RISULTATI RICERCA

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Marcello Messori

Partecipazione azionaria e fondi pensione

L’IMPRESA AL PLURALE

Fascicolo: 7-8 / 2001

Marcello Bianchi elabora uno schema di partecipazione azionaria attiva e collettiva che risolva i problemi connessi alla intestazione individuale delle azioni. In base alle positive esperienze nord-americana e francese, indica quale percorso normativo andrebbe compiuto nel nostro paese e non solo nell’interesse dei lavoratori.

Guido Baglioni

Partecipazione finanziaria e azionariato dei dipendenti

L’IMPRESA AL PLURALE

Fascicolo: 7-8 / 2001

Guido Baglioni, delinea una tipologia delle modalità dell’azionariato, distinguendo soprattutto le modalità con obiettivi distributivi da quella con obiettivi decisionali all’interno dell’impresa, ritenuta la più significativa e la più problematica. Vengono poi ripresi due punti centrali affrontati nel dossier.

Serafino Negrelli

Il "protocollo IRI": una eredità per la via italiana alla partecipazione

L’IMPRESA AL PLURALE

Fascicolo: 7-8 / 2001

Serafino Negrelli ricostruisce la genesi e i contenuti innovativi del "Protocollo IRI" (1984), esempio di partecipazione organizzativa e strategica tutta affidata alla contrattazione collettiva, anticipando esperienze rilevanti che seguiranno nel nostro paese (in primis, il caso Zanussi).

Lorenzo Caselli

Nuovi scenari per lo sviluppo e la partecipazione

L’IMPRESA AL PLURALE

Fascicolo: 7-8 / 2001

Lorenzo Caselli ritiene che sussistono segnali di grande importanza per la partecipazione possibile, quella che rientra nella prospettiva che coniuga efficienza, equità e sviluppo e quella che, più specificamente, si esprime nella forma istituzionalizzata dell’azionariato organizzato dei lavoratori.

Ota De Leonardis

Macchine, leaders e altri partecipanti

L’IMPRESA AL PLURALE

Fascicolo: 7-8 / 2001

Nel saggio di Ota de Leonardis, si indaga il contributo degli studi organizzativi alle forme partecipative nell’impresa, distinguendo il periodo del paradigma "razionale-strumentale" da quello successivo, che considera l’organizzazione come un fatto sociale e che fornisce argomenti, non più soltanto silenzi, in tema di partecipazione.

Annamaria Burlini, Aurelia Galletti

Talk show, perversione culturale e discorso amoroso

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

L’articolo parte da una considerazione del "femminile", visto come espressione di aspetti perversi della cultura. Le modalità che nell’evoluzione della specie e nella storia hanno portato a questo tipo di perversione, caratterizzano anche l’uso e l’abuso attuale del linguaggio. Tutto questo ha impedito l’evoluzione di un "discorso amoroso", in cui due soggetti si costituiscano e si parlino a pieno titolo. La relazione terapeutica può offrire un modello di rapporto che favorisce proprio la costituzione di una soggettualità, capace di considerare l’altro come legittimo altro nella convivenza, nell’accettazione della sua irriducibilità. Parole chiave: feticismo, discorso amoroso, relazione terapeutica, linguaggio, cultura.

Vanda Druetta

Donne manager

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

L’autrice in questo articolo intende partecipare, partendo dal proprio luogo privilegiato di incontro col femminile, alle diverse voci che raccontano storie di donne esemplificando come la pratica e la teoria analitica e in particolare il modello di gruppo clinico dello psicodramma analitico ad orientamento junghiano, dialoga con i movimenti del bisogno psichico del femminile e contribuisce al suo sviluppo e alla sua affermazione. In particolare si prende in considerazione il mondo professionale dove sembra porsi con maggior forza la necessità di scoprire a fondo le somiglianze e le differenze fra le donne per infondere una prospettiva nuova alle capacità autoaffermative e più in generale al personale progetto esistenziale. La possibilità di sostenere in modo fluido le intuizioni che separano dai modelli psichici sedimentati in conformità ai codici e ai valori trasmessi e ereditati dalla cultura, attualizza l’incontro con le fragilità e il loro continuo intreccio dialettico con il bisogno di unione. A questa tensione (finalità) sembra condurre la pratica contestuale e relazionale del gruppo analitico di cui si presentano alcune storie cliniche. Parole chiave: femminile, professionalità, differenze in rete.

Donata Miglietta

Una donna, la vita, la morte

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

Più che di un lavoro clinico sulle donne e sul gruppo ciò che tratto in questo scritto è il racconto della vita e della morte di una donna. Giovanna ha iniziato la psicoterapia a cinquantadue anni; la vita che ha saputo ritrovare negli anni seguenti è stata vissuta intensamente, attraverso gli affetti rivitalizzati. Giovanna ha ritrovato una dimensione femminile nel percorso di lavoro in gruppo e la psicoterapia è stata vissuta come un serie di scoperte continue. Nella cornice del gruppo il desiderio di vivere - scoperto in età matura - è divenuto possibile per questa donna coraggiosa. La sua morte è avvenuta nel gruppo, durante una seduta, dieci anni dopo l’inizio della terapia. Giovanna ha lasciato andare il filo che la legava alla vita nel momento in cui, come protagonista della sua storia, ha tenuto giusto farlo. Se ne è andata con dignità e coraggio. La sua storia lascia aperti molti interrogativi sui misteri della mente: si può conoscere la morte in sogno? Si può scegliere il luogo e il momento del suo arrivo? Si può decidere di condividerla con quelli che amiamo? Di certo quello che Giovanna ci ha insegnato è che disponiamo di una buona dose di discrezionalità nelle scelte dei nostri percorsi di vita e di morte, che non siamo soltanto soggetti passivi del nostro destino di esseri umani e mortali. E che questa discrezionalità vale non soltanto per la morte ma anche per tutta la nostra vita. Questa storia di una donna che si conclude con una morte fulminea in gruppo non è dunque assolutamente la storia di una morte, ma è, al contrario, la testimonianza di una potente scelta di vita che ha reso possibile anche la separazione finale. Giovanna è stata capace di uscire di scena con una dignità intatta, senza grandi sofferenze, proprio come molti di noi vorrebbero poter fare nelle cose ultime. Parole chiave: gruppi invisibili, vivere, morire.

Maria Adelaide Baldo, Annamaria Burlini

Bravissima. Canone a tre voci

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

Nello spazio di una supervisione le voci di tre donne (la paziente di professione chirurgo, la psicoterapeuta, l’analista nel ruolo di supervisore) si intrecciano attorno ai temi della generatività e della funzione di cura, nell’incontro di storie personali e dinamiche istituzionali. Per la paziente si tratta di recuperare un sé femminile fino ad allora non completamente riconosciuto; per la terapeuta e l’analista con funzione di supervisore si tratta di interrogarsi su come le difese agite a livello istituzionale e le difese personali si rinforzino vicendevolmente, confluendo in quell’agglomerato di emozioni e pensieri - il campo istituzionale - significativo della modalità culturale del gruppo e passibile di analisi al pari di un’analisi personale. In questo caso è la legge sul consenso informato (la legge che impone ai medici di esporre con chiarezza diagnosi e prognosi) che funge da elemento destabilizzante: i fantasmi di morte, fino ad allora negati sia a livello personale che istituzionale attraverso l’esibizione di efficienza tecnica utilizzata come difesa, non possono più essere aggirati. Come in analisi è la rottura del setting che rivela i significati impliciti o proiettati fantasmaticamente, così la rottura degli elementi stabili istituzionali, indotta dalla nuova normativa, aveva rivelato l’illusorietà delle modalità di funzionamento istituzionale fino ad allora utilizzate. Attraverso il sintomo attacchi di panico, la paziente esprimeva non solo i propri conflitti inconsci, ma anche il panico del gruppo istituzionale di fronte al riconoscimento che le proprie difese falliche non erano più adeguate. L’istituzione e la paziente erano in difficoltà ad affrontare il tema della morte poiché esso rimanda al tema del nascere, quindi al tema del generare, ovvero dell’incontro tra maschile e femminile riconosciuti nella loro specificità, presupposto per accedere ad un concetto di lavoro come generatività, come capacità collettiva di pensarsi all’interno di una relazione e di una storia. Parole chiave: campo istituzionale, negazione, generatività.

Nel presente lavoro vengono illustrate due esperienze di conduzione: un gruppo di auto-aiuto a lungo termine e uno a breve termine con donne che si sono rivolte ad un Centro Antiviolenza in cerca di aiuto. Si analizzano l’utilità e i limiti dei due formati e le difficoltà incontrate dalle autrici nella conduzione. Il lavoro si divide in quattro parti: una breve introduzione sui gruppi terapeutici femminili; una parte dedicata alla descrizione del contesto in cui l’esperienza ha avuto luogo e al tipo di donne che si rivolgono ad un Centro Antiviolenza; una parte in cui verranno descritte le due esperienze di gruppo; una parte conclusiva di confronto tra le due esperienze. Una differenza evidente tra i due gruppi riguarda il livello di coesione iniziale: molto bassa nel gruppo a breve termine, subito elevata nel gruppo a lungo termine. Vengono poi esaminate alcune somiglianze: lo sviluppo di un transfert svalutativo nei confronti delle terapeute, che suscita nelle conduttrici sentimenti di confusione, depressione e inadeguatezza; la difficoltà ad affrontare i conflitti sorti all’interno del gruppo; lo sviluppo di identificazioni reciproche tra i membri in quanto vittime per evitare la separazione e l’individuazione. Le conduttrici devono essere in grado di tollerare le proprie imperfezioni e i propri limiti di terapeute e devono fare fronte ai sentimenti controtransferali di ostilità. I due formati potrebbero favorire l’espressione della stessa patologia relazionale in tempi e modalità diverse. Parole chiave: gruppi femminili, violenza, trauma.

Paola Vio Genova

Donne in azienda: la rivincita di Ipazia?

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

Il progetto pari opportunità in Electrolux Zanussi, lanciato nel 1990, si è intrecciato con gli straordinari sviluppi organizzativi dell’ultimo decennio, che hanno rivoluzionato strutture e stili di leadership delle multinazionali e delle imprese con forte esposizione al mercato internazionale. Le nuove organizzazioni, caratterizzate come Electrolux da grande integrazione internazionale finalizzata alla competizione globale, possono fare della valorizzazione delle diversità (razziali, culturali, di genere), uno dei loro fattori critici di successo in quanto un tessuto organizzativo ricco e variegato consente di interagire più efficacemente con la complessità ambientale. Nell’ambito del complessivo processo di sviluppo organizzativo, nel 1990 Electrolux Zanussi e le Organizzazioni sindacali dei lavoratori FIM, FIOM, UILM, scelsero di governare e accelerare il processo di integrazione socioprofessionale delle donne in azienda, mediante azioni sinergiche mirate ad accrescere il numero di donne in organico e nei percorsi professionali tipicamente maschili; ad implementare soluzioni innovative relative ai tempi e a luoghi di lavoro; a supportare le lavoratrici e i lavoratori nel periodi di massimo impegno familiare (maternità, malattie dei congiunti); a tutelare le lavoratrici vittime di discriminazioni o di molestie sessuali, con procedure congiunte di accertamento, rimozione degli effetti e sanzione. Parole chiave: Electrolux, parità, organizzazione

L’articolo descrive l’organizzazione dei Centri Antiviolenza in Italia dalla loro nascita negli anni ’80 come servizi volontari e fino alla recente presentazione in Parlamento della proposta di legge 825 del 4 aprile 2000. Viene descritta attraverso i risultati di ricerche sociologiche la percezione sociale del fenomeno della violenza domestica in Europa e delle sue cause. Viene descritta la metodologia attuata dal Centro Antiviolenza di Padova nel rispondere alla domanda di aiuto e nell’accogliere le donne; la metodologia del primo colloquio, i suoi obiettivi, i confini, l’induzione di intensi sentimenti da parte della vittima nelle operatrici sottolineando l’importanza di garantire un contesto sicuro e affidabile, contesto minacciato dalle interferenze del Tribunale Civile e del Tribunale dei Minori. Attenzione è data alla descrizione del lavoro terapeutico con le vittime, alla necessità di esplorare il loro modo di legarsi ai violentatori, alla loro impossibilità di separarsi e differenziarsi senza sperimentare un angoscioso senso di perdita di sé. È data attenzione alla relazione corpo-mente, alla mancanza di spazio psichico che contenga le fantasie e i desideri differenziandoli dal comportamento e dall’azione, alle interferenze da parte del corpo e dei suoi impulsi nell’evoluzione del processo di simbolizzazione. Attenzione è data alle rappresentazioni mentali delle vittime e degli abusatori riferendosi anche alle analisi psicologiche e filosofiche sull’identità femminile di Rosi Braidotti, Joyce Mc Dougall, Simone de Beauvoir. Parole chiave: corpo, mente, violenza.

Giovanna Cantarella

Abusi sessuali in famiglia. La risonanza del gruppo come cura

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2001

L’autrice traccia la storia della crescente consapevolezza sociale del fenomeno dell’abu-so sessuale in famiglia e all’esterno a partire dagli anni ’70 e ’80 sottolineando il ruolo del movimento femminista, dei cambiamenti sociali e dei conseguenti cambiamenti all’interno del set-setting clinico. Le ricerche sociologiche e psicologiche hanno sottolineato le caratteristiche dell’abuso sessuale come fenomeno sociale che avviene però in un contesto privato, nell’isolamento che circonda le famiglie abusanti, con la collusione del silenzio del contesto sociale. Negli Stati Uniti, nel 1994 l’abuso sessuale colpiva 20.000.000 di donne sotto i 18 anni. Le difficoltà psicologiche nel diventare consapevoli di una violenza perpetrata così massicciamente nelle famiglie senza che il contesto sociale dia rilevanza al fenomeno rende possibile per le vittime l’introiezione della violenza come norma familiare e sociale (Herman, 1992) e difficile l’intervento e la cura delle vittime. L’articolo dà testimonianza che la psicoanalisi e la gruppoanalisi sono approcci teorico-clinici particolarmente competenti nell’intervento, trattamento e cura delle vittime. Viene evidenziato il ruolo del gruppo terapeutico come mediatore tra le vittime e il contesto sociale per permettere nel setting terapeutico l’elaborazione psicologica dell’odio delle vittime e dare l’avvio all’elaborazione del processo di lutto e della necessità del riconoscimento da parte della famiglia e della società delle proprie collusioni. Viene inoltre sottolineato il ruolo della Risonanza di Gruppo come potente fattore terapeutico nel permettere una elaborazione non verbale delle ferite relative all’abuso attraverso le libere associazioni dei membri del gruppo. Risonanza particolarmente intensa nei gruppi femminili per la specifica qualità della sintonia con cui persone diverse possono condividere medesimi sentimenti. Parole chiave: abuso, cura, gruppo.

Denis Mack Smith

Le guerre del duce nella biografica di Renzo De Felice

PASSATO E PRESENTE

Fascicolo: 53 / 2001

Lo storico britannico Denis Mack - autore di vari studi sul fascismo e su Mussolini - avanza alcune riserve sugli otto volumi della biografia del duce scritta da Renzo De Felice. In particolare, Mack Smith si concentra sugli ultimi due volumi, dedicati alla seconda guerra mondiale, e documenta i cambiamenti di impostazione e le incongruenze nell’interpretazione degli avvenimenti.

Giovanni Contini, Gianpasquale Santomassimo, a cura di

L'antifascista, lo storico, l'osservatore. Conversazione con Giampiero Carocci

PASSATO E PRESENTE

Fascicolo: 53 / 2001

Gianfranco Contini e Gianpasquale Santomassimo intervistano lo storico Giampiero Carocci, autore di alcuni importanti studi sulla storia italiana del XIX e XX secolo. Sollecitato dagli autori, Carocci evoca le tappe principali della sua formazione umana, culturale e politica: la sua giovinezza, gli anni di studio all’Università di Firenze, la sua attività di antifascista, il periodo di internamento come militare in Germania, il dopoguerra e le sue relazioni con gli storici Delio Cantimori, Ernesto Ragionieri, ecc.

Roberto Di Quirico

La crisi valutaria del 1935 e la politica economica dell'Italia fascista

PASSATO E PRESENTE

Fascicolo: 53 / 2001

Roberto Di Quirico analizza la politica economica dell’Italia fascista, soffermandosi sulla crisi valutaria del 1935 e sottolineando l’importanza del fattore valutario nel limitare le potenzialità economiche del paese. Sono inoltre illustrate le novità introdotte nei primi anni Trenta nel settore bancario.

Andrea Di Michele

La marcia fatale dell' italianità verso il nord: l'Italia liberale e il Sudtirolo

PASSATO E PRESENTE

Fascicolo: 53 / 2001

Andrea Di Michele ricostruisce la politica dei governi liberali italiani (1919-1922) nei confronti dei sudtirolesi, documentando la scarsa sensibilità dei governanti verso le esigenze e i diritti delle minoranze. I mezzi "indolori”"adottati dai governi, pur diversi da quelli brutali messi in atto dal fascismo, tesero comunque ad assorbire le minoranze dal punto di vista nazionale, linguistico e culturale.

Federico Romero, Carlo Spagnolo, Pietro Costa, interventi di

Discussioni: la libertà americana

PASSATO E PRESENTE

Fascicolo: 53 / 2001

Federico Romero, Carlo Spagnolo e Pietro Costa analizzano lo studio di Eric Foner, Storia della libertà americana, recentemente tradotto anche in Italia, ed espressione di una storiografia americana che ha riletto la propria vicenda nazionale alla luce delle fratture di razza, genere, classe ed etnia.