1. Società al plurale / 2. La tolleranza e le sue espressioni / 3. Ruolo e potenzialità del diritto / 4. Leggi e giurisprudenza.
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1. Società al plurale / 2. La tolleranza e le sue espressioni / 3. Ruolo e potenzialità del diritto / 4. Leggi e giurisprudenza.
1. Il modello istituzionale italiano della protezione dei consumatori / 2. Il modello istituzionale americano di tutela / 3. La class action / 4. I danni punitivi / 5. Conclusioni.
L’esperienza dei Centri Antiviolenza e delle Case delle donne per non subire violenza ha messo in evidenza l’insufficienza degli strumenti di tutela giudiziaria per affrontare le violenze domestiche. La nuova legge introduce gli ordini di protezione ed offre una prima risposta, per quanto insufficiente, a queste esigenze.
1. Quale diritto penale mite? / 2. La strumentalizzazione dell’affidamento in prova al servizio sociale / 3. Le nuove sanzioni: lavori di pubblica utilità e attività riparatorie / 4. Qualche considerazioni conclusiva.
Le raccomandazioni del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa interpellano sempre più profondamente le legislazioni nazionali. Ne è esempio, con riferimento alla giustizia, la raccomandazione Rec(2000)19 "Sul ruolo del pubblico ministero nel sistema della giustizia penale", le cui indicazioni saranno un inevitabile punto di riferimento del futuro dibattito sulle riforme ordinamentali nel nostro Paese: non solo in punto assetto del pubblico ministero e suoi rapporti con Governo e Parlamento, ma anche in punto organizzazione degli uffici e relativi poteri.
L’articolo descrive un tentativo di applicare l’ottica sistemica nei servizi sociosanitari all’interno di una progettualità che comprenda la comunità lo-cale nel suo insieme. Viene presentato un progetto rivolto all’inserimento dei bambini/ragazzi immigrati nell’ambito scolastico e sociale, realizzato attra-verso la L. 285/97, mediante la collaborazione tra operatori dell’azienda so-ciosanitaria, della scuola e del privato sociale. Gli autori propongono poi al-cune riflessioni in ottica sistemica sull’elaborazione, la realizzazione e alcuni aspetti specifici del progetto stesso, cercando di individuare gli spunti teori-co/operativi più significativi ed eventualmente generalizzabili. Emergono in particolare la complessità dei livelli di intervento previsti e la necessità di confrontarsi con le dinamiche sociopolitiche e con i significati della comuni-cazione sociale. A livello metodologico, viene applicato lo strumento del que-stionario/intervista all’interno di un contesto più ampio rispetto a quello in cui tale strumento è stato proposto nella pratica sistemica. Inoltre, vi è il con-fronto con metodologie di rilevazione quantitative (questionari, raccolta-dati, verifiche) necessarie nell’applicazione di progetti che richiedono una confer-ma nel contesto sociale allargato.
L’autrice si interroga sull’uso e sull’importanza che viene attribuita dai te-rapeuti sistemici nelle psicoterapie individuali al racconto dei sogni. Sostiene che il racconto dei sogni possa essere, così come ogni altro brano della conversazione terapeutica, analizzato secondo la teoria di Cronen, Johnsonn e Lannaman e ipotizza alcune funzioni che il racconto di un sogno in terapia può rivestire. Un sogno può avere la funzione di periodizzare il percorso terapeutico, di rendere più plausibile e pregnante un reframing, una funzione di feedback o una proattiva, può dare indicazioni su direzioni di lavoro inedite o sul rap-porto terapeutico, avere una funzione prospettica o costituirsi come un "episodio enigmatico"e promuovere il cambiamento. Alcune di queste funzioni sono illustrate con un esempio clinico.
Nonostante la persistenza degli stereotipi sugli immigrati extracomunitari, il fenomeno delle migrazioni sta trasformando l’Italia in un paese multiculturale, per cui conoscere l’altro costituisce un compito fondamentale per poter realizzare una pacifica convivenza tra le varie componenti della società. La nuova normativa sull’immigrazione (legge 40/1998) inquadra la mediazione culturale come una dimensione costante delle politiche di integrazione sociale al fine di favorire il reciproco incontro e adattamento. La mediazione, così intesa, non serve solo per facilitare l’accesso ai servizi pubblici ma anche per un vero e proprio raccordo tra le culture. Su questo versante sono state condotte esperienze significative in varie città italiane in diversi ambiti (uffici pubblici, scuola, sanità ecc.). Molte sono le problematiche da risolvere in merito alla figura professionale, che deve essere il supporto di questa nuova azione, e cioè il mediatore interculturale: attualmente viene diversamente interpretata nei diversi contesti territoriale e perciò sono necessarie ulteriori precisioni per rendere il suo apporto più incisivo.
In un momento che sembra particolarmente favorevole al rilancio della lingua italiana nel mondo, si sono svolte significative manifestazioni da parte di enti e istituzioni per sostenerla. Incentivi, convegni e dibattiti si sono susseguiti nel corso dell'anno appena trascorso, e molti altri sono in programmazione. Bisogna lavorare molto e intensamente perché il nostro idioma si affermi tra quelli più diffusi nel mondo.
Il rapporto tra tutela dell’ambiente, da un lato, e lo sviluppo economico e l’occupazione, dall’altro, è stato oggetto di una sempre maggiore attenzione in relazione all’aumento della preoccupazione per i danni provocati dalle attività economiche. Benché l’obiettivo di raggiungere alti livelli di occupazione, che in passato si riteneva dipendere dal raggiungimento di elevati tassi di crescita del prodotto, sia generalmente considerato in conflitto con l’obiettivo ugualmente urgente di limitare e, se possibile ridurre, la degradazione dell’ambiente, ci si è resi conto, soprattutto all’interno dell’Unione Europea, che i due obiettivi vanno perseguiti di pari passo. Scopo di questo articolo è, quindi, di porre alcune evidenze relative alla virtuosa relazione tra settore ambientale ed occupazione. Virtuose poiché il settore ambientale è destinato ad essere sempre più un bacino di posti di lavoro nel prossimo
L'articolo è la sintesi del capitolo elaborato dal Dipartimento della PS - Ministero dell'Interno dal titolo "Migrazioni e sicurezza in Italia" e pubblicato nel "dossier di ricerca" presentato in occasione del Convegno Internazionale organizzato dalla Agenzia Romana per la preparazione del Giubileo, "Migrazioni. Scenari per il XXI secolo" e della mostra di Salgato. Il dossier del Dipartimento della PS è suddiviso in 4 parti oltre ad una introduzione. I titoli delle parti sono: Movimenti migratori verso l'Italia e caratteristiche della popolazione straniera. Immigrazione e dinamiche criminali Processi migratori illegali e azione di tutela La cooperazione internazionale
Il Consiglio Europeo di Biarritz (ottobre 2000) ha adottato la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e raccomandato alle istituzioni di proclamarla solennemente. Il Consiglio europeo di Nizza (dicembre 2000) si è compiaciuto del fatto che Consiglio, Commissione e Parlamento hanno proclamato la Carta ed ha rinviato in un secondo momento la decisione circa la sua portata. A prescindere dal valore giuridico che avrà nell'ordinamento europeo, la Carta è un importante "codice" di valori cui l'Unione europea si attiene nei confronti dei propri cittadini e della comunità internazionale. Ha un valore dunque sia interno che esterno. I diritti fondamentali servono alla tutela ed alla valorizzazione della dignità dell'uomo intesa nella sua interezza. I diritti riguardano tutte le sfere: dalla libertà personale all'attività produttiva. Sono considerati anche i diritti sociali, al lavoro, all'alloggio, alla sanità. E' garantita la libertà di ricerca nei termini più ampi ma vietata la possibilità di clonazione umana. La Carta dei diritti fondamentali puo' rappresentare l'embrione o il preambolo della futura "costituzione" federale europea quando, nel 2004, la nuova Conferenza di revisione dei trattati sarà convocata per definire i poteri dell'Unione sulla base della ripartizione di competenze fra livello centrale e livelli statali e regionali.
Il presente lavoro vuole essere un’analisi delle problematiche sociali che quotidianamente i cittadini vivono, con una focalizzazione sul bisogno di comunicazione vera e sull’opportunità che "Telefono Amico" offre all’utente di essere ascoltato empaticamente all’insegna dell’anonimato. Attraverso questa ricerca, si è cercato di appurare l’efficacia di un ascolto attivo, autentico, empatico, a cui si ispirano i volontari di "Telefono Amico" applicato all’interazione e alla comunicazione interpersonale come la intendeva C. R. Rogers. La ricerca è stata realizzata privilegiando i metodi della ricerca qualitativa, proprio nell’obiettivo di cogliere gli aspetti di significato caratterizzanti l’operatività di un servizio di ascolto quale "Telefono Amico". La tabella e il grafico consentono una facile lettura sulla tipologia degli utenti e sulla natura delle problematiche che in vent’anni sono state presentate dai cittadini agli operatori dell’associazione sassarese.
La terra in cui viviamo è sottoposta ad opera dell'uomo, ad un continuo e irreversibile processo di degradazione del proprio ecosistema, con l'effetto di rendere sempre più insostenibile lo sviluppo dell'economia mondiale. L'unica regione del pianeta il cui ambiente naturale può considerarsi a tutt'oggi ancora come relativamente inviolato è il continente antartico, la cui funzione è essenziale ai fini del mantenimento degli equilibri climatici terrestri. In effetti, l'ambiente antartico svolge il ruolo chiave di pozzo freddo del motore termodinamico della terra, e ne regola i cambiamenti del clima; il continente antartico è sede di importanti specie viventi, contiene la maggiore riserva di acqua dolce del mondo, dispone di risorse ittiche di considerevoli dimensioni nella nostra area di mare che lo circonda, ed offre straordinarie opportunità di ricerca scientifica volta alla conoscenza dei mutamenti climatici della terra a partire dal più remoto passato. Consapevoli dell'esigenza di preservare l'integrità ambientale dell'Antartide, i principali membri delle comunità internazionali hanno dato vita, nel corso degli ultimi 40 anni, lungo un processo tuttora in atto, ad un sistema di norme che costituiscono nel loro insieme il sistema del Trattato Atlantico. Lo scopo degli accordi in sostanza è di consentire l'uso specifico dell'Antartide attraverso l'installazione di basi atte allo svolgimento della ricerca scientifica e di tutte quelle altre attività necessarie per assicurare la salvaguardia e l'utilizzazione razionale di questo importante patrimonio dell'umanità.