Negli ultimi anni le generali esigenze di innovazione e di razionalizzazione dei processi produttivi hanno portato a un'accentuazione generale della riflessione tecnica e metodologica sui temi della qualità degli interventi, anche nel campo delle politiche pubbliche e, tra questi, segnatamente delle politiche e dei servizi sociali. In particolare, la nuova consapevolezza circa il rilievo assunto dai vari portatori/attivatori di interesse ( stakeholders ), e dai cittadini-utenti, nella determinazione del processo e del risultato degli interventi spinge a considerare sempre più spesso tale riflessione come una funzione essenziale della governance dei sistemi organizzativi da questi messi in atto.
La necessità di valutare i processi di intervento sociale ha favorito importanti sviluppi delle scienze economico-statistiche ed organizzative. Tuttavia gli studi valutativi 'tradizionali' si sono spesso dovuti fermare di fronte alla fluidità magmatica e difficilmente prevedibile di quei contesti (come nel caso dei servizi sociali o dei processi di sviluppo di comunità) nei quali i destinatari e gli operatori degli interventi possono retro-agire sull'architettura logica e gerarchica dei programmi con aggiustamenti personali, re-interpretazioni, critiche o innovazioni non coordinabili che rendono assolutamente vani tutti i tentativi di avanzamento caratteristici dei modelli strutturati di work-flow .
L'unica soluzione, allora, sembra essere quella di sviluppare modelli di programmazione e valutazione che sappiano e possano tenere conto di tutti i punti di vista e di tutti gli schemi concettuali mobilitati, in modo tale che il contraddittorio tra le parti, la formazione e diffusione a tutti i livelli di capacità critiche specializzate possano favorire una reale deliberazione di indirizzo circa la qualità e gli esiti delle azioni collettivamente intraprese orientata, peraltro, ad una logica di apprendimento costante e condiviso.
A cavallo tra la Participatory Action Research ed il Project Management , la "valutazione partecipata della qualità" rappresenta una metodica, ma anche una teoretica, di evocazione e chiarificazione pragmatica delle intenzionalità dell'agire all'interno del flusso delle azioni collettive sviluppate in contesti organizzativi dotati di elevata turbolenza, finalizzata al potenziamento ( empowerment ) ed alla sistematizzazione ( learning ) delle capacità individuali e collettive di formulare giudizi qualificati sulle reali e vitali valenze degli interventi.
Gabriele Tomei , dottore di ricerca in Sociologia dello sviluppo insegna "Cooperazione decentrata ed internazionale" presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa ed è stato consulente dell' International Secretariat for Human Development and Democratic Governance (MAE/UNOPS/ILO). Ha svolto ricerche sulla valutazione partecipata della qualità presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Pisa e attualmente dirige programmi di ricerca sullo stesso tema in Toscana, Liguria e Lombardia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Città, cittadinanza e welfare municipale , Baroni Editore, Viareggio, 2001 e Alla sinistra del Padre. Teologia e sociologia della liberazione in America latina , FrancoAngeli, Milano, 2004.