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La Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale è il primo trattato internazionale multilaterale in materia. Essa prevede la criminalizzazione delle condotte di associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione e intralcio alla giustizia, la introduzione di disposizioni in materia di estradizione, di assistenza giudiziaria e di cooperazione di polizia, la predisposizione di norme in materia di prevenzione, di protezione delle vittime e dei testimoni, di assistenza tecnica e monitoraggio.
Gli anni della formazione. Tra socialismo, comunismo e rivoluzione democratica
cod. 985.21
L’articolo analizza il concetto di giustizia come ragione e difesa della libertà, nell’opera letteraria di Leonardo Sciascia, attraverso una rilettura dei suoi romanzi.
I due casi clinici di Leonardo e di Schreber sono studi particolari nell’opera di Freud. Scritti uno di seguito all’altro nel 1910, oltre all’argomento omosessualità che ne costituisce l’ossatura, essi hanno la particolarità di essere un’analisi indiretta: di uno scienziato rinascimentale attraverso le biografie e la sua opera pittorica il primo; di una persona delirante attraverso le sue memorie il secondo. Oltre a questi aspetti, i due casi sono significativi per aver attivato in Freud un processo di identificazione con il suo soggetto di studio. Le affinità fra i vissuti autobiografici portano a ipotizzare che la formulazione di una teoria sul funzionamento mentale, che è l’oggetto secondario dei due casi clinici, possa derivare dall’autoanalisi che Sigmund Freud svolse una decina di anni prima, e che quindi possa sussistere un’affinità fra il processo di scrittura dell’autoanalisi freudiana e i processi creativi di Leonardo e di Schreber.
Il contributo approfondisce il rapporto tra Leopardi e il diritto. Sebbene, infatti, Leopardi sia noto soprattutto come poeta e filosofo, il costante rapporto che egli ebbe con la propria epoca e, quindi, con la storia e col tempo in cui visse, lo rese anche attento teorico della politica, della società e delle istituzioni. Le leggi, i codici, la giustizia, oltre alle forme di governo, occupano, infatti, un posto importante nelle riflessioni leopardiane, contenute, in particolare, nello Zibaldone di pensieri, scritto tra il 1817 e il 1832. Tali riflessioni di carattere giuridico maturano, dunque, in un periodo storico ben definito che vede, prima, con il Congresso di Vienna, l’avvio della Restaurazione e, poi, con i moti del 1820-1821, la ripresa del movimento costituzionale. L’autore, pur nella consapevolezza che il pensiero leopardiano è, nel suo insieme, e anche su argomenti come monarchia, democrazia e repubblica, così profondo, complesso e, fors’anche, contraddittorio, da non poter essere semplificato, né tantomeno orientato in alcuna direzione precostituita, ricostruisce, attraverso i passi più salienti delle Zibaldone, le riflessioni leopardiane - sulla monarchia assoluta, sullo Stato democratico repubblicano, sull’Europa, sul diritto e la legislazione del tempo, sulla situazione dello straniero e del suddito, sulla parità di genere - rivelandone, non solo, l’inattualità rispetto al dibattito del tempo, ma anche la sorprendente attualità, la capacità, cioè, di parlare anche alla nostra società contemporanea.
Si indagano le ragioni letterarie che motivarono l’interesse di Leopardi per due opere di Francesco Maria Zanotti (1692-1777): i tre dialoghi Della forza de’ corpi che chiamano viva (1752), scritti "per ingannare il tempo", e la satira antilockiana Della forza attrattiva delle idee (1747). L’analisi viene incentrata sulle strategie paratestuali, retoriche e poetiche sfruttate abbondantemente da Zanotti in questi testi che tutti e due esulano dalla comunicazione scientifica canonica. La presa in considerazione di questi procedimenti risulta indispensabile per capire meglio il messaggio filosofico di Zanotti, nonché per circoscrivere l’influsso degli scritti zanottiani sull’opera di Leopardi.
In una carpetta, con il nome di Giuseppe Cognata (1885-1972), studente di Lettere di Girgenti, l’Archivio dell'Università di Catania conserva un saggio critico su Zanella e Leopardi. Questo lavoro non può essere scambiato per una tesi o per i soliti esercizi di classe. Potrebbe essere stato scritto con il supporto e il patrocinio di Luigi Capuana, professore di letteratura e stilistica italiana all’Università nel primo decennio del XX secolo. Seguendo gli insegnamenti di Giosuè Carducci, la "Nuova Italia" ha accolto Giacomo Zanella come un "nuovo poeta", un sacerdote di Vicenza che ha trasmesso lo spirito di conciliazione attraverso la poesia. Inoltre, il clima culturale del tempo non aveva dimenticato il grande Leopardi. Da qui il paragone tra i due, fatto da uno studente di chiara fede cattolica capace, tuttavia, di non dare un’enfasi eccessiva alla condanna ecclesiastica della filosofia morale di Leopardi o a qualsiasi forma di dogmatismo che dimentichi del mistero esistenziale dell’uomo.
The work of Leopold Kohr has attracted attention from social scientists in the field of international political studies, but few political economists have studied his theoretical argument in detail. Few students have tried to unite economic and polit-ical arguments to understand his contribution in a more analytical way. We will argue that Kohr’s principal theory (diseconomies of scale) was inherently econom-ic, an attempt to elaborate on the concept of scale in a broader perspective and in a more complex way, including the idea of quality and, in particular, power rela-tions. In this paper, we try to make sense of Kohr’s idea of decentralisation by studying his contributions from a political economy perspective. Moreover, con-clusions will be drawn that relate Kohr’s view to present-day governance problems in the European Monetary Union, in which actual governance reflects all dangers that this scholar feared.
The Author analyses the itinerary which brought the Italian Bishops away from the fragmented situation characterising them the outset of the Italian Unity, towards a new, Unitarian national profile. The process which made Bishops converge to Rome and distance themselves from the former pre-Unity capitals, took place un-der the guidance of the Holy See, along with the process of ecclesiastic centralisa-tion stressing the role of the pontiff as leader of the Italian Church, at least until 1978. Such a process reached its apex with Pius XII. Albeit not linearly, the church structure seemed to follow the same process undergoing within the State. Staffing Southern Dioceses with priests coming from Northern Italy is an example. During the Twentieth Century, thrice the Pope was from Lombardy (Pius XI, John XXIII and Paul VI), while the top hierarchy of the Italian Bishop’s Conference never en-listed a Southerner as President or Secretary-General. With the pontificate of John Paul II, we begin to see a Unitarian national episcopate, with proper structures, in-stitutions, resources and financing means.