In un periodo, come l'attuale, nel quale cambiamenti profondi, di diversa portata territoriale, stanno investendo il nostro paese, pare opportuno riproporre all'attenzione un argomento classico di riflessione (potremmo dire addirittura una delle 'primitive') delle scienze regionali, quello relativo alle relazioni - non semplici, né tanto meno scontate - tra conoscenza, innovazione e sviluppo territoriale.
Esso si declina rispetto a due
spinte al cambiamento, di portata epocale. La prima ha le sue cause nelle trasformazioni generali di natura istituzionale, amministrativa e organizzativa, che sollecitano l'introduzione di forme e di modi di governo (e di gestione) innovativi e, comunque, diversi da quelli riconducibili alla semplice contrapposizione di vari stereotipi alternativi (stato e mercato, locale e globale, reti e gerarchie). La seconda, invece, riflette le riflessioni critiche che, da più parti, vengono avanzate in ordine ai presupposti stessi che stanno alla base delle nozioni di sviluppo, benessere, ricchezza e sostenibilità.
Oltre alle dimensioni qualitative e immateriali rispetto alle quali queste nozioni si declinano, altri determinanti acquistano oggi un'importanza crescente nel guidare i comportamenti degli attori socioeconomici: il fatto che un agente umano non sia solo un
homo economicus, ma anche un
homo socialis, un
homo sapiens (un agente il cui comportamento è guidato da un bagaglio complesso di conoscenze), chiamato a operare entro una cultura collettiva di sistema (un bene pubblico globale, un'intelligenza distribuita, un capitale sociale), a sua volta prodotta dall'agire dei singoli agenti.
L'ipotesi di fondo che si avanza in questo libro, in sostanza, è quella di ammettere che la conoscenza, sia essa intesa da un punto di vista sostantivo - nelle sue componenti implicite, esplicite e relazionali - o in termini procedurali - come insieme di strategie volte a ridurre l'incertezza che accompagna l'agire umano - incoraggi l'emergere di valori sociali condivisibili, portatori di significato per tutti gli attori urbani (individui e organizzazioni) e capaci di accrescere la consapevolezza dei singoli. Di valori, cioè, in grado di favorire la costituzione di collettività innovative, nel far fronte alla complessità del presente e all'imprevedibilità del futuro. Tale ipotesi configura una sfida per la ricerca, nella misura in cui la conoscenza di cui si tratta si accompagna a un processo permanente di costruzione, sperimentazione e consolidamento che non è solo appannaggio del mondo scientifico, ma che investe anche i presupposti stessi dell'agire dei diversi attori che operano in una società civile sempre più dinamica e articolata.
Aurelio Bruzzo è professore straordinario di politica economica presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Ferrara, dove insegna Macroeconomia ed è docente di Economia regionale presso la Facoltà di Economia dello stesso Ateneo.
Sylvie Occelli è ricercatrice presso l'Istituto di Ricerca Economico e Sociale del Piemonte dal 1987. Svolge ricerche nel campo della modellistica urbana. È autrice di numerose pubblicazioni italiane ed estere.