RISULTATI RICERCA

Antonio Fazio ripropone la sua posizione relativa alla partecipazione economica e alla partecipazione strategica ‘alle sorti dell’impresa’, due elementi rilevanti per la ripresa della competitività dell’economia italiana e per lo stesso incremento dell’occupazione.

Giuseppe Pitotti e Valeria Bollati ci presentano le Stock Option come sistema di incentrazione di lungo periodo, non esclusivamente riservato ai vertici dell’impresa e, fra l’altro, particolarmente adatto nelle imprese della New Economy.

Emanuela Di Filippo riflette sul fatto che le prospettive dell’azionariato dei dipendenti in Italia non sono complessivamente favorite dalle norme legislative e dall’orientamento degli attori sociali, mentre non poche sono le possibilità a livello dell’impresa.

Francesco Bortot illustra l’evoluzione dell’associazionismo dei dipendenti soci nel nostro paese e la loro consistente confluenza nella Fiada (Federazione italiana delle Associazioni di Dipendenti Azionisti).

Giacomo Rosini inquadra le prospettive dei fondi pensione e dell’azionariato collettivo dei dipendenti all’interno di una visione strategica di democrazia economica, fatta propria dall’AIDE (Associazione italiana per la democrazia economica).

Roberto Pedersini ricostruisce le vicende dell’azionariato dei dipendenti in Italia in connessione con i provvedimenti di privatizzazione, mettendo in rilievo, fra l’altro, il prevalere di una impostazione essenzialmente economico-finanziaria

Gualtiero Di Re esamina comparativamente le attuali proposte legislative relative all’azionariato dei dipendenti e sottolinea la necessità di una riforma complessiva per rendere più facile l’operatività e l’incidenza delle associazioni dei dipendenti azionisti.

Christian Albini illustra lo sviluppo della concezione teologica del lavoro nella Chiesa cattolica. Nelle Encicliche e in importanti documenti emerge la pluralità di significati, che si arricchisce nel tempo.

Marco Magnani mette a confronto, per il primo e per il secondo dopoguerra, il pensiero della sinistra con il pensiero cattolico sulla partecipazione al capitale e, anche per l’attualità, coglie la differenza essenziale nel concetto di interesse generale del lavoro e nella logica della differenziazione delle figure lavorative

Enrico Limardo parla della impostazione del diritto comunitario in tema di partecipazione finanziaria dei lavoratori e si sofferma sulla "Raccomandazione" del 1992, che costituisce il documento più organico con la proposta di una disciplina non vincolante (e, quindi, che non tende alla armonizzazione delle diversità nazionali).

Marcello Ries traccia il cammino dell’azionariato dei dipendenti nel complesso sistema istituzionale e partecipativo della Germania; azionariato con finalità distributive, salvo il recente sviluppo di esperienze collettive più attente alla "governance" dell’impresa

Vincenzo Ferrante riferisce della partecipazione finanziaria in Francia, nella quale una ricca produzione legislativa tende allo sviluppo delle forme di risparmio salariale più che a quello dell’azionariato dei dipendenti e mostra la superiorità della iniziativa dello Stato rispetto alle parti sociali.

Eliana Angelini e Mario Anolli trattano della consistente partecipazione finanziaria nel Regno Unito, che prevede la distinzione fra schemi regolamentati con maggiori facilitazioni fiscali e schemi non regolamentati con la possibilità di coinvolgere solo una parte dei dipendenti o gruppi di essi.

Eliana Angelini e Mario Anolli scrivono dello sviluppo della partecipazione finanziaria negli Stati Uniti, decisamente favorita dalle incentivazioni fiscali. Tra le diverse forme considerate, troviamo i notissimi Esop, piani collettivi di azionariato dei dipendenti nell’impresa.

Un rilevante precedente di partecipazione finanziaria con obiettivi strategici è rappresentata dall’esperienza svedese del piano Meidner, che qui viene ripresa da Eugenio Zucchetti.

Bruno Manghi indaga sulla relativa esiguità delle esperienze partecipative alla proprietà. Le resistenze sindacali (prevalentemente ideologiche) non costituiscono il principale ostacolo ma, come nel caso della CGIL, non consentono di cogliere ampie opportunità e sembrano ridurre tale partecipazione ad una semplice variante delle relazioni industriali.

Primo M. Salani sostiene la praticabilità ed i buoni risultati delle esperienze di acquisizione della proprietà da parte dei dipendenti dell’impresa e fa una proposta per conciliare le necessità finanziarie e quelle imprenditoriali nelle cooperative.

Magda Bianco ritiene che la "public company" sia scarsamente compatibile con un azionariato diffuso dei dipendenti. Questi, per altro, possono sviluppare diverse forme partecipative attraverso il diritto di voto e/o il diritto ai profitti.

Paolo Pini interpreta la partecipazione nell’impresa come progettazione, definizione e gestione dell’organizzazione, ritenendola preferibile alla partecipazione economica di risultato; nel contempo, solleva più di un interrogativo sull’azionariato dei dipendenti.

Marcello Bianchi elabora uno schema di partecipazione azionaria attiva e collettiva che risolva i problemi connessi alla intestazione individuale delle azioni. In base alle positive esperienze nord-americana e francese, indica quale percorso normativo andrebbe compiuto nel nostro paese e non solo nell’interesse dei lavoratori.