RISULTATI RICERCA

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Fabio Berti, Andrea Valzania

Tra astensionismo e disincanto: la mancata partecipazione al voto dei cittadini romeni in Toscana

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2018

Se alcune "categorie" di immigrati dispongono già del diritto di voto, come i cittadini comunitari, i pochi dati disponibili sottolineano che non sempre riescono ad esercitarlo in modo adeguato. Molti stranieri non sanno di avere il diritto, altri non conoscono le procedure da seguire, altri ancora vi rinunciano per evitare le ottemperanze amministrative a cui dovrebbero sottostare; inoltre molti stranieri si trovano, al pari degli italiani, intrappolati nella crisi della politica. La conseguenza principale di tutto ciò è che oltre un milione di persone rinuncia a votare. Anche in Toscana la situazione non sembra molto diversa e riguarda oramai poco meno del 3% dell’elettorato. Il saggio propone i risultati di una ricerca sulla partecipazione politica dei cittadini romeni in Toscana (gruppo maggiormente presente nella regione), con uno specifico approfondimento su due ambiti locali: Prato e la Valdelsa senese. In particolare, dopo avere ricostruito le caratteristiche storiche e sociologiche della loro presenza, sono stati analizzati i rapporti tra capitale sociale, istruzione e partecipazione, utilizzando sia un’indagine campionaria sia una serie di interviste qualitative. La figura che emerge è quella di un "elettore non votante", poco informato sui propri diritti e poco coinvolto nelle dinamiche politiche locali. Tutto questo apre una serie di interrogativi non solo sulle politiche di integrazione ma anche sui percorsi finalizzati all’esercizio dei diritti.

Fabio Berti, Andrea Valzania

Oltre lo stereotipo. Processi di mobilità sociale dei cinesi a Prato

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2015

L’articolo propone i risultati di una ricerca finalizzata a cogliere le dinamiche di integrazione e di mobilità sociale all’interno della comunità cinese di Prato a venticinque anni dai primi insediamenti migratori. L’ipotesi della ricerca è che i cinesi non siano quel "tutto indistinto" esemplificabile dalla rigida contrapposizione tra i pochi che hanno il capitale e i molti che ne sono invece sfruttati. La realtà è infatti assai più complessa e mostra, nonostante le numerose contraddizioni, un quadro in continua trasformazione. In particolare, tra i soggetti sociali che mostrano segnali di discontinuità rispetto alla popolazione protagonista delle prime fasi migratorie vi sono le giovani generazioni, spesso in contrasto aperto con i percorsi dei padri, e una nascente "classe media" che diversifica le proprie attività lavorative e che preferisce stili di vita differenti da quelli del recente passato, influenzando le tradizionali dinamiche di mobilità sociale. L’inserimento nel settore del commercio e i consumi sono state due modalità originali utilizzate dalla ricerca per cogliere la complessità cinese a Prato.

Il saggio analizza uno degli effetti principali che la concorrenza fra strada e rotaia ebbe sulle potenzialità innovative del settore ferroviario nei primi decenni del Novecento, considerando il percorso che condusse alla nascita delle automotrici leggere con motore a combustione interna (le cosiddette "littorine") e il ruolo giocato in questo contesto da Alberto Laviosa, imprenditore e inventore che lavorò a diversi progetti volti a ibridare il trasporto stradale con quello ferroviario. La diffusione delle littorine fu sostanzialmente il frutto dell’incontro fra due paradigmi energetici, quello discendente basato sul vapore e quello ascendente basato sul petrolio, paradigmi che contenevano al loro interno non solo tecniche, ma interi universi culturali. La ricerca assume dunque una fisionomia articolata, in cui le trasformazioni più puramente tecnologiche vengono esaminate attraverso il filtro della relazione che intrattengono con un più ampio contesto economico, politico e sociale.

Fabio Beni, Daniele Santoni

Il trattamento preliminare: l’al di qua del transfert e le sue trappole

RICERCA PSICOANALITICA

Fascicolo: 3 / 2016

Gli autori tentano di rileggere l’idea ferencziana di trattamento preliminare alla luce del concetto di iperciclo. Tale operazione consente di spostare il focus dell’intervento terapeutico ai primi momenti dell’incontro col paziente; in talune situazioni questi momenti possono risultare particolarmente delicati a causa delle psicopatologie caratteriali che ven-gono tradotte in azione in modo spesso rapido e non negoziabile. Gli autori ritengono che, in queste fasi, disinnescare quelle trappole cliniche (qui definite orphico-ipercicliche) sia ne-cessario al fine di garantire lo svolgimento, se non addirittura l’inizio, di un percorso psicoanalitico.

Fabio Beni, Daniele Santoni

La dissociazione farmaco-indotta: l’orpha "chimico" come base di una nuova tecnologia analitica

RICERCA PSICOANALITICA

Fascicolo: 1 / 2014

Gli autori tentano di rileggere il concetto ferencziano di orpha alla luce della teoria della complessità e in particolare del concetto di iperciclo. Tale operazione consente di comprendere in modo migliore il funzionamento di quelle psicopatologie caratterizzate dalla continua e ricorsiva polarizzazione della mente del soggetto intorno ad un determinato centro di gravità. Così facendo si apre inoltre la possibilità di reinterpretare la tecnologia ferencziana, nata intorno ad orpha e al trauma, utilizzandola come principale strumento di intervento nel campo delle dipendenze patologiche gravi.

Fabio Beni

Viaggiare con una mappa approssimativa

RICERCA PSICOANALITICA

Fascicolo: 3 / 2014

L’Autore analizza il contributo di Seligman dedicato alla complessità e all’incertezza nel processo analitico. In particolare enfatizza l’importanza di gestire la certezza di quelle ricorsività ipercicliche, tipicamente presenti in alcuni ambiti della psicopatologia, spesso nelle fasi iniziali di un possibile trattamento. Inoltre affronta le considerazioni di Seligman circa gli effetti negativi di una rigida affiliazione da parte dello psicoanalista a un qualsivoglia corpus teorico sulla capacità di rimanere analiticamente attenti. Viene in tal senso proposta l’adozione di un atteggiamento mentale dialettico, ovvero il mantenimento di una riflessione permanentemente tesa fra una concezione "scientifica" e una concezione "artistica" della psicoanalisi. Ciò limiterebbe il rischio di derive scientistiche o, al contrario, selvagge.

In questo articolo l’autore cerca di illustrare il concetto di dissociazione farmacoindotta con l’ausilio di un caso clinico. Attraverso il caso di Elisa si possono osservare gli effetti di tale processo dissociativo a tutti i livelli. L’azione di questo processo psicopatologico produce cambiamenti nel funzionamento psicologico, nella personalità e nell’aspetto fisico, che dividono la vita psichica ed il corso degli eventi in compartimenti stagni ? in questo caso si può perdere la percezione della propria vita come processo unitario. In tal caso, l’obiettivo terapeutico è quello di contattare e unire queste parti. L’autore vuole sottolineare soprattutto la forza delle dinamiche pre-transferali che spingono il clinico ad agire, riducendo le sue capacità, e possibilità, di pensare.

Fabio Beni

Tossicodipendenze, psicoanalisi e complessità: la dissociazione farmaco-indotta

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 4 / 2009

Drug addictions, psychoanalysis, and complexity theory: substance-induced dissociation - Drug addictions are understood, within a perspective of interpersonal psychoanalysis, taking into consideration dissociative mechanisms within a framework inspired by nonlinear dynamics theories. Considering the present situation in which psychoanalytic therapy is almost excluded from the treatment of drug addictions, in an attempt of resuming a dialogue with psychoanalysis it is assumed that drug addiction are the driving force of a particular dissociative mechanism. The perturbation connected in a nonlinear way to the effect of the drug originates and preserves a dissociative process, depicted through the concept of self-organization, an idea adopted from complexity theory. Drug addiction would therefore be especially sensitive to those psychotherapeutic approaches, such as interpersonal psychoanalysis, that emphasize the concept of dissociation.

In questo articolo l’autore presenta la "vera" storia dell’Istituto ISCRA di Modena, a partire dal Milan Approach che, prima con il training al Centro Milanese di Terapia della Famiglia, poi attraverso i continui rapporti con i maestri Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin, ha stimolato la sua evoluzione, fino alla elaborazione, con Mauro Mariotti, di un "Modello Sistemico Complesso", sia nella Clinica che nella Formazione in Psicoterapia. L’autore inoltre rileva l’importanza del rapporto con Carlos E. Sluzki e l’influenza che ha esercitato sul modello di ISCRA. L’autore pone infine l’accento sul forte legame, che nel tempo si è realizzato, con l’Istituto Italiano di Psicoterapia Relazionale di Roma. La "veridicità" di questa storia si riferisce alle credenze, ai pregiudizi, ai sentimenti e alle emozioni di chi scrive.

Fabio Barberis, Roberto Cafferata

La scelta del modello strategico ed organizzativo: il caso Carige A.M. SGR

ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO

Fascicolo: 3 / 2010

La definizione ottimale del modello strategico ed organizzativo di una Società di Gestione del Risparmio è oggetto di ampio dibattito. Obiettivo del presente contributo è quello di percorrere le differenti opzioni che si presentano in termini di assetti proprietari, governance, definizione del business, struttura organizzativa e dei controlli, mediante la presentazione delle scelte operate da una SGR italiana di medie dimensioni, la Carige Asset Management SGR, costituita nel 2003 in un contesto di mercato già caratterizzato da vincoli ed opportunità che hanno trovato significativa accentuazione negli anni più recenti.