@article{60611, year={2017}, issn={1972-487X}, journal={PSICOBIETTIVO}, number={3}, volume={XXXVII}, doi={10.3280/PSOB2017-003008}, title={Il gioco e l’azzardo. La fuga dal legame}, abstract={Nel commento psicoanalitico al caso clinico dell’"Uomo invisibile", il gioco d’azzardo viene inteso come un sintomo derivato dai ripetuti fallimenti nei legami originari, in particolare come un mancato riconoscimento di sé da parte delle figure di riferimento (Bromberg, 2001). Le difese primitive e onnipotenti proprie del "giocatore patologico" (Rosenthal, 1986) potrebbero dunque aver avuto origine nell’infanzia di Giulio, come tentativo di proteggersi dal dolore e dalla possibile conseguente rabbia distruttiva. Nelle psicoterapie con bambini che hanno avuto esperienze di abbandono e di mancato riconoscimento, spesso queste difese si manifestano attraverso giochi che hanno perso la loro valenza relazionale, che sono ripetitivi, solitari, di qualità maniacale e che sembrano in qualche modo ricalcare le caratteristiche del gioco patologico, mirando a tagliare fuori il legame percepito come potenzialmente troppo deludente o pericoloso. Queste difese bloccano l’accesso alla posizione depressiva (Klein, 1935) impedendo l’integrazione tra aspetti divergenti di sé e dei propri legami interni e favorendo lo stabilizzarsi di fantasie onnipotenti, che nel caso di Giulio si sono incanalate, proprio durante l’adolescenza, nel gioco d’azzardo.} url={http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_rivista.aspx?idArticolo=60611}, author={Beatrice di Giuseppe} pages={152-156}, language={IT}}