Un’analisi fenomenologica della condizione umana rivela che la cura è un fenomeno fondamentale dell’esistenza: l’essere umano ha bisogno di ricevere cura e, al tempo stesso, di aver cura degli altri. Tuttavia, la nostra società mostra spesso di non riconoscere il valore delle pratiche di cura e proprio la svalutazione della cura è fra le cause di una qualità della vita non sempre adeguata alle attese di ciascuno. Affinché l’utopia di una civiltà della cura si realizzi è innanzitutto necessario elaborare una teoria della cura, che consenta di dare fondamento rigoroso all’idea che la cura è essenziale all’esistenza, per poi individuare i modi esistentivi che qualificano una buona pratica della cura. Nel saggio, che intende rispondere a questo compito teoretico, vengono prese in esame anche le tre direzionalità della cura, per le quali il greco antico usa tre diverse parole: c’è la cura come "merimna", che è conseguente alla preoccupazione di conservare la vita; c’è la cura come "epimeleia", che risponde al desiderio di far fiorire le potenzialità esistentive proprie, nel caso della cura di sé socraticamente intesa come cura della propria anima, e altrui, nel caso della cura educativa; c’è la cura come "therapeia", che si rende necessaria per riparare le ferite dell’esserci nei momenti di massima vulnerabilità e fragilità, quando il corpo o l’anima si ammala. La cura educativa consiste nel coltivare nell’altro la passione per la cura di sé, ossia accompagnarlo nel processo di costruzione di quegli strumenti cognitivi ed emotivi necessari a tracciare con autonomia e con passione il cammino dell'esistenza.