@article{57071, year={2016}, issn={1972-5760}, journal={SOCIOLOGIA DEL DIRITTO }, number={1}, volume={XLIII}, doi={10.3280/SD2016-001002}, title={Problemi costituzionali dell’antiterrorismo successivo al 2001: un’analisi socio-giuridica della detenzione di Guantánamo}, abstract={L’articolo esamina alcuni tra i problemi più rilevanti dell’antiterrorismo dopo il 2001, considerando come studio di caso le misure adottate nel campo di prigionia di Guantánamo. È noto che il pensiero giuridico e gli ordinamenti degli Stati moderni hanno cercato di individuare criteri e modelli istituzionali in grado di assicurare la compatibilità tra il ricorso a poteri straordinari diretti ad affrontare minacce e calamità e la loro conformità ai principi e alle norme costituzionali alla base degli stessi ordinamenti. L’antiterrorismo innescato dagli attentati dell’11 settembre e da altri eventi simili come gli attacchi suicidi del 2005 a Londra ha messo in luce la precarietà di tale compatibilità. Ciò è stato particolarmente evidente nelle modalità con cui si è fatto ricorso alla carcerazione preventiva: in quest’ambito, soprattutto nel caso della detenzione attuata nella prigione cubana. Nonostante una serie di decisioni della Corte Suprema sulla detenzione di Guantánamo, dirette a contrastare la dilatazione dei poteri dell’esecutivo, l’indagine della retorica dell’Amministrazione Bush, della natura delle misure approntante e delle contromosse rispetto ai pronunciamenti della Corte stessa ha permesso di evidenziare una logica di fondo: la pressione sull’intero apparato dello Stato con l’obiettivo di subordinare il processo decisionale sullo stato d’emergenza al primato di criteri di efficienza/inefficienza delle misure rispetto alla prevenzione delle minacce e alla tutela della sicurezza, a scapito della loro costituzionalità/incostituzionalità.} url={http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_rivista.aspx?idArticolo=57071}, author={Domenico Tosini} pages={29-51}, language={IT}}