autistici che presenta difficoltà nella coordinazione sensoriale. Concetti come lo smantellamento (Meltzer, 1975) o le forme sensoriali autistiche (Tustin, 1972; 1990) chiariscono alcuni aspetti del funzionamento sensoriale e dell’organizzazione psichica dei pazienti gravi. Avere letto alcune produzioni inconsce del paziente come uno spostamento del transfert ha consentito di affrontare il momento critico determinato dal lockdown e dall’inizio dell’adolescenza.

Christiane Joubert

Ritiro psichico e crisi ambientale

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

La crisi ambientale causata dal Coronavirus, il confinamento imposto e la conseguente re-strizione delle libertà hanno accentuato il rischio di collasso della "società liquida" neoliberista (Bauman, 2004). L’impatto sulla vita delle famiglie, delle coppie e degli individui è notevole. Abbiamo individuato una serie di conseguenze di questa grave crisi (regressioni nelle relazioni e anche a livello individuale, ritiro, reminiscenze più intense, rallentamento del pensiero, ecc.) che portano a nuove sofferenze psichiche (ansia per la disoccupazione e la crisi economica da un lato, disintegrazione dei legami sociali dall’altro, malinconia). Nel campo del transfert-controtransfert, l’uso del materiale virtuale per mantenere le sedute e das Unheimliche (Freud, 1919) e questa atmosfera condivisa tra pazienti e analista, hanno tracciato nuove linee di pen-siero: un avvicinamento nella scena transferale. Esempi clinici illustreranno il nostro punto di vista.

Elisabetta D’Amico, Rita Frascari, Mariagrazia Giachin, Anna Marcianò, Sonia Melgiovanni, Michela Melillo, Mara Siragusa, Valeria Tossichetti, Cristina Truppi

L’incerto è il nostro futuro "Bisogna saper navigare come sulle rapide di un torrente, barcamenandosi tra i flutti" (Racamier)

INTERAZIONI

Fascicolo: 2 / 2022

L’articolo mette in luce alcune riflessioni di un gruppo di lavoro che si è costituito durante il periodo della pandemia e che ha continuato la sua ricerca nell’attuale fase del conflitto russo-ucraino. Le autrici si interrogano su quanta emergenza sia possibile tollerare per tutti, e cosa comporti vivere e lavorare nell’incertezza per pazienti e terapeuti. A partire da riflessioni sul concetto di "adattamento a qualsiasi cosa" di Silvia Amati Sas, vengono confrontati temi teorici declinati nell’esperienza clinica, dove mondo interno e mondo esterno hanno subito scossoni e inevitabili cambiamenti. L’irruzione della realtà esterna, con la sua incertezza per il futuro, è entrata prepotentemente nell’attività clinica influendo sia sulla dimensione intrapsichica, che sui legami di coppia e familiari. Gli stessi strumenti analitici hanno necessariamente dovuto subire degli adattamenti, così come la mente dell’analista che ha trovato nel setting interno e nella duttilità una possibilità di incontro con l’altro. La dimensione sociale della psicoanalisi ha trovato maggiore espressione nelle varie situazioni emergenziali, senza rinunciare alla propria identità, anzi acquisendo ancora un valore prezioso nel confronto con la realtà.

Cercherò di affrontare in questo articolo come questo inaspettato contesto esterno abbia in-fluenzato in modo immediato, quasi palpabile, la cornice abituale delle sedute e abbia generato effetti controtransferali molto intensi. L’urgenza e la traumaticità dei suoi effetti imprevedibili hanno prodotto un movimento regressivo molto accentuato, scatenando con una forza incon-trollabile un’intensa angoscia di morte, mettendo in gioco difese arcaiche e aumentando il rischio di agiti. La modalità relazionale in cui l’analista, colto ancora una volta in una situazione simmetrica a quella dei pazienti, cercava di contenere e proporre un fragile equilibrio tra una realtà minacciosa e un mondo interno spaventoso su cui crollare.

La recente pandemia ha comportato un improvviso mutamento del confine tra il familiare e l’estraneo a partire dalla percezione/rappresentazione del proprio stesso corpo, il quale da "più naturale e fidato strumento dell’uomo", come lo descrive l’antropologo Marcel Mauss, diventa invece luogo imprevedibile e angoscioso in cui il contatto può diventare contagio, modificando completamente il campo delle relazioni. Verrà analizzato, anche attraverso esperienze tratte dal lavoro psicoanalitico, come specifico della pandemia nell’era della digitalizzazione l’intreccio col corpo "tecnologico", ibridato con la macchina a molteplici livelli, ulteriore livello di trasformazione del confine tra proprio e estraneo.

Durante i 55 giorni di confinamento imposti in Francia dalle autorità come misura di protezione dal contagio dal virus Covid-19, dal 13 marzo all’11 maggio 2020, ho preso degli appunti, a caldo, e poi li ho rilegati facendo molti tagli e cuciture. Il mio intento era di aprire qualche via di riflessione sull’impatto di questa pandemia sui tre principali spazi della realtà psichica di cui ho definito formazioni e processi: lo spazio intrapsichico, appartenente ai soggetti considerati nella loro singolarità; lo spazio intersoggettivo, relativo ai legami che i soggetti stabiliscono con altri soggetti; lo spazio degli insiemi plurisoggettivi di cui i soggetti sono membri, come le famiglie, i gruppi e le istituzioni. Questi spazi non sono impermeabili gli uni con gli altri, sono porosi, in un rapporto di interferenza e trasformazione reciproca. Ed è proprio sui flussi della realtà psichica tra questi spazi in questo periodo di pandemia che porto la mia attenzione.