
Ancora nel secondo dopoguerra, in Egitto, come in tutti i paesi dell’Africa coloniale, il contenuto dei giornali, in particolar modo le pagine dedicate alla politica internazionale, era in massima parte mediato dalle agenzie di informazione di Parigi, Londra, New York e Mosca. Un rapporto dell’Unesco del 1953 guardava con preoccupazione e queste dinamiche: come conciliare i principi di libertà e di uguaglianza con la presenza di pochi collettori e distributori di notizie che ricalcavano nei loro network le relazioni egemoniche di potere della politica internazionale? Attraverso la corrispondenza del bureau dell’Agence France Presse al Cairo tra il 1944 e il 1953, il contributo si propone di osservare il funzionamento di un’agenzia di stampa occidentale in un paese protagonista dell’età della decolonizzazione: l’Egitto era infatti strategico per il continente africano e il Medio Oriente e, soprattutto, sarebbe diventato il leader dell’anti-imperialismo e dell’anti-colonialismo. È poi possibile verificare, attraverso un’analisi della figura professionale del giornalista agencier, la presenza di interessi politico-diplomatici ancora molto forti nell’esercizio di quel mestiere; e tracciare alcuni nodi dell’interazione e della reciproca contaminazione fra agenzie di stampa occidentali e giornalismo arabo, nonché gli antitetici obiettivi politici di cui alcuni giornalisti egiziani si fecero portavoce.