Nel 1984 in sequenza con La sfida della complessità Luigi Pagliarani propone un sag-gio Ambiguità: sentimento del tempo. Pur nella dichiarata “dipendenza” dall’opera di Bleger, Luigi Pagliarani similmente a quanto già proposto a proposito degli assunti di base di Bion, dell’ambiguità propone anche una prospettiva che va oltre l’obbligo di scegliere tra significati diversi, quanto lo sforzo, che non può non essere anche “senti-mentale” – «a comprendere che essi non differiscono, ma coincidono». Da questa pro-spettiva l’ambiguità si pone come occasione e strumento di conoscenza, «mostra l’unità di ciò che appariva differente», ponendosi «al servizio della precisione». E così com-plessità e ambiguità fraternizzano nella comune convinzione della necessità del supe-ramento della barriera asettica tra osservatore e osservato, che ricolloca i soggetti umani agenti nella piena consapevolezza di essere attori attivi e responsabili. Nella se-conda parte del contributo, anche in omaggio dell’amore di Luigi Pagliarani per la let-teratura e la poesia in particolare, attraverso un sognare ad occhi aperti, Luigi Paglia-rani approda in Argentina, patria di Bleger, e incontrare una poetessa, Elisabeth Bi-shop, che con la sua poesia e la sua rêverie farà toccare con mano al maturo psicoso-cioanalista le prospettive di una psicosocioanalisi dell’ambiguità esistenzialmente attra-versata.